Col centrodestra che sta facendo i conti, in queste ore, con l'accordo romano tra Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni che, di fatto, ha 'consegnato' i destini della coalizione nelle mani di Fratelli d'Italia, si fa strada, con una certa insistenza, l'ipotesi - per certi versi clamorosa - che vedrebbe tra i papabili alla candidatura il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi. In effetti, il nome di Guerino Testa - ancora favorito, sia chiaro - non scalda affatto i cuori di Forza Italia, anzi; inoltre, l'ex presidente della Provincia di Pescara avrebbe ancora dei conti in sospeso con la giustizia.
Dunque, la possibilità che Giorgia Meloni 'indichi' l'amico di sempre non è affatto remota. E il sindaco della città capoluogo non ha intenzione di tirarsi indietro, a partire da una doverosa precisazione: è ancora in tempo per rimuovere le cause di ineleggibilità. Come noto, il consiglio regionale ha introdotto una novità alla legge elettorale vigente, approvando l'emendamento presentato dal consigliere Giorgio D'Ignazio che ha innalzato da 7 a 45 giorni i termini per superare le cause di ineleggibilità per i sindaci (e non solo per loro) a partire dalla data di scioglimento del Consiglio regionale. Il dubbio è: nei 45 giorni indicati vanno considerati anche i 20 giorni riservati ai primi cittadini per tornare eventualmente indietro sui loro passi? "Stando ad una interpretazione puntuale, a valere è il giorno in cui si presentano effettivamente le dimissioni", spiega Pierluigi Biondi ai microfoni di newstown; in effetti, "prima della riforma i termini erano indicati in 7 giorni: come si sarebbero potuti gestire, in quel caso, i 20 giorni previsti dal Tuel per ritirare eventuali dimissioni? L'importante è che il sindaco dimissionario non eserciti le funzioni".
Non fa una piega.
"C'è un parere degli uffici regionali, richiesto dal sindaco di Chieti Umberto Di Primio, in cui si chiarisce che il termine ultimo per le dimissioni dei sindaci è il 6 di ottobre", sottolinea il sindaco dell'Aquila. Che dunque avrebbe ancora qualche giorno di tempo: "Per la scelta del candidato faremo riferimento alle risorse migliori di Fratelli d'Italia: ne discuteremo poi con il tavolo di coalizione e, d'accordo con la segreteria nazionale, avanzeremo la nostra candidatura autorevole alla guida di un centrodestra unito. Io sono stato eletto per fare il sindaco dell'Aquila, con un consenso che è andato ben oltre i voti che la coalizione ha saputo esprimere. Certo è che se oggi pomeriggio o domani, quando la incontrerò, Giorgia Meloni dovesse dirmi che debbo candidarmi, non potrei far altro che rispettare l'indicazione: ho un alto senso d'appartenenza al partito, di rispetto e riconoscenza per Meloni che si è imposta per far sì che potessi ricoprire questo ruolo che mi onora".
Insomma, "intendo tenere fede al mandato con gli elettori, a meno che non arrivi una chiamata del partito nazionale".
Biondi è in campo, in altre parole, e non si tirerebbe indietro se la scelta dovesse ricadere su di lui. Una decisione che dovrà essere presa nel giro di due settimane.
Il sindaco dell'Aquila non è affatto preoccupato dalle tribolazioni che stanno scuotendo il centrodestra regionale; in serata, il coordinatore regionale di Forza Italia Nazario Pagano aveva ribadito all'Ansa che "l'obiettivo finale è la vittoria del centrodestra e, in questo senso, non possiamo permettere che ci sia solo un candidato di bandiera. È necessario un candidato della società civile, autorevole e vincente". Forza Italia in Abruzzo ha preso atto dell'accordo romano, è ovvio però che essendo "il partito di coalizione più radicato sul territorio ci sia malumore tra i militanti e gli amministratori; la scelta del candidato presidente che vada a una formazione minore, una formazione che oggettivamente raccoglie un numero di consensi molto al di sotto di quelli di Forza Italia ma anche della Lega, un po' ci preoccupa", ha aggiunto Pagano. "Sarà assolutamente necessario individuare un candidato che certamente proporrà Fratelli d'Italia ma che deve essere condiviso", le sue parole
"C'è un accordo nazionale - la replica di Biondi - il voto di ieri su Marcello Foa sta a significare che è blindato e vi rientra anche l'Abruzzo; ritengo che così come Fratelli d'Italia non avrebbe messo bocca sul candidato di Forza Italia o della Lega, gli altri partiti dovranno attenersi al rispetto di FdI che, essendo un partito responsabile, metterà sul tavolo la proposta migliore. Pagano stia tranquillo". Parlando di radicamento territoriale, Biondi ha rivendicato la sua vittoria alle amministrative del 2017: "Un candidato sindaco di Fratelli d'Italia ha ribaltato una situazione che sembrava compromessa; Pagano aveva in mano i sondaggi di Piepoli che, in maggio, ci davano sotto di 35 punti: ebbene, probabilmente sarà anche merito del nostro partito se i sondaggi sono stati completamente ribaltati. Credo che oggi Giorgia Meloni possa rivendicare l'Abruzzo anche per la performance dell'anno scorso su L'Aquila".
Altro indizio che Biondi, in effetti, potrebbe volersi giocare le sue carte. Staremo a vedere.
Una riflessione, tuttavia, è d'obbligo: lascia un poco interdetti che il sindaco dell'Aquila senta di dover rispondere al partito piuttosto che ai cittadini aquilani che, soltanto 15 mesi fa, gli hanno affidato fiduciosi la città. A quasi dieci anni dal terremoto, L'Aquila è ancora in emergenza: sono tante le criticità da risolvere - dalla sicurezza delle scuole al destino del progetto Case, dalla sfilacciamento del tessuto economico al rilancio del centro storico - con la ricostruzione pubblica al palo e la ricostruzione privata che sta subendo una preoccupante battuta d'arresto; fino ad ora, il Governo così detto del 'cambiamento' si è mostrato poco attento alle esigenze della città: non è stato ancora nominato un commissario, non è stato indicato un sottosegretario con delega specifica, a maggio ha lasciato il titolare dell'Usrc e non è stato ancora scelto il successore, a giorni va in scadenza pure il titolare dell'Usra così come la Struttura tecnica di missione, e non è chiaro se verrà rinnovata oppure no, la vicenda della richiesta restituzione delle tasse non è stata affatto risolta e, come non bastasse, già si può dire che, in gennaio, gli uffici della ricostruzione subiranno un pesante ridimensionamento, considerato che non è stato ancora avviato l'iter per il rinnovo del contratto dei precari.
La città avrebbe bisogno di una amministrazione forte, di una Giunta impegnata in prima linea: ed invece, l'assessore all'Urbanistica è stato eletto deputato e, da allora, lavora a mezzo servizio, alcuni assessori - e tra loro il vicesindaco - sono da tempo in campagna elettorale per le regionali, e si evince anche dagli atti assunti in queste settimane, altri sperano in una candidatura dell'ultimo minuto e così alcuni consiglieri, con screzi sempre più evidenti in seno alla maggioranza ed un'attività amministrativa che risente, pesantemente, delle tensioni. Pensare che anche il sindaco sia finito nel bailamme elettorale non lascia affatto tranquilli e, ci venga consentito, è una mancanza di rispetto verso la città.
Dunque, si faccia in fretta: è chiaro che la maggioranza è in difficoltà, le spaccature sono all'ordine del giorno, incombe il pronunciamento sull'anatra zoppa ai primi di dicembre e una candidatura in Regione, per tanti motivi, è comprensibile possa 'stuzzicare' le velleità dei principali esponenti del centrodestra cittadino. Ma la città ha bisogno di essere governata, ora più che mai, e non si può perdere altro tempo in una infinita campagna elettorale che, dal giugno 2017, non si è sostanzialmente mai interrotta.