Martedì, 14 Gennaio 2014 00:08

Cialente, Curia e Governo: gli interessi dietro la ricostruzione

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E' arrivata in redazione nella tarda mattinata di ieri. Si tratta di una lettera, firmata da Massimo Cialente in data 11 dicembre 2013, e indirizzata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Su indicazione del Sindaco dimissionario Massimo Cialente - si legge nella mail dell'Ufficio stampa del Comune dell'Aquila - si inoltra in allegato la lettera che lo stesso primo cittadino aveva inviato l'11 dicembre scorso al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla luce del fatto che la comunicazione, inizialmente coperta dalla riservatezza propria rapporti istituzionali ai massimi livelli, è stata pubblicata da un giornale online". Si tratta de L'Espresso. Per la cronaca.

"Signor Presidente - scrive Cialente - la ricostruzione dell'Aquila è una delle prove più pesanti, più difficili e complesse, poste dinanzi alle forze del Paese [...]. Di fronte alla più grande tragedia degli ultimi 100anni, il Paese dovrebbe capire che, prioritariamente, solo la creazione di una squadra compatta, affiatata e collaudata, può raggiungere l'obiettivo". Poi, il Sindaco entra nel cuore della questione: "Alcuni mesi fa, a mio avviso inspiegabilmente, è stato rimosso il Provveditore alle Opere pubbliche, Ing. Donato Carlea, oggi viene rimosso Fabrizio Magani. Parlo di rimozione perché, come Ella saprà, il dott. Magani viene retrocesso a vice direttore vicario per Pompei (anche con netta riduzione di stipendio). Il ministro Bray si è giustificato affermando che ha bisogno di una persona di valore [...]. Non riesco a capire il motivo per il quale, a parità di capacità, debba andar via colui che sta coordinando alcuni dei più complessi interventi nella storia del Paese".

La denuncia, decisa: "Qui a L'Aquila siamo convinti che il dott. Magani venga rimosso in quanto ostacolo di un disegno che si è tentato e si sta tentando di inserire come norma di legge che vedrebbe la Curia, la più grande immobiliarista della città, diventare soggetto attuatore per la ricostruzione di tutti i suoi edifici. [...] Noi abbiamo fondati sospetti che la rimozione del dott. Magani sia un tassello di un disegno, non considerato pienamente nelle conseguenze, che potrebbe comportare, addirittura, che i fondi per la ricostruzione delle case andranno a ricostruire le Chiese".

Un vero e proprio atto d'accusa. Senza mezzi termini. Firmato dal sindaco dell'Aquila, destinatario il Presidente della Repubblica.

A cosa faceva riferimento, Massimo Cialente? Negli ultimi mesi dell'anno passato, la Chiesa aquilana aveva tentato di ottenere dalla presidenza del Consiglio dei ministri un 'decreto' che promuovesse la Curia a soggetto attuatore della ricostruzione. Contava, così, di assumere la responsabilità di appaltare finanziamenti pubblici per il recupero dell'immenso patrimonio ecclesiastico. Come si trattasse di semplici aggregati e non di beni pubblici della città. La Chiesa avrebbe controllato la ricostruzione privata, caratterizzata da strutture non vincolate dalla Sovrintendenza, e anche la ricostruzione pubblica. Con un giro di affari milionario. E non va dimenticato che la bufera che ha coinvolto l'amministrazione comunale, ha solo sopito le polemiche per l'indagine che vede coinvolte 11 persone per corruzione e turbativa d'asta nell'ambito della ricostruzione dei beni della Curia. Tra gli indagati, l’ex vice commissario per la Tutela dei beni culturali Luciano Marchetti. In carica fino a quando la competenza non è tornata nelle mani della direzione regionale del Mibac, con alla guida Fabrizio Magani.

"Spiace dover riconoscere che nella lettera del Sindaco dimissionario dell’Aquila, Massimo Cialente, al Presidente Napolitano, in relazione alla cosiddetta richiesta della Curia Aquilana, non ci siano corrette informazioni", scrive nel pomeriggio l'Arcidiocesi cittadina. "Si preferisce in questo momento di grande confusione non entrare in polemiche inutili e sterili. Si tratta di una richiesta fatta da tutti i Vescovi della Conferenza di Abruzzo e Molise (CEAM), che quindi non interessa solo l’Aquila, perché anche in Abruzzo si possa seguire la stessa procedura adottata- per le chiese e gli edifici ecclesiastici - nei terremoti avvenuti in Umbria, nelle Marche e recentemente in Emilia e Lombardia". Il riserbo mantenuto sinora sull’iter della richiesta - spiega l'Arcidiocesi - "è dovuto al rispetto delle procedure e per evitare la diffusione di informazioni incomplete sino a quando non si giunga a un accordo conclusivo. Tuttavia, se opportuno, sarà il Presidente della CEAM, Mons. Tommaso Valentinetti, Arcivescovo di Pescara-Penne, a fornire - con un suo comunicato - ogni utile dettaglio circa la proposta di norma. Per il momento, a nome dell’Arcivescovo Petrocchi, si può assicurare che la Curia aquilana intrattiene rapporti di stretta collaborazione con il dr. Magani: di conseguenza viene pienamente condiviso il desiderio dell’on. Cialente, che il dr. Magani continui la sua opera in Abruzzo. Inoltre, lo stesso Mons. Petrocchi si è premurato, negli incontri avuti nelle competenti sedi istituzionali, di far inserire nella proposta di norma cui si fa riferimento, la possibilità di fare convenzioni con altri Enti (Comune, Provveditorato Opere Pubbliche e Direzione Regionale dei Beni Artistici e Ambientali) per affidare ad essi la gestione dei finanziamenti e degli appalti riguadanti le Chiese. Infine, va detto con tutta franchezza, che l’unico intento della Curia aquilana è poter disporre di regole meglio articolate e certe, in grado di determinare con chiarezza modalità, entità e tempi dei finanziamenti per la ricostruzione del patrimonio ecclesiastico, con la motivata volontà di contribuire così alla rinascita spirituale, culturale e sociale della nostra Città".

Un botta e risposta inatteso. Che arriva a qualche ora dall'intervista rilasciata dal ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia, a La Stampa. Difficile credere sia un caso. Anche perché, nella lettera inviata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e resa pubblica ieri, il sindaco Cialente sottolineava come "il ministro che dovrebbe seguire le problematiche relative alla ricostruzione dei centri del cratere sismico è completamente assente".

La sensazione è che - sulle macerie dell'Aquila - si sia scatenata una battaglia non solo politica. E che il sindaco dimissionario abbia voluto denunciare come il Governo da una parte, con l'azione dei ministri Trigilia e Bray (responsabile della decisione di trasferire Magani), e la Curia dall'altra, con i suoi interessi immobiliari, abbiano in un qualche modo contribuito allo "sciacallaggio mediatico" che il centro sinistra cittadino denuncia da giorni.

Cialente l'ha lasciato intendere anche nel corso della conferenza stampa di sabato pomeriggio: ho fatto degli errori, ha ammesso. In particolare nella scelta di alcuni collaboratori, ha ribadito ieri sera ai microfoni di 'Piazza Pulita'. Gli articoli sulla stampa e le dichiarazioni di Trigilia, oltre alle sue azioni, però, non rappresenterebbero un fatto casuale: "A un certo punto - ha sottolineato - bisogna fare due più due: credo che sia cambiato qualcosa, non è un fatto accidentale. E' cambiato il clima".

Cosa significhi - probabilmente - lo scopriremo nei prossimi giorni.

Ultima modifica il Martedì, 14 Gennaio 2014 22:23

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