E' stata una conferenza stampa lunga e articolata quella che nel pomeriggio ha avuto come protagonista il consigliere comunale di Appello per L'Aquila Ettore Di Cesare. Il matematico, in questi giorni, si è espresso più volte duramente sull'amministrazione. Inoltre, è stato tra i protagonisti delle assemblee che hanno animato Piazza Duomo nei giorni delle dimissioni del sindaco Cialente, assieme all'altro consigliere “civico” Vincenzo Vittorini. I due, sono stati tra i pochi della minoranza consiliare ad esprimersi n seguito agli arresti per presunte tangenti e alle conseguenti dimissioni di Cialente.
Il ritiro delle dimissioni. Di Cesare torna ovviamente sul ritiro delle dimissioni da parte di Cialente, avvenuto l'altro ieri: "Il 12 gennaio ha dichiarato di voler tornare a lavorare in ospedale e di aver concluso la sua esperienza politica – ha evidenziato – avevamo anche apprezzato pubblicamente il suo gesto di responsabilità. Dopo dieci giorni, senza che nulla fosse accaduto rispetto al momento delle dimissioni, ritorna dando motivazioni esclusivamente populiste come, ad esempio, i fiori ricevuti a casa e i tanti attestati di solidarietà”. Di Cesare ritiene che l'incarico di vicesindaco a Nicola Trifuoggi sia dovuto essenzialmente a una operazione di facciata: "Le tecniche di spartizione continueranno ad essere le stesse. La trasparenza non va annunciata, ma va praticata quotidianamente attraverso atti amministrativi". Il riferimento è alla norma sull'incompatibilità degli incarichi che Appello per L'Aquila ha proposto e ottenuto all'interno della "Legge Barca". Una norma che causò la decadenza del consigliere dell'architetto Piero di Piero.
I puntellamenti. Durante la conferenza stampa Di Cesare ha ricostruito, attraverso alcuni comunicati e articoli di giornale, gli avvenimenti di poco precedenti agli arresti dell'8 gennaio. Il 7 dicembre scorso, infatti, Appello per L'Aquila era intervenuto sulla stampa per "evidenziare l'inadeguatezza" del dirigente comunale Mario Di Gregorio nella questione della vendita dei puntellamenti: "Anche riguardo al bando di gara milionario sulla rimozione dei puntellamenti – si leggeva nella nota – è mai possibile che sia gestito dallo stesso Di Gregorio che a suo tempo si occupò dell'affidamento dei lavori sui puntellamenti?". Oggi Di Cesare ha ribadito che sarà importantissimo verificare puntualmente la corrispondenza del materiale di messa in sicurezza venduto e quello che risulta dalle fatture pagate a consuntivo nel periodo emergenziale. Della vendita dei puntellamenti si sta occupando da mesi anche NewsTown, ma ad oggi ancora non è noto il nome del vincitore del bando, cui hanno risposto sei imprese. L'esponente di ApL ha anche accennato alla reazione del sindaco Cialente ai suoi attacchi delle settimane scorse, avvenuti in seguito alle intercettazioni telefoniche e ambientali pubblicate da NewsTown a metà dicembre. Il 16 dicembre, infatti, Cialente sosteneva che sui puntellamenti furono fatte scelte oneste e trasparenti, attaccando Di Cesare, che veniva chiamato “ominicchio” e “quaquaraquà”. Il testo integrale che il sindaco affidò al social network Facebook fu riportato il giorno dopo dal quotidiano Il Centro. "Allora la risposta di Cialente fu un insulto – ha affermato oggi Di Cesare – ma la storia ci ha dato ragione".
L'attacco a Rifondazione e Sel. C'è spazio anche per un attacco ai partiti che sostengono la maggioranza in comune. Gli arresti e le dimissioni poi ritirate di Cialente hanno creato un punto di cesura, evidentemente, tra il gruppo civico e i partiti di maggioranza più ideologicamente affini, come Rifondazione Comunista e Sinistra Ecologia e Libertà: "Avete sentito un'autocritica da parte dei partiti di maggioranza? - chiede Di Cesare ai giornalisti - Io no. Ho visto solo una pericolosa chiusura autoreferenziale, un arroccamento a difesa del sistema che tutti alimenta e tutti sostiene. I partiti della maggioranza, a partire da Prc e Sel, sono complici di questa situazione. Hanno avuto l'ultima possibilità di dissociarsi davvero da questo sistema clientelare, ma a questo punto ne fanno parte a pieno titolo. Nessuno, ormai, si deve permettere di fare il partito di lotta e quello di governo. O si sta da un lato, o da un altro. Hanno fatto una scelta di campo, auguri". Non si risparmia un attacco al centrodestra: "E' strano che De Matteis abbia proferito verbo il giorno prima dell'annunciato ritiro. Anche queste pantomime fanno parte di una concezione della politica lontana da noi anni luce".
La mancanza di pianificazione. Secondo Appello per L'Aquila Massimo Cialente avrebbe dovuto confermare le dimissioni anche e soprattutto per i risultati politici ottenuti in questi anni: "La strategia per la ricostruzione comprende anche i rapporti con le alte sfere istituzionali: l'Europa, il governo, l'università etc. La valutazione dei risultati politici di quella tattica? Il completo isolamento della città". "L'altro vero fallimento - continua Di Cesare - è che non c'è una strategia e una programmazione basata sull'interesse collettivo per la ricostruzione e il futuro economico e sociale del nostro territorio. Si sta affrontando la ricostruzione come se la città fosse la semplice somma degli aggregati. Così si ricostruirà qualche aggregato ma non si ricostruirà mai la città. Per rifondare L'Aquila c'è bisogno di studio, strategia e programmazione. E soprattutto di confronto con tutto quello che viene detto in giro per il mondo".
Il consiglio comunale. Il sindaco si è dimesso e ha anche ritirato le dimissioni. Nel frattempo, il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti non ha ritenuto opportuno convocare un consiglio straordinario: "Si dimette il sindaco e non è stato convocato un consiglio comunale. Noi l'abbiamo chiesto il giorno dopo per mezzo stampa. Ma ci pareva ovvia la necessità della convocazione di un consiglio comunale. Benedetti è un presidente che ha totalmente abdicato alla sua funzione istituzionale. Inoltre, non è opportuno che sia il legale di Riga. Non viola nessuna norma, ma esiste il senso di opportunità per una carica. Benedetti dice che le inchieste hanno solo sfiorato il comune, forse si riferiva al comune di Barete". Tuttavia, nessun consigliere della minoranza ha proposto un consiglio straordinario, come abbiamo già evidenziato qualche giorno fa. E' bene ricordare che, con una richiesta firmata da sette consiglieri, il presidente è costretto a convocare, entro venti giorni dalla richiesta, un consiglio comunale straordinario.