Se Massimo Cialente dovesse confermare le sue dimissioni, per il Comune dell'Aquila si aprirebbe un periodo di “stasi amministrativa” - legata al commissariamento e ai mesi necessari all'insediamento della nuova giunta - i cui effetti sulla città e sulla ricostruzione sarebbero deleteri.
Per questo alcuni membri della giunta comunale, tra cui il vice sindaco Betty Leone e l'assessore alle attività produttive Giancarlo Vicini, più l'ex parlamentare Pd Giovanni Lolli, hanno voluto incontrare, questa mattina, i rappresentanti dei sindacati, delle associazioni di categoria e degli ordini professionali in una riunione in cui si è discusso del futuro economico e amministrativo della città e del modo per scongiurare ulteriori rallentamenti nel processo di ricostruzione.
Non sono bastate, evidentemente, le rassicurazioni fornite, nei giorni scorsi, dal capo dell'Usra, l'ufficio speciale per la ricostruzione, Paolo Aielli, secondo il quale una temporanea assenza degli organi politici del Comune non comporterà affatto un blocco delle pratiche e delle attività inerenti la ricostruzione.
Le urgenze in ballo, però, sono molte - dal rinnovo dei cda e dei contratti di servizio delle ex municipalizzate alla proroga dei contratti dei precari che lavorano negli uffici comunali o della convenzione con i lavoratori di Abruzzo Engineering, anch'essi impegnati nella ricostruzione – e provare un po' di preoccupazione è legittimo.
“Non abbiamo convocato questa riunione per chiedere a ordini, sindacati e associazioni di categoria un atto di solidarietà nei confronti Cialente” ha detto Betty Leone “ma perché siamo molto preoccupati per il futuro economico e amministrativo di questa città. La situazione è grave ma dobbiamo lanciare un segnale per far capire all'Italia che questa non è città marcia e corrotta come la dipingono i giornali. Al contrario, ci sono migliaia di cittadini, imprese e associazioni oneste. La città è pulita e deve riprendersi la sua dignità”.
La paura, insomma, è che tutto quello che sta accadendo in questi giorni, l'immagine di città in mano a un sistema politico-affaristico corrotto, possa far scivolare L'Aquila in basso, molto in basso, nella lista delle emergenze e dei problemi nazionali che il Governo deve affrontare.
Sul tavolo, come si diceva, non c'è “solo” la ricostruzione ma anche gli impegni già presi dal Governo e le altre scadenze amministrative. Una su tutte: il rinnovo dei contratti di servizio con le ex municipalizzate (Asm, Ama, Ctgs).
“Stiamo lavorando con poteri ordinari” ha affermato il vice sindaco “senza niente di progettuale ma comunque in maniera tale da mettere in sicurezza tutti quei provvedimenti che possano garantire il funzionamento e la continuità della macchina amministrativa. I consigli di amministrazione degli enti strumentali sono stati prorogati con una mia ordinanza fino a nuovo atto dell'organo competente, che potrà essere o il commissario o il sindaco, qualora dovesse recedere. Cosa più complicata sono i contratti di servizio perché in quel caso serve per forza un atto del consiglio comunale. Noi abbiamo lavorato, insieme agli uffici e alla dirigente, per avere i contratti di servizio pronti per il 31 gennaio, in modo tale che qualunque cosa accada il commissario possa firmarli”.
Ma non è detto, come teme Luigi Fabiani, presidente dell'Asm - azienda il cui contratto di servizio è scaduto a novembre - che un eventuale commissario vorrà prendersi questa responsabilità. Il 13 febbraio avrebbe dovuto esserci un consiglio comunale dedicato al bilancio di previsione e alla discussione del nuovo contratto di servizio dell'azienda, un affare da 14 milioni di euro l'anno.
Senza un nuovo contratto, dice Fabiani, la società sarebbe costretta ad andare avanti in dodicesimi, il che significherebbe non poter garantire i servizi minimi per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti, la differenziata, il ritiro degli ingombranti e tutto il resto. Per non parlare delle ripercussioni e delle conseguenze dirette sui lavoratori: “Cosa dovrei fare? Mettere tutti part-time? Tagliare gli stipendi?” si chiede Fabiani. “Già in condizioni normali soffriamo, figuriamoci con un Comune commissariato”.
Precari. Altra questione che verrebbe lasciata in sospeso qualora Cialente non dovesse tornare sui suoi passi sarebbe la proroga dei contratti di quei precari che attualmente lavorano in Comune, il cui rapporto di lavoro scadrà a fine febbaio. “Se non riusciremo a risolvere questa questione” ha detto Betty Leone “il personale di una parte degli uffici, dopo il 28 febbraio, sarà dimezzato”. Questo non significa che gli uffici si fermeranno; ma, ha affermato sempre il vice sindaco, “una cosa è la garanzia amministrativa oggettiva, un'altra la velocità con cui tale garanzia viene assicurata”. In altre parole, non ci sarà una chiusura degli uffici ma un forte rallentamento della loro attività.
Ricostruzione, tasse, attività produttive. Al termine della riunione, il Comune ha ribadito di voler chiedere un incontro urgente con il Governo per avere certezza sui flussi della ricostruzione e sui fondi già stanziati per le attività sul territorio. Dopo il vertice di ieri tra il Pd aquilano e il sottosegretario Legnini, quest'ultimo si è assunto l'impegno di fissare al più presto un appuntamento con Letta e Saccomanni: “Inutile parlare con altri” ha detto Giovanni Lolli “Sono il premier e il ministro dell'economia a decidere”.
Contestualmente, sia il Comune che gli ordini professionali e le associazioni di categoria chiederanno un incontro ad Aldo Mancurti, capo del Diset (Dipartimento per lo sviluppo delle economie territoriali e delle aree urbane), per ridiscutere il bando che stanzia 13 milioni di euro per le start up innovative (costituende e costituite), soldi previsti dall'ormai famoso decreto Barca dell'aprile 2013 e provenienti dai 100 milioni della delibera Cipe 135/2012. In sostanza, ciò che si contesta è il fatto che tali fondi verranno erogati, come per la zona franca, in regime de minimis, dunque fino a una soglia di 200 mila euro. Un contributo che, però, così concepito sarebbe scarsamente efficace e inadatto ad attrarre aziende e investimenti.
Altro fronte caldo è quello delle tasse. Rimane ancora una spada di Damocle la restituzione degli abbattimenti fiscali del 40% concessi, dopo il terremoto, a partite Iva e attività produttive. L'Unione europea, come è noto, considera tale sospensione un aiuto di Stato: “E' una questione enorme” ha affermato Lolli “che richiede un confronto di altissimo livello, non tecnico ma politico, per spiegare a Bruxelles che, pensata in quel modo, quella norma non solo è sbagliata ma è inapplicabile, perché darebbe vita a una serie infinita di contenziosi”.
La lista delle urgenze, insomma, è lunga. Sia la giunta che gli ordini professionali hanno sollecitato il consiglio comunale a riunirsi al più presto per discuterne e "tornare ad assumere un ruolo e una rsponsabilità di fronte la città".