"Non è più tollerabile che un settore strategico per una città in ricostruzione come L'Aquila, la pianificazione urbanistica e il governo del territorio, sia totalmente abbandonato. L'assessore Luigi D'Eramo deve dimettersi. Faccia il deputato, e lasci che a seguire lo sviluppo e la rigenerazione urbana sia qualcuno che almeno abbia la voglia e la possibilità di metterci il tempo e la faccia".
Lo dichiara il consigliere comunale e segretario del Partito Democratico dell'Aquila Stefano Albano dopo il Consiglio comunale nel corso del quale è stata discussa l'interrogazione presentata da lui stesso sul percorso del Piano regolatore generale.
Albano racconta di avere "depositato l'interrogazione nel settembre scorso, ed è già uno scandalo che sia stata discussa cinque mesi dopo: la prima occasione utile per discuterla è stato il Consiglio del 27 dicembre, poi visto che l'assessore era assente, ho chiesto il rinvio della discussione. E siamo andati a finire a oggi quando al momento della discussione, altra beffa, l'assessore D'Eramo è dovuto andare a Roma, una dimostrazione plastica della totale impossibilità di ricoprire al meglio e contemporaneamente i ruoli di deputato e assessore. Una circostanza che ci è evidente dall'anno scorso, e che oggi è ci è stata tristemente confermata anche da un altro aspetto. Nella risposta si ammette candidamente che l'ultimo atto riconducibile all'assessorato all'Urbanistica risale al 30 marzo 2017, la delibera 38: l'amministrazione di centrodestra ancora non si era insediata".
Albano spiega: "La risposta scritta è stata fornita dal dirigente del settore, neanche da D'Eramo, ed è parsa evidente la totale inattività dell'assessorato e dell'amministrazione Biondi. Non pretendevamo né da D'Eramo né dall'amministrazione che in un anno e mezzo si chiudesse un percorso delicato come quello del Prg, ma quello che vogliamo sottolineare è che finora l'amministrazione non ha prodotto assolutamente nessun atto. In un'intervista del'ottobre 2017 l'assessore D'Eramo riconobbe l'importanza del lavoro fatto dal gruppo di piano nel corso della precedente amministrazione, e si impegnò a proseguire con la fase della partecipazione e del confronto con la città, il più aperto possibile. Che fine ha fatto questo confronto? Se lo sono fatto da soli nelle stanze della maggioranza? Ricordo a questo proposito che il Consiglio comunale nel marzo 2017 ha approvato la citata delibera 38, che riconosce il lavoro svolto sul percorso del Prg. Poi ci si è semplicemente fermati. Cosa si intende fare? Il documento preliminare del Prg va bene, o l'amministrazione intende modificarlo? In quali punti? Ripeto: non si tratta di pretendere la chiusura di un percorso, perché sappiamo che L'Aquila, dopo una lunga fase di emergenza, ha iniziato ad affrontare il discorso della pianificazione solo quando, nel 2014, ha avuto grazie all'impegno del governo di centrosinistra la disponibilità continuativa delle risorse a lungo termine, i famosi sei miliardi. Non è la fretta la priorità, quello che ci preoccupa è la mancanza di visione, che questa amministrazione non abbia avviato nemmeno uno straccio di dibattito. Nell'intervista citata D'Eramo si era addirittura impegnato a completare il percorso con l'adozione del piano in 15 mesi a partire dall'insediamento (trascorsi), promettendo un ampio confronto in città. D'Eramo è inadempiente sia dal punto di vista politico che amministrativo. La Giunta in carica, che ha l'onore di governare in una fase cruciale per il futuro dell'Aquila, quando la ricostruzione è avviata e c'è l'opportunità di ripensare lo sviluppo del territorio, non si preoccupa nemmeno di porsi il problema della pianificazione. Ci faremo carico noi di riportare all'attenzione pubblica il tema della pianificazione e del Prg: quello in vigore ha quarant'anni. I problemi vanno affrontati e le opportunità colte. Sfuggire gli uni e le altre porta inevitabilmente al declino".