Venerdì, 24 Gennaio 2014 10:29

Regione, scandalo rimborsi: l'inchiesta della Procura e le reazioni della politica

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"Non ne so nulla, sto tornando da Roma, certo la cosa strana è che questa notizia esca in prossimità della campagna elettorale". 

Parole del governatore Gianni Chiodi, a qualche minuto dal lancio di agenzia che annunciava gli avvisi di garanzia che hanno gettato nella bufera la Regione Abruzzo. Già qualche giorno fa, il 3 gennaio, Chiodi aveva paventato il timore che - in vista delle elezioni - qualcuno tentasse di avvelenare i pozzi. "Ho sentore di rumors. Mi dicono che De Fanis sarebbe stato avvisato a giugno, magari da me, delle inchieste a suo carico? Allora é bene dire che quelle cose le dicevano tutti, specie quelli del centrosinistra. Tutti ne parlavano. Non vorrei proprio che da qui alle elezioni ci fossero altri rumori stile giugno scorso".

In realtà, le voci su di una possibile indagine sui rimborsi si accavallavano già da qualche settimana. Chiodi ha assicurato alla redazione de 'Il Centro' di non avere nulla da temere: "Quel che spendiamo è tutto documentato e ci sono limiti precisi: se io vado a Roma, per incontri legati al mio ruolo, ho diritto di aver rimborsato il mio pasto e il mio pernottamento. Stop. Se altre persone pranzano con il sottoscritto, la spesa non mi viene restituita. Gli uffici regionali controllano le note spese ad una ad una e defalcano tutto quello che non è consentito. Diverso è il discorso delle spese di rappresentanza: se io ospito un ministro o un ambasciatore, come è capitato per esempio con Mario Monti quando venne all'Aquila, è doveroso offrire il pranzo. In questo caso, si scrive sul retro della ricevuta quali sono le personalità che hanno partecipato. E ricordo che le spese di rappresentanza sono state tagliate del 75% proprio dal sottoscritto".

Sereno, almeno a parole, anche il Presidente del Consiglio Regionale, Nazario Pagano, da qualche giorno coordinatore regionale di Forza Italia: "La magistratura sta portando avanti in Italia una verifica delle spese dei gruppi consiliari delle Regioni. E la procura di Pescara si è allineata: ma non c'è nessuna 'rimborsopoli d'Abruzzo'". Lo ha detto stamani in conferenza stampa (nel video). Con lui c'erano gli assessori Carpineta e Castiglione, oltre ai consiglieri Chiavaroli, Sospiri, Venturoni e Petri. "Questa inchiesta - ha osservato - non riguarda, come è evidente, le spese pazze di alcune Regioni. Al Consiglio regionale dell'Abruzzo vengono contestate irregolarità nei rimborsi di fatture relative a soggiorni in hotel e ristoranti, presentate a seguito di missioni istituzionali, come già emerso anche sulla stampa, di entità più che modeste. Nessuno scandalo, né uso distorto del denaro pubblico, bensì incongruenze nella compilazione dei modelli di rimborso. Gli addebiti riguardano strutture (sia in Italia, che all'estero) convenzionate, che sono state individuate dagli organizzatori degli eventi, ai quali abbiamo partecipato, o dai nostri funzionari e, quindi, non certamente imputabili a scelte individuali. Le missioni istituzionali, è bene precisarlo - ha aggiunto Pagano - sono previste da un regolamento interno del Consiglio regionale (che proveremo agli inquirenti è sempre stato rispettato) e che hanno un obiettivo: valorizzare e promuovere la nostra amata Regione. Non accetteremo di essere definiti una Regione che sperpera il denaro pubblico - ha quindi sottolineato il presidente del Consiglio - quando nel corso di questa legislatura siamo riusciti a ridurre del 40% i costi di funzionamento degli organi politici, nonché - nel mio caso - a tagliare del 70% le spese di rappresentanza, rispetto al precedente ufficio di presidenza. E, poi, va detto che l'inchiesta riguarda il periodo compreso tra il 2009 e il 2012. Manca, dunque - come confermato dalla stessa magistratura - l'anno 2013. E' evidente che le indagini non sono ancora concluse. Quindi, il dubbio é legittimo: perché proprio ora, a ridosso dell'appuntamento elettorale, e con queste modalità? E' chiaro che più di qualche perplessità è legittima e noi faremo le nostre valutazioni nelle sedi e con i tempi opportuni, a partire dall'enigmatica competenza della Procura di Pescara".

 

In attesa dei dovuti chiarimenti, a quattro mesi dalle elezioni, la Regione è finita nel mezzo di una vera e propria tempesta.

 

"Il quadro emerso è un campionario di omissioni e raggiri tendente a lucrare ad ogni favorevole occasione in ogni ambito e per qualsiasi cifra. Questo malcostume è ormai assurto a normalità avendo interessato quasi interamente i componenti dell'intero arco politico rappresentato in consiglio regionale". E' uno dei passaggi emblematici dell'informativa della Procura di Pescara. Risultano indagati Gianni Chiodi, Nazario Pagano, il vicepresidente del Consiglio Giorgio De Matteis, il vicepresidente della Giunta Alfredo Castiglione, gli assessori di centrodestra Di Dalmazio, Masci, Febbo, Gatti, Giuliante, Carpineta, De Fanis, Di Paolo, Venturoni, i consiglieri di centrodestra Argirò, Chiavaroli, Nasuti, Petri, Prospero, Sospiri, Terra e Tagliente, il consigliere di Sel Caramanico, D'Alessandro dell'Idv, Verì e Costantini del Gruppo Misto.

Gravissime le accuse: truffa aggravata ai danni dello Stato, peculato, falso ideologico. E' l'ennesimo scandalo che investe l'assise guidata da Gianni Chiodi. Sono già stati arrestati tre assessori in 5 anni di consiliatura. Eclatanti gli arresti di Venturoni per le vicende legate ai rifiuti o l'inchiesta sul gruppo Stati che al di là delle contestazioni penali sembrò svelare uno scenario di potentati parzialmente occulti. L'ultimo arresto dell'assessore De Fanis, poi, ha svelato nuovamente scenari occulti, specie nella vicenda ancora da chiarire sulla fuga di notizie e sulla decisione d'imperio di spostare le elezioni di sei mesi oltre la naturale scadenza del mandato.

Sono stati i carabinieri di Pescara a ricostruire quest'ultima vicenda, legata ai rimborsi gonfiati, e a mettere insieme, in una informativa di oltre 300 pagine, una lunga serie di prove documentali: fatture (alcune corrette a penna), ricevute, dettagli delle trasferte, interrogatori di albergatori e ristoratori. "Nell'arco temporale 2009-2012 in relazione alla loro attività di rappresentanza esterna - si legge nel provvedimento, in riferimento agli indagati - rendicontavano: fatture di vitto e alloggio per missioni prive delle necessarie autorizzazioni, ovvero mai effettuate; fatture di vitto e alloggio artatamente gonfiate negli importi (che prevedevano pertanto l'estensione dei benefici anche ad altri individui - parenti e non - che non avevano alcun titolo ad usufruirne); fatture relative ad alloggiamenti e strutture di lusso non consentite dalle norme regionali, ma giustificate con false dichiarazioni di indisponibilità di strutture di minor livello".

Suite negli alberghi a 5 stelle, ristoranti di lusso, vacanze alle terme. Le missioni istituzionali si trasformavano, a leggere l'informativa, in viaggi di piacere con i soldi pubblici. E il prezzo dello spreco è calcolato in 80mila euro. Era tutto abbastanza semplice: bastava utilizzare la carta di credito della Regione per ottenere una fattura taroccata dall'esercente, dove far risultare la spesa solo per una persona quando, invece, a utilizzare i servizi di lusso erano almeno in due. A volte anche in cinque.

 

Al presidente della Regione, Gianni Chiodi, contestati 24mila euro

 

Le cifre più alte sarebbero contestate a Chiodi e Pagano. In particolare, al governatore vengono contestate spese gonfiate per 24mila euro. Tra i documenti sotto la lente di ingrandimento della procura di Pescara quelli riguardanti le trasferte a Roma, Torino, Taormina, Arezzo, Nizza. Nel mirino, ad esempio, un pasto al ristorante "Il vecchio porco" di Milano per un totale di 227 euro. Il conto riguarderebbe una sola persona, in realtà i coperti risulterebbero più di uno. Negli episodi figura anche un soggiorno presso l'albergo a 5 stelle "Il Principe di Piemonte" di Torino. Al vaglio degli inquirenti anche un viaggio a Washington. In quell'occasione, Chiodi avrebbe pagato con la carta di credito istituzionale la somma di 2.800 euro per il biglietto aereo in classe business per la moglie, mentre i funzionari che hanno partecipato al viaggio avrebbero pagato il biglietto in economy plus 744 euro. Il governatore avrebbe pagato il suo biglietto con altri canali.

Per quanto riguarda il vice presidente della Regione Alfredo Castiglione, l'attenzione è rivolta su alcuni pasti consumati a Roma al ristorante "Il Bolognese", a Capri, Anacapri, S. Benedetto. Nel mirino anche una cena a Bari a base di aragoste per un totale di 202 euro con ricevuta a carico di una persona. I partecipanti invece sarebbero stati almeno due. Al vaglio anche un soggiorno di una notte a Roma per tre persone, in una sola camera, all'hotel "Piazza di Spagna" per un totale di 411 euro.

Per quanto riguarda il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano gli episodi riguardano soggiorni in alberghi a 5 stelle a Rimini e Amsterdam. Anche a Mosca il presidente avrebbe alloggiato per due notti in un albergo a 5 stelle per un totale di 702 euro. Nel mirino anche le trasferte a Barcellona, Caracas, Toronto. In alcuni viaggi avrebbe partecipato anche la moglie di Pagano. Anche per quanto riguarda l'assessore Mauro Febbo nel mirino della procura ci sono alberghi e pasti consumati durante le trasferte istituzionali, ad esempio in Sardegna, a Verona, Roma, Cernobbio, Milano, Bruxelles, New York.

 

Le reazioni di consiglieri e assessori indagati

 

Sospiri (Pdl): "Accusa fantasiosa"

Nell'aprile 2010, il consigliere regionale Sospiri, del Pdl, partecipa a Vinitaly. "Pernotta al Green Park Hotel di Peschiera del Garda al costo di 210euro, consuma un pasto al ristorante 'Al Bersagliere' di Bardolino al costo di 139euro e un pasto presso l'area di servizio 'Pioppa Ovest' da 80.30euro. Chiede un rimborso di 652.20euro e nell'esibire le ricevute fiscali omette di indicare che si trattava di due camere doppie utilizzate unitamente ad altre 3 persone e che i pasti erano stati consumati in 6". Così, la contestazione della Procura di Pescara. "Accusa fantasiosa e indagine risibile, mi si contestano 80euro", si difende Sospiri. Un episodio tra gli altri che testimonia però, a detta degli inquirenti, un sistema comune: la richiesta di rimborsi gonfiati ed indebiti.

Chiavaroli (Forza Italia): "Contestano una camera"

"Mi contestano il rimborso di una camera a Verona", spiega Chiavaroli (Forza Italia). "Stando ai miei calcoli, la somma però è giusta. Al massimo, si scosterebbe di 20euro". 

Caramanico (Sel): "Il 12 febbraio sarò interrogato e avrò modo di chiarire ogni dubbio"

"Ieri, nel tardo pomeriggio, mi sono recato dai Carabinieri di Pescara che mi hanno notificato l'avviso di garanzia", chiarisce Franco Caramanico di Sinistra Ecologia e Libertà. "I fatti oggetto di indagine sono relativi ad un viaggio in Canada, tenutosi dal 10/02/2010 al 15/02/2010, dove andai insieme al presidente del consiglio regionale Nazario Pagano, per partecipare ad una iniziativa con Sergio Marchionne per la raccolta di fondi per il terremoto. I fatti che mi contestano sono i seguenti. Nell'esibire le ricevute fiscali rilasciate dalla struttura ricettiva e dai ristoranti ho omesso di indicare che: ho alloggiato in un hotel di lusso, i pasti da 11,77euro e 68,18euro erano stati rispettivamente consumati da 4 e 3 persone. Premesso che mai nella mia vita, e ancor più nella mia carriera politica, ho scelto di soggiornare in hotel di lusso, in questo caso la prenotazione fu fatta dagli organizzatori dell'incontro (e non da me e dai miei collaboratori). Inoltre, ho consegnato le ricevute alla Regione che ha provveduto a rimborsarmi ma mi si contesta che non ho specificato il numero di persone che hanno beneficiato dei pasti (deducibile dagli scontrini). Il 12 Febbraio sarò interrogato e avrò modo di chiarire ogni dubbio. Sono sereno".

Costantini (Mov139): "Contestazione tra i 30 e i 70 euro"

"La contestazione è tra i 30 e i 70euro", sottolinea Costantini (eletto nell'Idv e oggi M139). "Gli inquirenti, però, non sanno che, se anche fosse così, io quei soldi li ho già rimessi". Spiega di aver creato, dal 2009, una sorta di "fondo rischi nelle casse del gruppo" per mettersi al riparo dall'intreccio di fatture, spee e rimborsi che avrebbe potuto portare ad una situazione disordinata. "Avevo già creato con i soldi miei una sorta di assicurazione: quindi anche se quella contestazione fosse vera, i soldi ci sarebbero già".

Masci (Rialzati Abruzzo): "Ricevo dopo 19 anni di attività il primo avviso di garanzia"

"Oggi ricevo dopo 19 anni di attività politica il mio primo avviso di garanzia", scrive Carlo Masci in una nota. "Mi vengono contestate 9 ricevute di ristoranti di Roma per importi che variano da 49 a 73 euro per consumazioni effettuate in occasione delle mie 80 visite istituzionali nella capitale per conto della Regione dal gennaio 2009 al dicembre 2011, per un totale di circa 500euro. Sostengono i pm che le 9 ricevute non sarebbero per un pasto cadauna, così come in esse indicato, bensì per due. L'altra contestazione riguarda il fatto che nei moduli delle missioni (quasi tutte a Roma alla Conferenza delle Regioni, su delega del Presidente), predisposti come da prassi dagli uffici regionali, vi è soltanto la frase generica "missione istituzionale" e non la motivazione della stessa. Questa genericità, derivante da una prassi degli uffici regionali risalente nel tempo, costituirebbe, a detta dei pm, un reato. Ringrazio i tanti che mi hanno espresso solidarietà senza neanche conoscere gli addebiti contestatimi. Leggendo queste poche righe sono certo si tranquillizzeranno".

D'Alessandro (Idv): "Avvenuto l'opposto di quanto contestato"

"Premesso che non credo ad 'aggressioni giudiziarie' né a complotti, né a dietrologie di alcuna natura, ma credo che sia diritto della magistratura indagare, della stampa informare e dei cittadini ad essere informati, nonché di chi è inquisito a potersi difendere, do conto di come si sono svolti i fatti. Riguardo alla missione a Verona (Vinitaly) è avvenuto esattamente l'opposto di quanto contestato, ovvero che nell'esibire le ricevute fiscali si è omesso scientemente di indicare l'utilizzo della camera d'albergo insieme ad altra persona e che i pasti erano stati consumati da 2 persone. In realtà, nel prospetto di riepilogo spese fornito in copia conforme, si chiede espressamente la liquidazione al 50% delle spese d'albergo e di vitto. A tal fine è sufficiente assumere informazioni dai funzionari degli uffici preposti. Riguardo alla missione a Varenna (Convegno Studi Amministrativi) - spiega sempre D'Alessandro - gli scontrini/fattura sono regolarmente allegati e per quanto attiene la fattura di 80euro della taverna Colleoni dell'Angelo, è avvenuto esattamente il contrario di quanto contestato: 'nell'esibire le ricevute fiscali e nell'omettere scientemente di indicare l'utilizzo della camera d'albergo insieme ad altra persona e che il pasto era stato consumato da 2 persone; nel non aver esibito ricevute relative ai pasti consumati per complessivi 60 euro'. In realtà, la cena fu consumata non da 2, ma da 3 persone, di cui 2 consiglieri regionali. La somma dovuta fu interamente liquidata di propria tasca dai suddetti consiglieri, ai quali fu rilasciata ricevuta fiscale, su specifica richiesta degli stessi, per un importo notevolmente ridotto di 80 euro ciascuno. Per quanto attiene il pernottamento in albergo, il prezzo per la camera uso singola e quello per la camera uso doppia era sostanzialmente identico, come risulta dalla libera visione del sito internet dell'hotel. Riguardo il fatto di non aver esibito ricevuta relativa al pasto di 60 euro - prosegue il consigliere dell'Idv - la stessa esiste ed e' agli atti. Altrimenti non si vede come gli uffici preposti avrebbero potuto corrispondere il relativo rimborso".

 

Le reazioni politiche

 

Paolucci (Pd): "Chiodi ha fallito anche su etica e trasparenza"

"Siamo garantisti e non faremo come Chiodi, che sulle indagini che hanno coinvolto esponenti di altri partiti si è comportato sempre da sciacallo. Ora che invece le indagini lo coinvolgono direttamente, travolgendo la sua coalizione già sconquassata da ben tre arresti di assessori senza che abbia mai sentito la necessità di dimettersi, non mutiamo atteggiamento, confidando sempre nel lavoro della magistratura, nei tempi rapidi delle indagini e negli strumenti consentiti alla difesa". A dirlo è Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd. "Tuttavia, resta senz'altro l'amarezza nel vedere l'Abruzzo governato da chi si erge a paladino della legalità ed è invece al centro di un enorme deficit di trasparenza, etica, partecipazione. E' per questo che quando avremo chiuso la cupa stagione di questi 5 anni e mezzo di centrodestra, da giugno inizierà una nuova stagione di sobrietà. Rimoduleremo le indennità dei consiglieri regionali usando come parametro i sindaci delle città capoluogo e i costi veri dell'iniziativa politica dell'eletto regionale, e verrà resa obbligatoria la rendicontazione immediata, trasparente, di ogni spesa. Lo dobbiamo ai cittadini e all'enorme crisi economica che stiamo vivendo".

Pezzopane (Pd): "Si sarebbe già potuto votare a dicembre e questa vicenda non avrebbe neanche sfiorato la campagna elettorale"

"Chissà se una parte della stampa nazionale, che nelle scorse settimane ha gettato fango sull’Aquila, dopo le vicende che hanno interessato il Comune, continuerà la campagna denigratoria per alimentare ombre e parlare di uno stato generale di malaffare", si domanda la senatrice Stefania Pezzopane. "Mi auguro di no, perché l’immagine e il bene dell’Abruzzo e dell’Aquila vengono prima di ogni cosa. A differenza di altri, non gioisco delle inchieste, né tanto meno mi rallegro se la macchina del fango mediatica scredita la mia regione, la mia città. Non intendo fare sciacallaggio politico, come è stato fatto dopo le vicende del Comune dell’Aquila. Certo le responsabilità emerse sono gravi, anche se spero che tutti possano chiarire la loro posizione e dimostrare la loro estraneità. Tuttavia mi chiedo se dopo la pioggia degli avvisi di garanzia ci sarà qualcuno pronto a rassegnare le dimissioni.
Tutti quelli che fino a ieri inneggiavano alle dimissioni del Sindaco Cialente, che lo ribadisco, non è stato sfiorato da alcun avviso di garanzia, tutti quelli che hanno usato toni trionfalistici o moralizzatori, tutti quelli che hanno invocato le responsabilità politiche, dal momento che non potevano appigliarsi a quelle penali, avranno ora la coerenza di chiedere a se stessi le dimissioni? Al presidente Chiodi che invoca il fumus persocutionis, prima del voto regionale, vorrei ricordare che se non avesse messo in campo la sveltina della proroga salva-poltrone, si sarebbe già potuto votare a dicembre e questa vicenda non avrebbe neanche sfiorato la campagna elettorale".

Vacca (Movimento 5 Stelle): "Grave questione morale in Abruzzo, ovviamente bipartisan"

Il Movimento 5 Stelle chiede "dimissioni immediate, di tutti gli indagati, subito. Dimissioni vere, non alla Cialente. L'Abruzzo - incalza Vacca - non può essere umiliato continuamente da politici incapaci e coinvolti in vicende giudiziarie. Questa non era la giunta della trasparenza e della legalità?".

Sollecitando le dimissioni degli indagati, il deputato Cinque Stelle aggiunge che dovrebbero rimanere "fuori dalla scena politica, insieme all'indagato candidato del centrosinistra Luciano D'Alfonso", ex sindaco di Pescara. "Gli abruzzesi meritano di meglio che candidati che alternano incontri elettorali a incontri con avvocati e appuntamenti in Procura". A chiedere le dimissioni è anche Pio Rapagnà, che ha già annunciato di volersi candidare alle regionali con il Mia Casa d'Abruzzo

3e32: "Basta giochi sulla nostra pelle"

"Già nel settembre 2011 fummo l’unica voce che, durante lo sciopero generale indetto della Cgil, chiese espressamente le dimissioni del Governatore (allora anche Commissario della ricostruzione) Gianni Chiodi perché, scrivevamo allora: "Non possiamo permetterci di assistere alla morte sociale del nostro territorio: la città non c’è, il lavoro non c’è, le case non ci sono, l’ospedale non c’è. Tutti gli sforzi sono concentrati a favore degli interessi delle cricche, nonchè a frenare una rinascita autentica e dal basso". A scriverlo è il comitato 3e32. "Lo pensiamo tuttora. In quel giorno di settembre, andammo fin sotto casa sua a gridare forte: "Da L’Aquila con rabbia Chiodi dimissioni".

Il comitato ribadisce con forza che il governatore "deve sparire dalla vita politica e pubblica abruzzese. Tre assessori arrestati in cinque anni e, ora, più di venti tra assessori e consiglieri indagati. E’ l’ennesima dimostrazione del fatto che il problema non è relativo al singolo caso o alla “pecora nera”, ma ad un sistema di clientele e favori ormai consolidato ed accettato. Noi, che pecore non siamo, lo abbiamo sempre denunciato, e per questo subiamo continuamente processi: per esempio, il 3 febbraio ci sarà la prima udienza per la manifestazione che organizzammo mentre Berlusconi, Chiodi e Cialente premiavano Bertolaso al Dicomac. Anche per questo ci sembra vergognoso che si permetta di parlare Franco Gabrielli, che di quel sistema è stato uno dei primi responsabili".

"Abbiamo l’obbligo di dimettere Chiodi soprattutto per le politiche che in questi anni ha intrapreso", conclude il 3e32. "Nessuna attenzione alla ricostruzione del cratere (con annesso dirottamento di fondi); smantellamento scientifico del sistema sanitario; ripianamento del bilancio con i soldi dell’assicurazione sul sisma; tagli alla cultura e al welfare; aumento colpevole della disoccupazione. Come nel gennaio 2011 pensiamo sia l’ora che, anche in Abruzzo, si costruisca un movimento di opposizione sociale che scenda in strada e chieda – ieri come oggi – le dimissioni di Gianni Chiodi, finora troppo sicuro di restare al suo posto senza problemi. Dimettiamolo definitivamente, prima che si dimetta da solo, per lanciarsi in una nuova ipocrita campagna elettorale. Basta giochi sulla nostra pelle".

 

L'ombra sull'inchiesta

 

Il segretario dei Radicali Abruzzo, Alessio Di Carlo, allunga ombre pesantissime sull'inchiesta della Procura di Pescara: "La nuova bufera gudiziaria che ha investito la nostra Regione, con l'invio di una informazione di garanzia a 25 tra consiglieri, assessori oltre che al presidente della Giunta, Chiodi, e del Consiglio, Pagano, è la prova di come esista un vero e proprio 'Caso Abruzzo', rappresentato non da presunti malcostumi della politica locale, quanto dal comportamento di una parte della magistratura che ormai sembra aver posto un vero e proprio diritto di veto sulle scelte esercitate - o da esercitare - da parte degli elettori abruzzesi".

L'inchiesta è coordinata dai pm Giampieri Di Florio e Giuseppe Bellelli. "Ormai - afferma Di Carlo - non basta più limitarsi ad invocare il principio di presunzione di innocenza, ricordare i tanti casi in cui le inchieste si sono risolte in un nulla di fatto oppure denunciare la tempistica con cui vengono recapitate le informazioni di garanzia: occorre mettere in relazione tutto ciò con altri elementi, quali la presenza in pompa magna degli stessi pm che oggi sono titolari dell'inchiesta ad una recente convention di un illustre candidato del centrosinistra alle prossime regionali, oppure con la nomina dell'ex procuratore capo di Pescara a 'consulente per la legalita'' del Comune di L'Aquila". Per l'esponente radicale "il quadro che ne viene fuori è inquietante ed è rappresentato dal passaggio di consegne che la politica ha fatto, dal diritto di voto in mano agli elettori al diritto di veto in capo alla magistratura".

La vicenda accennata da Di Carlo risale al dicembre del 2012. A denunciarla Pierluigi Battista, firma di punta del Corriere della Sera che, su Facebook, si lasciò andare a pesantissime osservazioni: "Sapete cosa succede a Pescara attorno alla procura che ha fatto condannare Del Turco?", chiede il giornalista, intimo amico di Del Turco, "Nicola Trifuoggi, procuratore capo in pensione da qualche mese, appoggia la candidatura nel Pd abruzzese di Luciano d’Alfonso, indagato dalla procura e tutt’ora con quattro processi a carico, due in appello a Pescara. Al convegno di presentazione della candidatura di D’Alfonso ad applaudire in prima fila c’erano Bellelli e Di Florio, i due pm del processo Del Turco".

Una bordata che - poco più di un mese dopo - assume, evidentemente, altri contorni. Con Trifuoggi che è stato nominato vicesindaco della Giunta Cialente, per l'intermediazione di Luciano D'Alfonso. E con i pm Bellelli e Di Florio che hanno coordinato l'inchiesta che rischia di spazzare via le aspirazioni di Gianni Chiodi ad una rielezione a Presidente della Regione Abruzzo. 

L'atmosfera è tesissima. Già fissati gli interrogatori, che si terranno il 4 e il 12 febbraio. 

 

Ultima modifica il Domenica, 26 Gennaio 2014 01:44

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