“Voglio porgere un ringraziamento non rituale alle candidate e ai candidati, ai volontari, alle forze civiche e politiche che hanno sostenuto il progetto, alle cittadine e ai cittadini che hanno partecipato e ci hanno attribuito consenso un consenso significativo, importante, che ci legittima a svolgere un ruolo di opposizione incisiva mirata a coltivare gli interessi dell’Abruzzo, i diritti degli abruzzesi, a partire dalla ricostruzione e dal lavoro”.
E’ visibilmente stanco Giovanni Legnini.
All’indomani del voto, però, ha voluto convocare una conferenza stampa, all’Emiciclo, per ringraziare chi ha condiviso con lui il viaggio della campagna elettorale e commentare un risultato che, sottolinea, “può essere letto in termini di delusione, ma ha determinato una certa attenzione, un apprezzamento positivo in Abruzzo e a livello nazionale”. Un progetto politico che consegue “una cifra elettorale pari al 12% in più del voto politico dello scorso anno”, rivendica Legnini che pure riconosce la schiacciante vittoria del centrodestra e rinnova gli auguri al governatore eletto Marco Marsilio.
“Non è possibile comparare il voto di ieri con le regionali del 2014”, aggiunge l’ex vice presidente del Csm; “allora, si votò lo stesso giorno delle Europee e questo incise positivamente sull’affluenza. Inoltre, il Pd – quel giorno stesso – conseguì il 40% di consensi a livello nazionale: si tratta, evidentemente, di un’altra era geologica e politica, in alcun modo comparabile a quella che stiamo vivendo”. Inoltre, si è arrivati al voto anticipato rispetto alla scadenza naturale della legislatura “per effetto delle dimissioni del presidente Luciano D’Alfonso con la scia di polemiche che conosciamo – ha proseguito Legnini – con un giudizio dell’esperienza passata che avete registrato in modo chiaro”.
Parole piuttosto esplicite.
Tuttavia, Legnini non si abbandona a recriminazioni, piuttosto si dice “preoccupato dell’avanzata della destra, in Abruzzo e così in Italia, col carico di messaggi non condivisibili di cui è portatrice”. In questo senso, “il risultato della Lega è stato assolutamente rilevante, per gran parte atteso ma non in questa misura, e caratterizzato da un utilizzo piuttosto disinvolto delle funzioni di Governo. Non si è mai visto un ministro dell’Interno, responsabile della sicurezza nazionale, essere presente per 10 giorni sul territorio regionale a fare campagna elettorale; d’altra parte, non si è mai visto un ministro dell’Istruzione andare nelle scuole a tre giorni dal voto, un ministro della Salute visitare gli ospedali in piena campagna elettorale. Credo abbia inciso sul risultato del voto. E mi preoccupa questo smarrimento del senso delle Istituzioni”.
Detto questo, l'ex vice presidente del Csm ribadisce che la proposta messa in campo dalla sua coalizione civica e popolare “è valida, per l’Abruzzo e per il Paese, a condizione che si provveda a strutturare un nuovo centrosinistra, unito, capace di aprirsi alla società civile e di configurare una alleanza tra progressisti e liberali contro i populismi. Il Pd - che voglio davvero ringraziare - non può bastare da solo, né in Abruzzo né altrove. E’ utile e importante, però, che rilanci la sua funzione, che riprenda vigore: mi auguro che il prossimo congresso consenta al Pd di uscire da questa difficoltà. Il risultato conseguito qui segna un punto di ripartenza, con rinnovato vigore, che ci incoraggia ad andare avanti sulla linea tracciata. Lo faremo in Consiglio regionale e nella società abruzzese”.
Legnini ha inteso rivolgere “un forte incoraggiamento alle candidate e ai candidati, ai cittadini che hanno mostrato voglia di partecipare, affinché condividano le battaglie che faremo a difesa dei diritti degli abruzzesi. Dovremo ripartire da un rinnovato senso di unità, da una rinnovata capacità di presenza sui territori, nei luoghi di vita e di lavoro, con un progetto di governo affidabile e concreto, riscoprendo la capacità di ascolto e di dialogo, abbandonando una visione troppo spesso autoreferenziale e producendo una grande apertura alla società civile. E’ il senso della nostra battaglia e del nostro impegno che mettiamo a disposizione della nostra Regione”.
Legnini ha voluto lasciarsi un’ultima annotazione: “L’attribuzione dei seggi apparsa sul sito del Ministero non costituisce alcun atto ufficiale, spettando il compito ad altre Istituzioni. A me sembra che debba essere interpretata la legge regionale, effettivamente poco chiara sul punto e si è persa l’occasione di rivederla, provvedendo a non violare il principio costituzionale di uguaglianza del voto. Non si possono attribuire più seggi a chi ha preso meno voti: sarebbe una palese contrarietà al principio costituzionale. Vedremo: rispettiamo il lavoro di chi ha la competenza istituzionale e produrremo in seguito le nostre valutazioni”. Chiaro il riferimento all’attribuzione di 7 seggi al Movimento 5 Stelle, giunto terzo, e di soltanto 6 seggi alla coalizione di centrosinistra.
In conclusione, l’ex vice presidente del Csm, rispondendo alle domande dei cronisti, ha svelato di non sentire Luciano D’Alfonso da mesi, chiudendo in fretta la parentesi sui suoi rapporti con l’ex governatore, si è detto interessato dalla proposta Calenda, “ma il progetto non è ancora definito e non si possono fare paragoni col laboratorio politico messo in campo in Abruzzo”, e ha tenuto a sottolineare un aspetto nient’affatto irrilevante: “una parte importante di voti che dal Pd sono andati ai 5 stelle alle scorse politiche sono tornati all’indirizzo della nostra coalizione; un’altra parte importante sono andati verso la Lega. Questa è la lettura che diamo del voto di ieri”.
Come a dire che il vero argine alle destre sta nel campo dei progressisti.