Lunedì, 21 Gennaio 2019 22:51

Abruzzo al centro della scena politica nazionale: le elezioni regionali sono un banco di prova decisivo verso le Europee per Lega e M5S

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“Va in scena il protagonismo e l’invasione di due vice premier e ministri che avrebbero cose importanti da fare per il Paese e, invece, la loro occupazione è, oggi, quella di solcare le piazze e le strade dell’Abruzzo”. Parole di Giovanni Legnini, candidato presidente della coalizione progressista, in riferimento alla presenza, massiccia, di Luigi Di Maio e Matteo Salvini in Regione in vista delle elezioni del 10 febbraio prossimo. 

In effetti, raramente si erano visti il ministro degli Interni e il ministro dello Sviluppo economico così coinvolti in una campagna elettorale. Segno che l’Abruzzo, in questo momento, è un banco di prova importante non tanto per il Governo quanto per i partiti che ne sono “azionisti” di maggioranza, il Movimento 5 Stelle e la Lega. Che si stanno dando battaglia, in Abruzzo almeno, persino su temi dell’agenda politica nazionale che condividono a Roma. Altra anomalia della campagna elettorale che stiamo vivendo.

Nei giorni scorsi, il segretario nazionale della rinata Democrazia Cristiana, Gianfranco Rotondi, ha dato voce, esplicitamente, ad un rumors che si rincorre da settimane, e cioè ad un presunto accordo tra Salvini e Di Maio per far vincere le elezioni al Movimento 5 Stelle; d’altra parte, se i pentastellati non dovessero conquistare neanche una delle regioni al voto, la posizione di Di Maio si indebolirebbe non poco, dando fiato a chi, dentro al Movimento, non ha digerito la svolta verso le politiche imposte da Salvini. Per equilibri di Governo, insomma, il ‘Carroccio’ avrebbe avallato una candidatura alla presidenza considerata debole – è il senso del ragionamento di Rotondi – provando a rompere la coalizione alla prima occasione utile, la presentazione delle liste.

Lo dicevamo: negli ambienti politici, la voce gira da tempo. Credibile? Poco, ad essere onesti. E lo dimostra, appunto, l’impegno di Salvini in campagna elettorale.

Piuttosto, la sensazione è che le regionali in Abruzzo rappresentino un passo decisivo verso le Europee del 26 maggio che potrebbero segnare la fine del governo guidato da Giuseppe Conte. Non è un mistero che Lega e Movimento 5 Stelle siano divisi su alcuni nodi strategici, si pensi alla Tav, ed è difficile che la convivenza possa durare ancora a lungo, senza snaturare, almeno, l’una o l’altra forza politica. Dunque, l’impressione è che Salvini e Di Maio vogliano ‘tirare’ fino alla fine di maggio, utilizzando come volano per le Europee le promesse di una campagna elettorale che non sembra avere fine, ed in particolare la riforma delle pensioni con ‘quota’ 100 da una parte e il reddito di cittadinanza dall’altro che, guarda caso, dovrebbero andare a ‘regime’ poco prima dell’appuntamento elettorale.

In questo scenario, le regionali in Abruzzo segneranno un momento determinante per tastare il gradimento di Lega e 5 Stelle. Se i pentastellati dovessero vincere le elezioni, conquisterebbero la loro prima regione italiana e avrebbero una straordinaria spinta d’entusiasmo; accadrebbe lo stesso se la Lega dovesse trascinare alla vittoria la coalizione di centrodestra, sebbene il candidato presidente sia espressione di Fratelli d’Italia.

Altro segnale piuttosto esplicito sul futuro: la Lega è indiscutibilmente la prima forza del centrodestra ma Salvini è consapevole che, da solo, con la politica dell’autosufficienza già praticata da Matteo Renzi, andrebbe poco lontano; ecco perché è importante mantenere saldi i rapporti con Fratelli d’Italia che sta preparando il ‘lancio’ di un nuovo progetto politico sovranista e conservatore, già ipotizzato ad Atreju, con la convergenza di Direzione Italia di Raffaele Fitto. Una operazione già avviata in Abruzzo, di nuovo, un laboratorio politico in questo senso, con la candidatura di Guido Quintino Liris in quota Direzione Italia nelle liste di FdI. L’obiettivo è chiaro: svuotare Forza Italia e rinnovare profondamente il centrodestra, con una impronta decisamente sovranista che segnerà le alleanze in Europa. Così si spiega l'ennesimo tentativo di ritorno in campo di Silvio Berlusconi.

Ecco perché le elezioni regionali abruzzesi segneranno un passaggio determinante per i futuri equilibri politici del paese, persino nel campo progressista, con l’esperimento Legnini cui sta guardando con interesse ciò che resta del fu centrosinistra. In un certo senso, l’appello al fronte unitario di Carlo Calenda va proprio in questa direzione.

Insomma, la battaglia politica tra Lega e Movimento 5 Stelle è reale, e nasconde, in controluce, le ragioni che porteranno, nei prossimi mesi, alla probabile rottura dell’accordo di Governo. A Vasto, Matteo Salvini ha ribadito che “i 5 Stelle non governeranno niente”, mettendo in evidenza le difficoltà dei pentastellati laddove sono stati chiamati ad amministrare la cosa pubblica; paradossale, se si pensa che la Lega ha dato vita ad un Governo con il Movimento. D’altra parte, Di Maio ha replicato sottolineando come la Lega sia in coalizione “con coloro che hanno fatto parte di quel centrodestra che ha contribuito a mettere in ginocchio la Regione”.

Ancor più dura Sara Marcozzi: "In Abruzzo la Lega non governerà un bel niente, perché ha scelto di correre nella maxi coalizione di centrodestra a braccetto con Silvio Berlusconi e sostenendo Marco Marsilio, un romano catapultato dalla Meloni per venire a commissariare l'Abruzzo. Matteo Salvini non venga qui a prendere in giro gli abruzzesi perché la Lega in Abruzzo ha scelto Forza Italia, Fratelli d'Italia e Udc, tutto il vecchio carroccio che ha già massacrato il Paese e l'Abruzzo. Non la butti in caciara per confondere le acque e smarcarsi dai suoi reali alleati, i cittadini d'Abruzzo non sono così ingenui", la stoccata. Marcozzi ha toccato anche alcuni temi di politica nazionale, che attengono alle azioni messe in campo dal Governo pentaleghista: "Il M5S ha le idee ben chiare su cosa è meglio per l'Abruzzo, certo non si può dire lo stesso della Lega che nelle piazze porta avanti i soliti vecchi slogan sull'immigrazione senza parlare dei problemi reali dell'Abruzzo e di come intende risolverli”. In un momento così delicato per il governo, alle prese con una nuova emergenza umanitaria, si tratta di parole che gettano benzina sul fuoco, considerato, d’altra parte, che l’anima del Movimento che fa riferimento al presidente della Camera Roberto Fico non ha mancato di manifestare un certo mal di pancia per l’atteggiamento di Di Maio e di altri ministri pentastellati sull’argomento.

Non solo. Marcozzi ha toccato un altro argomento ‘caldo’ in queste ore, l’infrastrutturazione energetica del paese: “Matteo Salvini si è dichiarato favorevole alle trivellazioni e agli inceneritori. Siamo ancora in attesa che la Lega abruzzese ci faccia sapere, assieme a tutto il centrodestra, da che parte stanno: sono pro o contro alle trivellazioni nel nostro mare? Pro o contro gli inceneritori accanto alle nostre case? Pro o contro tutte quelle opere per cui i nostri concittadini hanno già combattuto per anni?". Sono domande che attengono, di nuovo, ad una dimensione nazionale, di governo, oltre le questioni abruzzesi; sono i motivi stessi delle spaccature tra le forze di maggioranza al governo che, su questi temi, devono una risposta al paese oltre che alla comunità abruzzese.

Ci attendono tre settimane intensissime.

Ultima modifica il Martedì, 22 Gennaio 2019 09:37

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