A poco più di due mesi dalle elezioni regionali, il senatore di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa annuncia "in via ufficiosa", uscendo dal vertice nazionale dei partiti di centrodestra, che Marco Marsilio sarà il candidato governatore della coalizione. E come reagiscono le segreterie abruzzesi? Il gelo.
Ne scrivevamo ieri: i giochi non possono dirsi ancora fatti. La Russa ha spiegato che "l'ufficializzazione delle candidature, in Abruzzo e nelle altre regioni al voto, arriverà più avanti": Silvio Berlusconi, infatti, "si è riservato di fare un approfondimento con dei sondaggi, in particolar modo sul Piemonte". Tuttavia, l'accordo non soddisfa affatto i coordinamenti regionali di Lega e Forza Italia che avevano già bocciato, senz'appello, la triade di nomi messa sul tavolo da Fratelli d'Italia.
Ed infatti, all'indomani del vertice milanese, le bocche restano cucite. A dire che il clima è tutt'altro che sereno: è rimasto in silenzio il segretario della Lega Giuseppe Bellachioma, in silenzio i coordinatori delle liste civiche che dovrebbero comporre la coalizione con le forze partitiche, in silenzio Fabrizio Di Stefano che, da settimane, aveva lanciato la sua candidatura in solitaria sperando che il centrodestra potesse trovare sul suo nome un punto di caduta.
L'unico a parlare è stato il coordinatore regionale di Forza Italia, il senatore Nazario Pagano. "Ieri è accaduto che Giorgia Meloni ha insistito sul nome di Marco Marsilio", le sue parole al Tgr Rai; "il presidente Berlusconi ha preso tempo, ritenendo sia giusto fare un sondaggio, capire se la candidatura possa essere effettivamente vincente. Per ora, diciamo che c'è la necessità di una ulteriore verifica sul nome del senatore che, debbo dire, Meloni ha insistito nel proporre al tavolo della coalizione. Non credo che si arriverà a rivedere l'accordo, credo però che ci voglia un poco più di apertura". Non proprio il benvenuto a chi dovrebbe guidare il centrodestra alle elezioni regionali.
D'altra parte, il leader del Carroccio Matteo Salvini non ha partecipato al vertice di Milano, inviando il braccio destro Giancarlo Giorgetti che, a margine dell'incontro, si è limitato a dire come fosse andata "benino".
E' evidente come sia assolutamente paradossale che, a due mesi dal voto, ci sia una reazione così fredda sulla scelta del candidato governatore; è chiaro, altresì, come potrebbero esserci delle sorprese nelle prossime ore, e non si può affatto escludere - arrivati a questo punto - un rinvio delle consultazioni a maggio; se davvero il centrodestra è intenzionato a testare con un sondaggio il gradimento di Marsilio, quando arriverà il sospirato annuncio del candidato? Che poi, dovesse essere il senatore romano di origini abruzzese il prescelto, come potrebbero sostenerlo Forza Italia e Lega che, di fatto, l'hanno già scaricato pubblicamente?
In questo clima, anche il centrosinistra resta di fatto congelato, con Giovanni Legnini che rimanda di giorno in giorno la decisione sulla sua discesa in campo sebbene la sua riflessione venga definita da settimane in "fase avanzatissima".
Non proprio uno spettacolo edificante per la politica abruzzese.
"Le domande che mi sono sentito maggiormente rivolgere da due mesi a questa parte", le parole di Legnini ieri, a Pescara, a margine della presentazione del libro di Paolo Gentiloni, "sono: ma ti candidi? E poi, ma chi te lo fa fare a candidarti? Alla prima domanda rispondo: e tu ti candidi? La mia intenzione, non nascosta, è quella di verificare se vi è da parte delle persone della comunità abruzzese un impegno insieme per cambiare radicalmente la nostra regione e farla crescere. Alla seconda domanda, ho dato una prima parziale ma per me importante risposta. Se mi candiderò, sarà esclusivamente per amore della nostra terra e per la preoccupazione per il suo futuro e per i giovani che la abitano".
Sta di fatto che se si dovesse votare davvero il 10 febbraio, la campagna elettorale scivolerebbe via in un soffio, tra le festività natalizie e l'incognita meteo.