Le dimissioni del sindaco Pierluigi Biondi, a valle delle tensioni in seno al centrodestra cittadino, hanno finito per dividere anche le opposizioni, con l'insanabile spaccatura tra Americo Di Benedetto e il Pd che è letteralmente deflagrata.
A dare fuoco alle polveri, il segretario regionale dem Renzo Di Sabatino. “Due anni fa gli aquilani, con il loro voto, hanno scelto chi dovesse amministrarli e chi dovesse, invece, andare all’opposizione. Non è pensabile, oggi, mescolare le carte invocando una fantomatica giunta di salute pubblica, che risulterebbe incomprensibile agli occhi dei cittadini”.
Una vera e propria stoccata al leader del movimento civico 'Il Passo Possibile', consigliere regionale eletto con la lista di Giovanni Legnini. “In politica, mai quanto oggi, occorrono messaggi semplici e chiari – ha ribadito Di Sabatino - Risulta incomprensibile, quindi, quanto dichiarato da Americo Di Benedetto, che pure fu eletto nelle fila del Pd, salvo poi scegliere una strada diversa, che si è detto disponibile con il suo gruppo a sostenere e appoggiare una giunta tecnica. Tutto questo non è accettabile, dato che il centrosinistra è, per volontà popolare, all’opposizione. E non è accettabile se si pensa che Biondi è stato uno dei principali sponsor di questa destra romana e di Marco Marsilio che oggi governa alla Regione, dove pure Di Benedetto è su sranni opposti".
Parole piuttosto chiare, quelle di Di Sabatino, che ha aggiunto: "Certamente, poi, tutto questo non è in linea con il nuovo progetto politico inaugurato durante le regionali e portato avanti sotto a guida di Giovanni Legnini. La strada che abbiamo deciso di percorrere non permette inciuci o accordicchi". Parole che suonano come un avvertimento, considerato pure che Di Sabatino è uomo vicinissimo a Legnini, fu l'ex vice presidente del Csm a volerlo a capo del Pd per la campagna elettorale: insomma, il messaggio sembra proprio recapitato da Legnini. "Se Biondi è in grado di governare con la sua maggioranza lo faccia, oppure si torni al voto", ha concluso il segretario regionale dem. "In questo momento non possono esserci scialuppe di salvataggio, simili scelte non potrebbero essere giustificate dagli aquilani".
A stretto giro la replica di Di Benedetto, insolitamente dura. "Prendo atto che il segretario regionale del PD ha tanta premura dei problemi, quelli seri evidentemente (sic!) della città dell'Aquila che si è sentito in dovere di intervenire (a chiamata...). Lo fa con un comunicato stampa. Beninteso, con un comunicato stampa. Lo fa, tra l'altro, riportando cose inesatte. E sono gentile", l'affondo.
"Porto a conoscenza del 'nuovo' segretario regionale Pd che sono stato candidato a sindaco dell'Aquila non dal Pd. Questo lo sanno anche le pietre in città e non solo. Tranne lui", le parole di Di Benedetto che, evidentemente, aveva più di un sassolino da togliersi dalle scarpe. "A L'Aquila non esiste una coalizione di opposizione (fu sciolta il giorno dopo la sconfitta. La mia, chiaramente...) e quindi nessuno, men che meno il Passo Possibile è sotto l'egida, la supervisione e il 'direttorio' del Pd ancor meno se regionale".
E relativamente alle vicende legate alle ultime elezioni in consiglio regionale, "voglio evidenziare che il modello Legnini è tanto, ma tanto distante da quello che il segretario regionale PD prova a declinare, che è proprio in virtù di questo che mi si sono candidato. Mi sono candidato, sì! Perché sono stato eletto, io. Non nominato. E, se può servire - l'affondo - per evitare ulteriori incomprensioni, a L'Aquila città, che è stata oggetto della già citata premura e attenzione del più volte menzionato segretario regionale Pd, prendo tanti voti quanto tutto il PD messo insieme, per l'appunto. Fughi la paura, il segretario, su Marsilio. A L'Aquila abbiamo problemi ben più importanti da risolvere e, il segretario regionale PD, con questa sua levata d'ingegno, non contribuisce minimamente a farlo".