Giovedì, 02 Agosto 2018 14:57

Verso le regionali, D'Alfonso lascerà il 7 settembre. Si dovrebbe votare a marzo 2019: le grandi manovre sono già iniziate

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L’Aurum è già prenotato: Luciano D’Alfonso lascerà la carica di presidente di Regione Abruzzo venerdì 7 settembre, con un grande evento a Pescara; si tornerà a votare nel marzo del 2019, col vice presidente Giovanni Lolli che, fino ad allora, guiderà l’Ente.

Otto mesi alle elezioni dunque, e sono già iniziate le manovre d’avvicinamento all’appuntamento elettorale.

Stando ai sondaggi, il centrodestra unito sarebbe favorito, qualche punto sopra il Movimento 5 Stelle col centrosinistra in caduta libera; tuttavia, i sondaggi lasciano il tempo che trovano e, di qui alla fine dell’anno, non è affatto detto che le carte in tavola non possano rimescolarsi.

Innanzitutto, non è affatto detto che il centrodestra riesca a trovare la quadra: sebbene sabato scorso, all’indomani di un summit a Pescara tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, gli azzurri avessero lasciato trasparire un certo ottimismo, l’accordo tra i sindaci abruzzesi sulla nomina del presidente e del Consiglio d’amministrazione dell’Agir ha segnato l’ennesimo momento di rottura tra salviniani e forzisti, col coordinatore regionale del Carroccio Giuseppe Bellachioma che ha parlato di “inciucio” e di rinnovato “patto del Nazareno”.

"L'ammucchiata tra Partito Democratico, Forza Italia, Fratelli d'Italia e referenti di Gerosolimo e Di Matteo è di assoluta gravità" le parole di Bellachioma "perché legittima la presenza abusiva di Luciano D'Alfonso in Regione e rende emblematica la scelta di FI d'accontentarsi delle briciole pur di esserci, regalando il potere gestionale del comparto rifiuti nella sua interezza al Pd. Per FI sono gli ultimi colpi di coda per cercare di mettere a reddito le macerie di ciò che gli è rimasto (la perdita sistematica di consenso ne è la testimonianza). Con questa manovra ha messo in discussione il perfezionamento di un'alleanza di centrodestra, a questo punto non scontata”.

Più chiaro di così.

E non lascia presagire certo un’apertura agli azzurri l’oggetto della conferenza stampa convocata dalla Lega per sabato prossimo a Pescara: si parlerà “della situazione politica, delle alleanze e delle prospettive in ottica regionale, di Agir e del Nazareno d’Abruzzo”.

Ora, va chiarito che la Lega non aveva i numeri per dettare alcuna linea in seno all’assemblea dei sindaci chiamati a definire il Cda dell’Agir e che, comunque, il centrosinistra aveva una maggioranza chiara che gli avrebbe consentito di gestire la partita in solitudine. E dunque? La sensazione è che il Carroccio, forte del risultato alle politiche e, ancor di più, dei sondaggi che, anche in Abruzzo, premiano il movimento, stia tentando di forzare la mano per essere nelle condizioni, tra un paio di mesi, di esprimere il nome del candidato alla presidenza.

D’altra parte, non si può che tenere conto anche del livello nazionale: i rapporti tra Salvini e Berlusconi sono più che deteriorati e l’ultimo accadimento, la bocciatura in commissione Vigilanza Rai della nomina a presidente di Marcello Foa, indicato da Lega e Cinque Stelle, con gli esponenti di Pd, Leu e Forza Italia che non hanno partecipato al voto impedendo, di fatto, si raggiungesse la maggioranza dei 2/3, potrebbe segnare un punto di svolta. Salvini sembrerebbe voler tirare dritto: “Foa deve andare avanti – ha ribadito – gli riconfermo la fiducia; è assurdo che Forza Italia dica no: tutto il centrodestra sia compatto”, l’appello; il leader di Forza Italia, però, difficilmente farà un passo indietro. Tant’è vero che il leader della Lega ha già lanciato la sua opa ostile sugli azzurri, aprendo ai transfughi di Forza Italia con un’intervista al Corriere della Sera.

E’ evidente come una spaccatura del centrodestra a livello nazionale avrebbe ripercussioni pesanti anche sui territori.

E qui entra in gioco il Movimento 5 Stelle: nei giorni scorsi, Bellachioma non aveva chiuso ad una possibile alleanza giallo verde in vista delle Regionali. Una provocazione? Mica tanto. Potrebbe essere una clava in mano ai leghisti per mettere alle strette le forze di centrodestra, certo, ma c’è chi non sarebbe affatto contrario a ripetere, al livello locale, l’esperienza di governo: tuttavia, i pentastellati abruzzesi - per il momento - hanno preferito glissare. Il Movimento – in Regione – gode di un solido sostegno e, in caso di spaccatura del centrodestra, potrebbe davvero ambire a Palazzo Silone; allearsi con la Lega significherebbe correre il rischio di farsi ‘cannibalizzare’, come sta accadendo a Roma.

Certo è che la sospensione delle Regionarie, con la clamorosa esclusione dalla lista dei candidati del consigliere regionale Pietro Smargiassi, ha svelato le tensioni interne che attraversano il Movimento: non è un mistero che Luigi Di Maio abbia puntato forte sulla candidatura a presidente di Sara Marcozzi, e non è un mistero che l'imposizione dall'alto non sia affatto piaciuta ad una parte di movimento regionale; in questo senso, la presenza agguerrita di Smargiassi su Chieti, la stessa provincia di Marcozzi, avrebbe potuto creare dei problemi, in particolare se, come si vociferava, il risultato finale, a sorpresa, non fosse stato quello auspicato, e cioé la vittoria - in termini di preferenze - di Marcozzi che, in caso avesse ottenuto meno voti di Smargiassi alle Regionarie, non avrebbe potuto avanzare la propria candidatura a governatore.

Insomma, il clima è incandescente anche in seno ai pentastellati.

E il centrosinistra? Attende che il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, concluda il suo mandato e sciolga le riserve su una possibile discesa in campo. Difficile, considerato che i sondaggi – al momento – paiono impietosi; tuttavia, Legnini potrebbe farsi ingolosire da una sfida così complicata considerato pure che non avrebbe nulla da perdere: dovesse andare male, è chiaro che le responsabilità non potrebbero essere imputate a lui, stante la situazione. E poi, il corteggiamento delle forze d’area è asfissiante: Legnini è considerato l’unico in grado di vincere, di certo sarebbe l’unico capace di ricompattare un centrosinistra largo, da Liberi e Uguali fino ai centristi, con Federica Chiavaroli e Paolo Tancredi che sarebbero pronti a costruire una lista civica a supporto della coalizione. Qualche settimana, e sapremo.

Resta da capire cosa farà il cartello di liste civiche che sta ragionando da tempo in vista delle regionali: l’Altro Abruzzo, da Azione Politica di Gianluca Zelli a Pescara Liberale di Daniele Toto, da L’Aquila futura dei fratelli Roberto e Salvatore Santangelo a Abruzzo al Centro di Giovanni Di Pangrazio, è stimato tra il 7 e l’8% dei consensi, un pacchetto di voti considerevole e che potrebbe determinare il risultato elettorale. E’ avviata l’interlocuzione con la Lega, meno con le altre forze di centrodestra. Di certo, c’è un feeling particolare con Fabrizio Di Stefano che potrebbe dare volto alle civiche abruzzesi e che è dato in rotta d’avvicinamento al Carroccio; tuttavia, Forza Italia ha sbattuto la porta in faccia all’ex parlamentare che, in questo momento, è in una sorta di limbo che potrebbe finire per soffocarlo: ha già avviato la sua campagna elettorale da governatore, ma non è chiara la cornice politica in cui si sta muovendo.

E' pur vero che cornici definite non paiono esserci, al momento.

Ultima modifica il Giovedì, 02 Agosto 2018 15:22

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