"I miei timori, purtroppo, erano più che fondati. Dal governo non sono arrivate le risposte che non il sottoscritto ma la città dell'Aquila attende, pazientemente, sin dal mese di dicembre".
Parole del sindaco dimissionario, Pierluigi Biondi. "Confidavo che il Consiglio dei ministri, nonostante non fosse all'ordine del giorno della seduta di ieri, approvasse fuori sacco il cosiddetto decreto Etna, contenente misure, tra cui lo stanziamento di 10 milioni per il riequilibrio del bilancio comunale dell'Aquila, a favore delle aree terremotate di Abruzzo, Centro Italia, Sicilia e l'isola di Ischia. – spiega Biondi – Nel pomeriggio di ieri è emersa anche la possibilità che il provvedimento potesse essere calato all'interno del decreto sblocca cantieri. Il testo, da quanto appreso, sarebbe ancora aperto sino alla fase di conversione ma non conosciamo la disposizione normativa che consentirebbe di scongiurare l'incremento della tassazione locale per gli aquilani".
Biondi non ha mancato un affondo all'opposizione, o meglio, agli esponenti del Pd: "La faciloneria di alcuni esponenti dem che avevano bollato le mie dimissioni con termini come 'farsa', 'bluff' o 'ingannevoli', è stata presto confermata: non mi aspettavo nulla di più vista l'esperienza del 2016 quando, l'intero centro sinistra accettò, passivamente e con complice silenzio, il tardivo sblocco delle risorse dall'allora esecutivo targato Partito democratico, con il conseguente balzo della Tari del 20 per cento" la stoccata.
Dunque, il sindaco dimissionario avverte: "O nel decreto, se mai arriverà, che fissa l'attribuzione dei fondi verrà inserita una previsione per il differimento dei termini per l'approvazione del bilancio comunale - al momento fissata al 31 marzo, ndr - oppure ribadisco che sarà un commissario prefettizio ad approvare lo strumento di programmazione finanziaria che genererà l'aumento di imposte e tributi per cittadini, famiglie e imprese per negligenze non attribuibili alla politica locale".