Giovedì, 14 Giugno 2018 01:03

Società partecipate, il manuale 'Cencelli' del sindaco Biondi: il Ctgs e l'opportunità della nomina di Pignatelli

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Si sta discutendo molto, in queste ore, delle nomine del sindaco Pierluigi Biondi degli amministratori unici delle società partecipate; attese per mesi, le scelte stanno rispondendo a logiche puramente spartitorie, una sorta di ‘manuale Cencelli’ applicato alle forze di maggioranza. E se nei mesi scorsi il partito del sindaco, Fratelli d’Italia, aveva chiesto di “affidare gli incarichi in base alla professionalità e non all’appartenenza politica”, in realtà si stanno “perpetrando gli stessi malati comportamenti del passato” ha denunciato la Coalizione sociale.

Dunque, al Sed è stato nominato il segretario comunale dell’Udc Luciano Bontempo che mai si è occupato d'elaborazione dati e, più in generale, d’informatica; alla Afm è andata Alessandra Santangelo, laureata col massimo dei voti in Economia e commercio ma che, a leggere il curriculum, non ha mai avuto esperienza nella gestione di un’azienda: la sua nomina è dovuta, essenzialmente, alla necessità di garantire le così dette ‘quote rose’ e, così, ‘spettando’ la partecipata alla lista civica ‘L’Aquila futura’, messa in piedi dai fratelli Salvatore e Roberto, la scelta è ricaduta su di lei.

In attesa di conoscere i nomi degli altri amministratori – l’Asm andrà a Forza Italia, Ama ed ex Onpi alla Lega, almeno una delle tre nomine dovrà essere ‘rosa’ – al Centro turistico del Gran Sasso è stato indicato, invece, un uomo di fiducia del sindaco, l’ingegnere Dino Pignatelli, ed è una scelta che, più delle altre, solleva dubbi e perplessità. Pignatelli non manca certo di competenze: vecchia conoscenza del Gran Sasso, è stato a lungo direttore tecnico del Ctgs e direttore d’esercizio della funivia. Ad oggi, è ‘rapeway operation director’ della Monte Magnola Impianti srl, società guidata dal presidente Giancarlo Bortolotti e dal general manager Massimiliano Bortolotti che gestisce la stazione di sport invernali di Ovindoli, nel cuore del Parco regionale Sirente Velino, competitori, a tutti gli effetti, del Centro turistico del Gran Sasso. E non solo: giusto due anni fa, Massimiliano Bortolotti – componente del consorzio 'La Compagnia degli Appennini'confermava l’interesse a prendere in gestione, con altri operatori abruzzesi, la stazione di Campo Imperatore, all’epoca in cui la giunta Cialente era intenzionata a privatizzare il Centro turistico. Erano più che interessati anche i fratelli Lallini che, da tempo, gestiscono la stazione di Campo Felice, della cui società Dino Pignatelli, stando al curriculum depositato al momento di presentare domanda per essere inserito nell’albo degli amministratori delle società partecipate, è ancora dirigente, con contratto a tempo indeterminato.

Un intreccio piuttosto intricato che, a voler essere maligni, potrebbe anche lasciar pensare ad una volontà di andare a privatizzazione con la nomina di un amministratore unico, Pignatelli appunto, che potrebbe fare da collante tra gli operatori della montagna abruzzese interessati a rilevare la gestione del Gran Sasso. Considerate pure che ci sono i milioni stanziati da tempo per il rilancio del comprensorio che possono far gola.

Non è questo un processo alle intenzioni, sia chiaro; tuttavia, ci domandiamo: al di là di possibili incompatibilità, oltre i presunti conflitti d’interesse, può definirsi opportuna la nomina di Pignatelli al vertice del Ctgs?

Tra l’altro, intorno ai fondi per lo sviluppo – oltre 30 milioni di euro ancora da spendere - si annida un’altra vicenda.

Un passo indietro.

Come noto, il piano d’area approvato oltre 10 anni fa da Regione Abruzzo, Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga e Comune dell’Aquila conteneva in sé gli obiettivi strategici ribaditi con il recente piano di sviluppo redatto da Invitalia e che prevede, tra l’altro, il collegamento Fossa di Paganica – Montecristo, Fossa di Paganica – Scindarella e cima – piazzale Monte Cristo. In attesa della sospirata approvazione del piano del parco in cui il piano d’area è calato, in campagna elettorale il sindaco Pierluigi Biondi aveva parlato della ipotesi di realizzazione della telecabina che porterebbe alla Fossa di Paganica, a Pozzello di Montecristo col collegamento, appunto, Fossa di Paganica – Montecristo.

Biondi aveva mostrato un video, eccolo.

Ebbene, sulla Fossa di Paganica – negli anni scorsi – si è combattuta una battaglia legale tra il Comune dell’Aquila e la Campo Nevada sas di Maria Zaira Cariani, società di persone nata nel 1982 che vede come soci Patrizia e Sergio Serangeli. Nel marzo 2009, la Campo Nevada aveva presentato al Comune un progetto di valorizzazione del Gran Sasso d’Italia [puoi leggerne qui] che prevedeva la ristrutturazione e l’ampliamento degli impianti sciistici dell’area. Un progetto che venne rigettato poiché la società non era proprietaria dei terreni indicati. In effetti, la Campo Nevada li aveva venduti alla Montecristo spa che a sua volta, nel 1999, li aveva ceduti al Centro turistico del Gran Sasso. A stabilirlo è stato il Tribunale dell’Aquila. Sta di fatto che, ancora il 29 giugno 2015, la società diffidava il Comune a porre in essere quanto necessario a formalizzare la privatizzazione del Gran Sasso a favore della stessa società in virtù di una presunta prelazione già acquisita; la Campo Nevada si dichiarava, altresì, disponibile all’acquisizione del Centro turistico.

Ma che cosa prevedeva il progetto della Campo Nevada sulla Fossa di Paganica? In sostanza, la ristrutturazione del complesso alberghiero; la ricostruzione del fabbricato destinato ad albergo-ristoro, completamente crollato; la realizzazione di nuovi impianti sciistici costituiti da una seggiovia biposto Montecristo inferiore, una seggiovia quadriposto Fossa di Paganica – Montecristo superiore, una seggiovia quadriposto Fossa di Paganica – Pozzello, una telecabina Pozzello – Scindarella, col collegamento dei nuovi impianti con le infrastrutture esistenti a Campo Imperatore.

Un progetto da 48 milioni e 700 mila euro circa [puoi leggerlo qui], un progetto molto simile a quello presentato da Pierluigi Biondi in conferenza stampa, a giugno di un anno fa. E chi l’ha firmato? Dino Pignatelli, incaricato dalla Campo Nevada. Tra l’altro, nel giugno 2013 l’ingegnere Marco Cordeschi, unico concorrente di Dino Pignatelli in un settore così specifico e, per questo, in guerra con lui da anni - Pignatelli nei mesi scorsi presentò ricorso avverso la nomina di Cordeschi a direttore dei lavori delle nuove Fontari - aveva chiesto al Ctgs ben 141mila euro per non essere stato mai retribuito come dirigente pubblico per la progettazione, nel 2007, di alcune opere nell’ambito del piano d'area. I progetti di Cordeschi riguardavano, guarda caso, proprio gli impianti di risalita tra Fossa di Paganica, Monte Cristo e gli attuali impianti della Scindarella. L’ingegnere denunciava, tra l’altro, come i progetti presentati dal suo successore, Dino Pignatelli, assomigliassero a quelli che aveva depositato, nel 2009, la società Campo Nevada [qui, l'articolo]. Ed infatti, ad inizio maggio avevamo spiegato come ci fossero due progetti già redatti, l’uno di Cordeschi e l’altro di Pignatelli.

Ora ci chiediamo: considerato che è volontà del sindaco Pierluigi Biondi dar seguito al piano d’area, almeno, così si è detto in campagna elettorale, e considerato che la progettazione del secondo arroccamento finirebbe sul tavolo dell’amministratore unico del Ctgs Dino Pignatelli che, per la Campo Nevada, aveva già firmato un progetto da quasi 50 milioni di euro e, a quanto denunciato da Cordeschi, un altro simile l’aveva depositato all’epoca in cui era direttore tecnico del Ctgs, come si comporterebbe l’ingegnere appena nominato? Rinuncerebbe al suo lungo lavoro di progettazione? E sarebbe sereno, al momento di valutare i progetti? Lo ribadiamo: non intendiamo mettere in dubbio le competenze e la serietà dell’ingegner Pignatelli, è più che lecito, tuttavia, domandarsi, di nuovo, se la sua nomina sia stata opportuna.

Ultima modifica il Martedì, 30 Aprile 2019 14:43

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