Lunedì, 01 Ottobre 2018 12:10

Biondi, la corsa all'Emiciclo: rischio 'commissariamento' in fase delicata per città

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E’ la settimana decisiva; entro venerdì sera, sapremo se il sindaco della città Pierluigi Biondi rassegnerà le dimissioni per correre da candidato governatore della coalizione di centrodestra alle regionali del 10 febbraio prossimo.

Sono ore di tensione.

Oltre la discussione giurisprudenziale sulla candidabilità o meno del primo cittadino, oltre le decisioni che potrebbe assumere Giorgia Meloni, è chiaro che la scelta di Biondi di provare, fino in fondo, a strappare la candidatura sta creando fortissimi malumori e, in un senso o nell’altro, da sabato niente sarà più come prima.

Alcuni esponenti del centrodestra cittadino hanno condiviso la scelta e sono al fianco del sindaco; d’altra parte, la narrazione retorica del candidato governatore della città capoluogo, espressione delle aree interne, in contrapposizione alle aree costiere e alle politiche di marginalizzazione dell’Aquila potrebbe far gioco anche ad altri aspiranti ad uno scranno all’Emiciclo, lasciando ‘spazi di manovra’ in vista delle eventuali amministrative del maggio prossimo; altri, invece, sono rimasti profondamente delusi, e si sentirebbero traditi da una ‘fuga’ di Biondi all’Emiciclo.

Una spaccatura che sta attraversando i gruppi consiliari: si guardi a Fratelli d’Italia, per esempio, il partito del primo cittadino, con gli assessori Alessandro Piccinini e Carla Mannetti che sono accanto a Biondi, in queste ore, e alcuni consiglieri, al contrario, che sarebbero pronti a lasciare dovesse maturare la decisione del sindaco di correre alle regionali. Ma le tensioni attraversano anche Forza Italia, con lo scontro tra il capogruppo Roberto Jr Silveri e l’assessore Mannetti che ha reso plasticamente il momento; la maggioranza in Consiglio comunale è sull’orlo di una crisi di nervi, e lo si ‘legge’ anche dai post facebook di alcuni esponenti che lasciano intendere il malumore che si respira a Palazzo Fibbioni.

A pagarne il prezzo è la città.

di cosimomannetti

L’avevamo scritto giorni fa, chiedendo che le decisioni fossero assunte in tempi brevi, con chiarezza e trasparenza: il capoluogo, in una fase storica così complessa, meriterebbe un governo saldo e credibile, al contrario si ritrova con mezza Giunta e il sindaco che stanno facendo di tutto per trovare la strada verso l’Emiciclo e con una maggioranza spaccata che, di fatto, non sta governando.

Ora, ci sarà tempo per discutere dei vantaggi che verrebbero all’Aquila e, più in generale, alle aree interne dall’eventuale elezione di un presidente aquilano - se vantaggi ne verranno, naturalmente - e non vogliamo entrare nel merito di scelte attengono anche ad un piano personale; ci chiediamo, tuttavia, che effetti potrebbe avere un commissariamento lungo 7 mesi, per una città che vive una fase piuttosto delicata.

A partire dalla ricostruzione.

Il comparto pubblico è fermo, un problema che ci portiamo dietro da anni: in campagna elettorale, poco più di un anno fa, Biondi aveva promesso una task force per accelerare i processi. Non se ne è fatto nulla. E se dovesse arrivare un commissario, di certo non si potrebbe individuare una soluzione politica: altri 7-8 mesi di impasse. Della mancata ricostruzione delle scuole ci occupiamo da anni, quasi 40 milioni di euro in cassa dal 2013 e progetti nei cassetti, per non dire delle verifiche di vulnerabilità sugli edifici che erano state promesse per settembre del 2017. Soltanto un caso, però, per rendere l'idea: sono mesi che la Provincia chiede al Comune dell’Aquila di individuare un’area dove realizzare la nuova sede del Liceo Cotugno, una scelta che sottende anche ad una idea di città del domani, ad una pianificazione della ‘presenza’ delle scuole nel tessuto urbano: ebbene, è chiaro che la scelta non potrebbe essere assunta da un commissario. Finirebbe con la Provincia costretta ad individuare un’area appropriata attraverso un bando, altro che programmazione. Che poi, è evidente come il Piano regolatore – dovesse congelarsi l’attività amministrativa per altri 7 mesi – subirebbe ulteriori, inaccettabili ritardi verso la sospirata approvazione.

Sta pericolosamente rallentando anche la ricostruzione privata, anche di questo ci siamo occupati negli ultimi mesi, raccogliendo il grido d’allarme di sindacati e costruttori. Ci sono dei nodi da sciogliere: vanno indicati i titolari degli uffici speciali, e per l’Usra dovrà esprimersi anche il Comune dell’Aquila, va rinnovata la Struttura tecnica di missione in scadenza, vanno messi al riparo i precari il cui contratto è in scadenza alla fine dell’anno, va portata fino in fondo la battaglia per evitare che le aziende del cratere siano costrette a restituire le tasse non versate a seguito del sisma.

Ci chiediamo: con un Comune commissariato, e una Regione che non è nel pieno delle sue funzioni, la battaglia affinché le luci sulla ricostruzione non si spengano non sarebbe, forse, meno incisiva? Il sindaco stamane ha inviato una lettera al premier Giuseppe Conte e al sottosegretario Giancarlo Giorgetti per chiedere vengano inseriti provvedimenti per il cratere nel 'Decreto Genova': ci sarebbe bisogno di una amministrazione forte per portare avanti l'interlocuzione. O basta forse una lettera?

E ancora: chi parteciperebbe alla scelta del titolare dell’Usra, il futuro commissario? Non sarà mica che il primo cittadino ha già indicato un nome gradito? Così fosse, sarebbe molto grave che il sindaco andasse via dopo aver segnalato una persona di sua fiducia per un incarico tanto delicato.

E qui, si apre un altro capitolo, quello delle società partecipate: la Giunta di centrodestra ci ha messo più di un anno a procedere con le nomine, a valle di una spartizione tra le forze di maggioranza degna del miglior Manuale Cencelli. Biondi ha sempre rivendicato la giustezza dello spoils system, sottolineando l’importanza di avere accanto a sé persone di fiducia: bene, che cosa succederebbe se, tra 7 mesi, con una nuova Giunta, il futuro sindaco volesse indicare nuovi amministratori per le aziende comunali? Ve lo diciamo noi: dopo aver bruciato un anno per le nomine, con alcuni amministratori uscenti che sono rimasti letteralmente ‘appesi’ alle scelte, tardive, della Giunta di centrodestra, e senza che fossero indicate precise strategie aziendali di rilancio, si perderebbero come minimo altri 8 o 9 mesi in attesa che una nuova maggioranza decida se confermare, o meno, gli attuali amministratori fornendo, finalmente, indirizzi chiari. Significherebbe aver condannato le partecipate a due anni di impasse, con Ama e Ctgs che navigano in acque più che tempestose, affogate da pesanti situazioni debitorie.

A proposito di Ctgs, altro ‘buco nero’ è il Gran Sasso: dopo un anno di sostanziale immobilismo, nei giorni scorsi il sindaco Biondi e il vice sindaco Liris – anch’egli candidato di fatto alle regionali – hanno presentato alla stampa la delibera che, in sostanza, chiede alla Regione di avviare le procedure per la riperimetrazione delle aree a tutela speciale. Ebbene, con un Comune commissariato e la Regione non nel pieno delle funzioni, se ne riparlerebbe tra un anno, e non è detto che una ipotetica futura Giunta sarebbe d’accordo col procedimento avviato. In sostanza, altri mesi persi su una vicenda che, per il centrodestra cittadino, doveva essere dirimente per il rilancio economico dell’intero comprensorio. Non solo. Il sindaco ha annunciato che il Comune chiederà al governo altri 8 milioni di euro in aggiunta ai 20 già stanziati per attuare il discusso piano di sviluppo redatto da Invitalia. La lista della spesa è già stata presentata alla Struttura tecnica di missione: peccato che la struttura sia, di fatto, a fine mandato e non si sa se verrà riproposta e se a capo resterà, eventualmente, Giampiero Marchesi, e di certo il Commissario non si dedicherebbe a trattative col governo per ottenere ulteriori risorse su investimenti strategici.

Per non parlare della gestione del progetto Case, con i debiti che ammontano, oramai, a 11 milioni di euro – e l’assessore al bilancio ha chiesto una variazione sul documento di programmazione economica 2018 – e altri 13 milioni che servono per il prossimo triennio; la Giunta Biondi, in questi mesi, ha chiuso la vicenda in un cassetto, incapace persino di inviare le bollette dei consumi che sono ferme al febbraio 2017, con i debiti che crescono e così le more e gli interessi verso le società fornitrici che continuano a cedere i crediti alle banche. Chi se ne occuperebbe? Con un eventuale commissariamento, la vicenda non troverebbe di certo una soluzione politica ma drastica: sarebbe lecito attendersi l’invio di maxi bollette da migliaia di euro agli assegnatari, con un intervento deciso e ragionieristico.

Potremmo continuare ancora a lungo, su altre questioni ‘centrali’ che non hanno trovato risposta in questo anno e poco più di legislatura e che verrebbero congelate per un anno ancora. Si tratta di effetti collaterali da tenere in debito conto, mentre ci si prepara a raccontare delle sorti meravigliose e progressive che verrebbero alla città da un presidente di Giunta regionale aquilano.

Ultima modifica il Lunedì, 01 Ottobre 2018 22:33

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