Domenica, 02 Dicembre 2018 18:16

L'Aquila, in settimana verrà scritta la parola fine sull'anatra zoppa

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A L'Aquila, la Festa della Rinascita coinciderà con l'ultimo atto della lunga vicenda giudiziaria avviata da alcuni esponenti politici della coalizione civico progressista che, a valle delle operazioni di scrutinio dei voti espressi l'11 giugno 2017, in occasione del primo turno delle elezioni amministrative, presentarono richiesta di riconteggio e riassegnazione delle preferenze in 11 seggi elettorali.

Il 6 dicembre infatti, contestualmente alla riapertura della Chiesa di Santa Maria del Suffragio, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Consiglio di Stato sarà chiamato ad esprimersi nel merito del ricorso intentato dagli stessi ricorrenti - eccezion fatta per il candidato sindaco alle amministrative, Americo Di Benedetto, che ha rivendicato la scelta 'politica' - che hanno impugnato la sentenza del Tar che, nel primo grado di giudizio, aveva giudicato la richiesta inammissibile per carenza d'interesse. 

In sostanza, i giudici - a seguito della querela di falso depositata dal collegio difensivo dei consiglieri di centrodestra - hanno assunto i verbali del contestato seggio 41, correggendo l'errore di trascrizione materiale che aveva fatto 'sparire' 400 voti ai candidati sindaci e che, riassegnati, hanno innalzato la soglia dei voti validi: a quel punto, i ricorrenti non avevano più interesse ad ottenere l'assegnazione delle preferenze nelle 11 sezioni oggetto di ricorso poiché non avrebbero superato comunque la metà più uno dei voti validi che avrebbe fatto scattare la così detta 'anatra zoppa', ovvero quella situazione particolare per cui un sindaco eletto si trova a convicere con un Consiglio comunale la cui maggioranza è rappresentata da liste che avevano sostenuto un diverso candidato.

Ma il punto contestato è proprio questo.

I ricorrenti di centrosinistra, e con loro gli avvocati di parte, continuano a sostenere che il Tar non avrebbe potuto, e dovuto, correggere l'errore di trascrizione del seggio 41, sebbene conclamato, poiché non oggetto del ricorso intentato; si sarebbe potuto procedere in tal senso - ne sono convinti - se, e soltanto se, i legali incaricati dai consiglieri di centrodestra avessero presentato un ricorso incidentale, chiedendo il riconteggio di quella sezione specifica entro i termini stabiliti per legge. 

Staremo a vedere se il Consiglio di Stato darà loro ragione, o se confermerà, invece, la sentenza di primo grado. Di certo, la parola fine sulla vicenda verrà scritta in un momento delicatissimo per la maggioranza in Consiglio comunale, dilaniata dalle spaccature tra le forze politiche di coalizione e dalle tensioni in seno ai partiti, in piena campagna elettorale verso le elezioni regionali che vedranno in campo diversi assessori e consiglieri di centrodestra. Tant'è vero che, stando ai maligni, il ribaltamento degli equilibri in Consiglio - dovesse scattare l'anatra zoppa - potrebbe rappresentare una via di uscita per la maggioranza di governo che, data la situazione, in caso contrario si ritroverebbe a vivere mesi di tensioni e polemiche, soffocata nella sua azione amministrativa. 

Se il vice sindaco Guido Quintino Liris, come anticipato da news-town, dovesse davvero rompere con Forza Italia e passare a Fratelli d'Italia, gli azzurri chiederebbero immediatamente un rimpasto di Giunta; intanto, in seno al partito del sindaco Pierluigi Biondi andrebbero risolti i mal di pancia del capogruppo Giorgio De Matteis e dei consiglieri Berardino Morelli e Marcello Dundee, a rischio 'espulsione' a seguito della decisione di abbandonare i lavori dell'ultimo Consiglio comunale facendo venire meno, di fatto, il numero legale: dovesse andare così, c'è da scommetterci che i contraccolpi per la maggioranza a Villa Gioia sarebbero immediati. Per non parlare della Lega che si è messa di traverso alla richiesta di una verifica di Giunta per evitare contraccolpi verso le Regionali: è chiaro che se i suoi assessori Luigi D'Eramo ed Emanuele Imprudente dovessero finire nel mirino, e il deputato è già sotto accusa per aver chiuso in un cassetto il Piano regolatore, il Carroccio potrebbe decidere di 'forzare la mano' considerato che, di fatto, a L'Aquila e in Regione è il primo partito del centrodestra. 

Insomma, una situazione difficilmente gestibile per il sindaco Biondi che, tra l'altro, all'indomani delle elezioni regionali potrebbe ritrovarsi con una Giunta da reinventare, dovendo garantire le aspettative delle forze di coalizione in rotta di collisione tra di loro. Al contrario, se il Consiglio di Stato dovesse ribaltare la sentenza di primo grado ridisegnando gli equilibri del Consiglio comunale, il primo cittadino potrebbe decidere di farsi sfiduciare così da riorganizzarsi in vista delle amministrative che verrebbero fissate in primavera liberandosi dai lacci e dai lacciuoli che, fino ad oggi, l'hanno imbrigliato; a meno che le regionali non vengano rimandate al 26 maggio: a quel punto, per Biondi si aprirebbe la strada di una possibile candidatura all'Emiciclo da capolista di Fratelli d'Italia in provincia dell'Aquila.

Una via d'uscita, appunto; per il sindaco e per la sua maggioranza, oramai allo sbando. 

 

Ultima modifica il Lunedì, 03 Dicembre 2018 13:59

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