Giovedì, 19 Luglio 2018 19:58

Assoluzione Bertolaso, Lolli vs. Anzaldi: "Non dimentico Protezione civile Spa"

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“Non commento la sentenza perché le sentenze si rispettano sempre, anche quando non ci piacciono. Ma non mi associo al generale coro di consenso nei confronti di Bertolaso che leggo sui giornali perché non posso dimenticare il disegno che Bertolaso aveva in mente, quello della Protezione civile Spa”.

A parlare è il vice presidente della Regione Giovanni Lolli, al quale proprio non sono piaciute le dichiarazioni rese dal suo compagno di partito Michele Anzaldi all’indomani della sentenza di appello con cui l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso è stato assolto nel cosiddetto processo Grandi Rischi Bis.

Anzaldi, deputato, aveva commentato così, sul proprio profilo Facebook, la notizia dell’assoluzione di Bertolaso: “Sono passati otto anni da quando Bertolaso decise di dimettersi da capo della Protezione civile, gravato dal peso di inchieste che si sono rivelate inconsistenti per le accuse nei suoi confronti. Il Paese nel frattempo ha perso un grande servitore dello Stato, colui che, dopo aver gestito con impeccabile professionalità un evento mondiale come il Giubileo del 2000 e la Giornata Mondiale della Gioventù con oltre 2 milioni di ragazzi a Tor Vergata insieme a Papa Woityla, ha permesso la nascita in Italia di un modello di Protezione civile all’avanguardia a livello internazionale. Ora chi paga? Chi ripaga i cittadini della perdita che hanno subito? E chi ripaga Bertolaso?”.

Parole che hanno fatto saltare letteralmente sulla sedia Lolli, che all’epoca in cui Bertolaso era direttore del dipartimento di Protezione civile sedeva in parlamento. E da parlamentare, Lolli fu uno dei più convinti oppositori del progetto di legge, poi bocciato, che avrebbe trasformato la Pc in una società per azioni.

Vorrei ricordare come funzionava quel modello” dichiara Lolli a NewsTown “La presidenza del Consiglio, a sua discrezione insindacabile, avrebbe potuto stabilire quale fosse un’opera di interesse nazionale. Una volta definita tale, l’opera avrebbe dovuto essere eseguita dalla Protezione civile Spa, una società privata a tutti gli effetti, che avrebbe potuto operare al di fuori del sistema di regole a cui invece dovevano attenersi tutti quanti gli altri enti pubblici. Si sarebbe creato, insomma, un doppio binario: da una parte il vertice del governo che poteva decidere a suo comodo le opere da far camminare con maggiore speditezza, scegliendo i contraenti con regole più rapide, e dall’altro tutti gli altri enti locali, i ministeri, le regioni, che avrebbero dovuto continuare a sottostare alle procedure ordinarie”.

“Tutto ciò” continua Lolli “avrebbe dato vita a una privatizzazione di una parte significativa delle opere strategiche per il Paese. Un disegno molto grave, che avrebbe snaturato la Pc. Quel disegno fu fermato dal parlamento anche grazie all’insorgere dell’opinione pubblica ma io non posso dimenticarlo. È una pagina della storia del nostro paese che va ricordata, e spero di non essere il solo a farlo, perché la tentazione di creare un sistema in cui ci sono regole di serie A e di serie B potrebbe tornare e noi dobbiamo vigilare affinché rimanga in vigore lo Stato di diritto”.

Peraltro, ricorda Lolli, quando spuntò fuori il progetto della trasformazione in spa, la Protezione civile godeva già di poteri speciali, come quelli grazie ai quali poteva gestire la realizzazione delle cosiddette grandi opere, tra le quali vi furono i lavori per il G8 che si sarebbe dovuto fare alla Maddalena e che venne spostato all'ultimo all’Aquila: “Abbiamo visto purtroppo quali esiti ha avuto quel modello” afferma Lolli “Non dal punto di vista giudiziario ma dal punto di vista della realizzazione stessa delle opere. Basta andare alla Maddalena e vedere in che condizioni è stata lasciata. La Pc è una grande struttura, divenuta importante per merito di tutti quelli che se ne sono occupati, tra cui c’è certamente Bertolaso. Ma è una struttura che si deve dedicare alla prevenzione e all’intervento in caso di disastri naturali. Ogni tentativo di farle fare altre cose è sbagliato e pericoloso”.

Critico verso Anzaldi anche il coordinatore regionale di Articolo 1, Fabio Ranieri: "Anzaldi non sa di cosa parla. Rispettiamo, ovviamente, la sentenza della Corte d'appello ma al di là della vicenda processuale rimangono le responsabilità politiche e morali di Bertolaso e quelle gli aquilani le conoscono bene".

Ultima modifica il Venerdì, 20 Luglio 2018 08:52

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