Lunedì, 20 Gennaio 2014 15:03

"Non ho ancora deciso": intervista a Cialente. Che ritirerà le dimissioni

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Un rimpallo continuo di notizie. Oramai da giorni. Cialente recederà dalla sua decisione di dimettersi? Nella tarda serata di ieri, il primo cittadino sembrava aver oramai deciso.

Cialente, tornerà dunque sui suoi passi.
Non ho deciso ancora nulla, sto ragionando. E' chiaro che siamo abbastanza dilaniati, in questo momento. Ho una forte pressione da parte dei cittadini, ho ancora da leggere 600messaggi di sostegno che mi sono arrivati in queste ore. Non ho tempo. A casa mia, arrivano persino dei mazzi di fiori. La città, a tutti i livelli, mi sta chiedendo di recedere dalla volontà di dimettermi. E' evidente a tutti, oramai, come sia in atto uno scontro politico ed economico ben più ampio.

La teoria del complotto.
Nessuno sta dicendo che la ricostruzione dell'Aquila, almeno per quel che riguarda le case classificate A, B, C e per i lavori sulle prime E, in proporzione all'entità dei danni e ai metri quadri, è la meno costosa nella storia d'Italia. Nessuno lo scrive. Grazie al meccanismo della filiera - che è stato certamente lungo e farragginoso, creando non pochi problemi ai cittadini - siamo riusciti a portare correzioni importanti alle pratiche presentate. Con un risultato notevole: su di 1miliardo e 800milioni di richiesta, in fase progettuale, la filiera ha tagliato oltre 300milioni. Invece, sta passando l'idea che questa sia una città di imbroglioni. Non è vero. Anzi, siamo i più rigorosi. Sfogliando Repubblica di questa mattina, si legge della vicenda legata a Carlo Ciotti, di quanto accaduto a San Demetrio, dei Map gestiti dalla Protezione Civile e della Steda. Che, vorrei fosse chiaro, è una impresa privata che ha avuto un contenzioso con un'altra impresa privata. E non posso certo rispondere delle azioni di un consigliere di centrodestra che decide di aprire una partita Iva e di esercitare un mestiere assolutamente nobile: il broker è un lavoro come un altro.

Non puo' negare, però, che l'affidamento a chiamata diretta dei puntellamenti - opere per 260 milioni di euro - abbia lasciato parecchi dubbi su quanto accaduto a L'Aquila. E quanto emerso dalle indagini, non fa che confermarli.
Avete pubblicato la lettera dell'ingegner Di Gregorio. Spiega che il Comune dell’Aquila non decise di eseguire i puntellamenti. Al contrario fu investito di tale competenza dalla Protezione Civile. Posso giurare che i puntellamenti a chiamata diretta non volevamo farli. Decise la Protezione Civile e non dico che il Comune dovette piegarsi ma - certamente - adeguarsi. La lista delle imprese fu predisposta dal Prefetto. Abbiamo chiamato tutte le imprese. Poi, se qualche impresa ha ottenuto lavori per 8milioni e altre per 500mila euro, è perché per la realizzazione delle opere di puntellamento non era possibile predeterminare l'importo. Per dire: a Palazzo Carli, sul primo piano, erano già intervenuti i Vigili del Fuoco. Dunque, non potevamo avere la diagnosi precisa. Non sapevamo cosa avremmo trovato.

Si decise di puntellare tutto, indiscriminatamente.
Abbiamo fatto una scelta culturale: abbiamo puntellato i centri storici del cratere, non le periferie, convinti che andavano ricostruiti com'erano e dov'erano, in sicurezza. C'è invece chi pensava che - per alcuni pezzi di centro - si potesse andare a sostituzione. Ripeto: è stata una scelta culturale. Inoltre, avevamo la necessità di riaprire subito il centro storico, per far lavorare gli operai. Immagina a far entrare in città dei camion con i palazzi non puntellati. Invito ad una riflessione, però. La Protezione Civile si è occupata dei Map e del progetto Case. Perché dei puntellamenti si è occupato il Comune? In quei mesi, la Protezione Civile ha messo le mani in qualsiasi cosa. Non nei puntellamenti e nelle macerie. In tal senso, ho chiesto per giorni una legge, ho chiesto venisse identificato un sito per le macerie. Il Cnr ha confermato che l'unico utile era l'ex Teges, perché c'era bisogno di un sito che avesse le caratteristiche di discarica per rifiuti organici. Perché non venne espropriata dalla Protezione Civile? Perché non istruirono una norma per fare in modo che le macerie non fossero equiparate a rifiuti solidi urbani? L'avevo chiesto in ginocchio. Le cose più complicate le hanno lasciate in mano al Comune. E noi ce ne siamo occupati, per il bene della città, seguendo le loro indicazioni.

Hanno lasciato a voi le incombenze più pesanti, questa l'accusa, occupandosi soltanto dei piatti più ricchi. Abbiamo capito male?
C'è stato e c'è un 'sistema sopra L'Aquila'. Iniziate a porvi delle domande: chi ha costruito Case e Map? Da dove arrivavano le imprese? Dove sono andati a finire i 3,6miliardi spesi per l'emergenza? Quale responsabilità ha assunto la Protezione Civile nei 9 mesi di commissariamento degli enti locali? Le grandi imprese sono arrivate a L'Aquila per la costruzione di Case e Map. Come la Steda che ha poi deciso di affidarsi a Tancredi per ottenere lavori di recupero. E' il caso dell'aggregato della dottoressa Cicogna, per dire, che ha poi scelto comunque un'altra impresa. Tancredi ha lavorato da broker. Nulla c'entra con le attività del Comune dell'Aquila.

C'è poi la questione degli appalti pubblici che ha denunciato al presidente Napolitano.
Vengono 'sostituiti' Carlea e Magani. Senza nulla togliere a chi è stato chiamato o sarà chiamato al posto loro, è evidente che una scelta del genere rallenta la ricostruzione e stoppa percorsi virtuosi che eravamo stati capaci di mettere in piedi. Tra l'altro, nel momento in cui c'è uno scontro durissimo con Trigilia sui 100milioni di euro per le attività produttive che non arrivano, sui decreti attuativi che avrebbero fornito delle regole per difendere i cittadini. Poi, escono le intercettazioni su Ermanno Lisi che iniziano ad indebolirmi. La Procura, facendo il suo dovere, apre una indagine. E si scatena il putiferio. Anche se ci sono degli sbagli clamorosi, come nel caso dell'ingegner Di Gregorio. Si scatena comunque un putiferio e soltanto per un avviso di garanzia al vice sindaco.

Un putiferio che travolge anche la sua famiglia.
Mia cognata l'ho danneggiata. Per 3 mesi non ha voluto parlarmi: sono stato io - insieme a Di Stefano - a tagliare il confine alle mura, a togliergli mille euro a metro quadro. Ecco perché è in causa: è in causa contro di me e contro Di Stefano. E' chiaro?

Come spiega quanto sta accadendo sulla stampa nazionale?
Il Sole 24 ha attaccato persino Picuti. Perché? Mi ha chiamato gente da Roma dicendomi che, forse, voglion mandar via tutti coloro che hanno rotto le scatole. Non dimentichiamo che Picuti è il giudice della sentenza alla Commissione Grandi Rischi, è il giudice che si è occupato dei crolli, di alcune vicende di infiltrazioni della malavita.

Giusto chiarirla la vicenda di Picuti, no?
C'è un'altra normativa a Ocre, è un altro comune che ha una storia amministrativa diversa dalla nostra. Se un cittadino non sa che Ocre non è comune dell'Aquila, se legge di 3mila casette, è ovvio arrivi a conclusioni sbagliate. Le casette autorizzate con l'ordinanza 58, nel nostro Comune, sono 1051. E non si può immaginare alcuna proroga all'ordinanza. E' chiarissima. Dovranno essere abbattute al momento in cui il proprietario tornerà dentro una abitazione ricostruita. Fanno eccezione le casette costruite in zona P4, per cui c'è l'ordine di demolizione. Tra l'altro, abbiamo ritirato l'ordinanza a tre famiglie che hanno dimostrato di avere ragione. Altra eccezione è per chi ha costruito in zone a vincolo decaduto. Si è riconosciuto loro un diritto minimo, un diritto di edificazione con indice molto basso. Ha dato parecchio fastidio: non è un caso che qualche importante consigliere comunale, un tecnico, abbia proposto 'modi differenziati'. Metti che a L'Aquila Est c'è chi possiede 30mila metri quadri di area a vincolo decaduto, con un indice di edificabilità dello 0.8  può costruire ben poco. Se magari aveva qualche progetto in testa, vede perdersi svariati milioni di euro.

Insomma, crede si siano sommate una serie di cose. Poi, c'è il Governo.
Il Governo, evidentemente, ha interesse a non darci i soldi. Ho qualche nemico a Roma, perché sto conducendo battaglie scomode. Il problema è che lo sto facendo da solo, senza l'aiuto della Regione e della Provincia. Anche Nusca, il coordinatore dei sindaci del cratere, ha sempre detto che sbagliamo.

Dunque, cosa sta pensando di fare?
Sono lacerato. Le persone che mi amano non capirebbero la scelta di confermare le dimissioni. Soprattutto in un momento come questo. Se non arriva il miliardo dai capitali estradati in Svizzera, se in altre parole non rispetteremo il cronoprogramma, L'Aquila è finita. Non possiamo perdere altri 10 anni. Il cronoprogramma è sacro: è un antidoto alla morte della città.

La sensazione è che intenda recedere dalle dimissioni.
Devo ragionare con un po' di persone. Ho una maggioranza, un consiglio comunale, una città che è fatta dal presidente della Fondazione Carispaq, da Confindustria, dai Sindacati, dall'Ance, dall'Università. Non posso muovermi da solo. La città adesso ha capito, c'è una battaglia ad alti livelli che si sta combattendo su L'Aquila. Se fossi nel Sole 24 Ore, ad esempio, farei di tutto perché il miliardo fosse investito sul cuneo fiscale piuttosto che assicurato alla ricostruzione dell'Aquila.

Sta pensando a rimpasti di Giunta?
In questo momento non sto pensando a rimpasti di Giunta. Non si tratta solo di persone, piuttosto di funzioni che possano essere utili alla città. Devo capire cosa sta accadendo in Italia. Sto pensando piuttosto ad alcune cose e invito anche la città a farlo: chi c'è stato a L'Aquila e ha combinato dei casini che potrebbero emergere nei prossimi mesi? Se emergerà qualcosa, non è meglio far passare l'idea di una città di mascalzoni? Quando Guzzanti dice che a L'Aquila sono tutti ladri, non fa forse il gioco di chi è venuto qui a far danni?

Ha lasciato intedere che le indagini potrebbero svelare altro. Se così fosse, qualora decidesse di revocare le dimissioni, non teme possa essere costretto tra qualche tempo a presentare di nuovo le dimissioni? A quel punto si che ci sarebbe il rischio di commissariamento.
Ho la coscienza talmente pulita da non temere quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi. Emergesse dell'altro, ne risponderanno i singoli. Anzi, ribadisco l'appello accorato alla Procura: fate presto a chiudere le indagini, fate chiarezza.

Appuntamento tra qualche giorno, dunque.
Devo capire come fare il bene della città. Di me diranno di tutto, che sono un pedofilo, cocainomane, che rubo caramelle e nutella. Quel che mi interessa è ristabilire un rapporto tra l'amministrazione e la città, anche se sono sicuro che i cittadini hanno oramai capito cosa sta accadendo. Lo dimostra la manifestazione di sabato, in piazza Duomo. E mi interessa recuperare il rapporto con l'Italia: come mai la stampa nazionale riporta con enfasi le parole di Trigilia quando sottolinea che il Governo non è il bancomat dell'Aquila e poi tace, però, sulla relazione presentata in Parlamento dal ministro che conferma quanto andiamo dicendo da mesi?

In effetti, nei minuti in cui stiamo pubblicando la notizia, Betty Leone - vice sindaca della città - ha confermato a NewsTown che, al termine della riunione di maggioranza, è stato chiesto ufficialmente al primo cittadino di recedere dalle dimissioni. La risposta è attesa nelle prossime ore. Mercoledi 22 gennaio, a mezzogiorno, in una conferenza stampa attesissima, Cialente con ogni probabilità ritirerà le dimissioni. 

di Roberto Ciuffini e Nello Avellani

Ultima modifica il Martedì, 21 Gennaio 2014 18:29

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