Con la tenuta del Governo appesa ad un filo, e la sensazione che il Movimento 5 Stelle, stretto in un angolo, possa staccare la spina per non perdere ancora consensi, tra i corridoi di Palazzo Fibbioni si inizia a parlare, con una certa insistenza, di elezioni anticipate anche a L'Aquila, tra un anno, nella primavera del 2020. In effetti, non è un mistero che il sindaco Pierluigi Biondi miri, da sempre, ad una poltrona in Parlamento: in questo senso, nelle settimane concitate che portarono alla scelta di Marco Marsilio come candidato governatore di Fratelli d'Italia, un profilo voluto e sostenuto proprio dal sindaco del capoluogo che, in un primo momento, aveva tentato, senza successo, di strappare la candidatura per sé, sarebbe stato stretto un patto di ferro con Giorgia Meloni che, in caso di elezioni politiche anticipate, terrebbe per Biondi un seggio blindato col proporzionale.
Ecco perché è interessante, in queste ore, analizzare il voto degli aquilani alle elezioni europee del 26 maggio, sebbene si tratti di consultazioni diverse, mantenendo, le comunali, una connotazione localistica legata, anche e soprattutto, alle liste in campo e ai candidati consiglieri.
Ebbene, in città il primo partito è la Lega che ha ottenuto il 31.91%, 8.967 preferenze; alle regionali del febbraio scorso, il Carroccio si era fermato al 24,06% con 7.684 voti; alle politiche 2018, le preferenze erano state 6.731 (17,31%). Indietro fino alle comunali del giugno 2017, la Lega aveva ottenuto il 6,76%, con 2.585 voti. Significa che il movimento di Salvini, a L'Aquila, in meno di due anni - con una crescita esponenziale - ha più che triplicato le preferenze (da 2.585 a 8.967, passando dal 6,76 al 31,91%).
Stando nel campo del centrodestra, Forza Italia si è attestato alle Europee al 12.46%, con 3.500 preferenze. Sebbene sia stato smembrato in Consiglio comunale, il partito di Silvio Berlusconi è cresciuto rispetto alle Regionali di febbraio, allorquando aveva strappato 2.913 preferenze attestandosi al 9.12%. Il confronto con le politiche del marzo 2018, però, è abbastanza impietoso: allora, Forza Italia ottenne in città più del doppio delle preferenze rispetto alle europee, 7.417 pari al 19.07%. D'altra parte, alle comunali di due anni fa i forzisti si erano attestati al 10.17%, con 3.886 preferenze. Sebbene si contino 386 voti in meno, è come se in due anni si fosse chiuso il cerchio e Forza Italia fosse tornato al punto di partenza.
Fratelli d'Italia invece, il partito del sindaco Pierluigi Biondi, coordinatore provinciale del movimento, dalla regionali alle europee ha perso in città 2.081 preferenze, passando da 4.656 voti (col 14.58% di febbraio) a 2.575 (col 9.16%). Cinque punti percentuali secchi. Si è tornati ai livelli delle politiche del marzo 2018, con FdI che aveva strappato 2.420 voti (6.22%). Alle comunali 2017, i meloniani avevano ottenuto 2.213 preferenze, col 5.79%, ma è vero anche che Benvenuto Presente, la lista civica del sindaco, aveva attinto dallo stesso bacino conquistando 1.541 preferenze. Insomma, Fratelli d'Italia - dopo l'exploit alle Regionali col traino di Guido Quintino Liris, transfugo di Forza Italia - in controtendenza rispetto al resto del Paese non cresce a L'Aquila città, anzi. E se volessimo togliere dal voto per le Europee le preferenze che il gruppo consiliare di Insieme per L'Aquila ha convogliato su Raffaele Fitto, il risultato sarebbe anche peggiore.
Guardando verso sinistra, invece, il Partito Democratico alle recenti Europee si è attestato, a L'Aquila, al 21,93%, con 6.161 preferenze; alle Regionali di febbraio, i dem avevano strappato 4.236 voti, al 13,26%. Va considerato, però, che nelle liste dei dem erano inseriti alcuni candidati di Articolo 1 e, in particolare, Massimo Paolucci sostenuto dal partito a livello cittadino e che ha ottenuto 617 preferenze. Dunque, la crescita è di circa 1.200 voti. Siamo agli stessi livelli delle politiche del marzo 2018, allorquando il Pd aveva conquistato in città 6.092 voti (fermandosi al 15.67%). Alle comunali 2017, i dem erano arrivati a 6.570 preferenze. Non ci sono scostamenti significativi, insomma.
Al ribasso le forze politiche a sinistra del Pd: se Articolo 1 ha apportato circa 650/700 preferenze alla lista dem su L'Aquila alle europee - si tratta di una stima - alle regionali di febbraio Liberi e Uguali si era attestato a 1.068 voti; LeU, però, teneva dentro anche Sinistra Italiana che, il 26 maggio, insieme a Rifondazione comunista nel contenitore de 'La Sinistra' è arrivato a 711 preferenze (il 2,53% a livello cittadino). Alle politiche, LeU aveva ottenuto 1.868 voti, ai livelli del nascente Articolo 1 che, alle comunali, era arrivato a 1.782 voti.
Il Movimento 5 Stelle, invece, alle europee ha strappato in città 4.121 voti (il 14,67%); tre mesi fa, alle regionali, si era fermato a 2.696 preferenze, l'8,43%. Una conferma della scarsa tenuto del Movimento allorquando si affrontino elezioni locali: tanto è vero che i pentastellati, alle comunali del 2017, su L'Aquila avevano avuto 1.493 preferenze (il 3,91%), balzando al 26,99% alle politiche del 2018, con 10.494 voti. Ecco, il salto indietro rispetto ad un anno fa è piuttosto evidente anche nel capoluogo d'Abruzzo.
Se si dovesse ragionare d'area, è evidente come il centrodestra, al momento, sia decisamente maggioranza tra gli elettori. Sommando i risultati di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia alle regionali del 26 maggio, infatti, si arriva a 15.042 preferenze, pari al 53.53%. C'è una lieve flessione rispetto alle regionali, con le principali forze di coalizione che in città avevano avuto 15.253 voti (sommando Udc e Azione Politica si era arriati 16.847). Se si guarda alle comunali del 2017, rispetto alla coalizione di partiti e forze civiche che sostenevano Pierluigi Biondi c'è stato un aumento di 2.197 preferenze; raffrontando i risultati delle europee con le politiche dell'anno passato, però, il centrodestra perde 2.169 voti.
Sommando le forze riconducibili al centrosinistra, come area politica di riferimento (Pd e Articolo 1, +Europa, La Sinistra, Europa Verde e Partito Comunista), alle recenti europee si arriva a 8.394 preferenze, 6.648 in meno del centrodestra unito, oltre 10mila in meno rispetto alla coalizione di centrosinistra delle comunali di due anni fa (e stiamo tenendo fuori la Coalizione sociale che sosteneva Carla Cimoroni). Alle regionali di febbraio, la coalizione unita di Legnini, in città, aveva avuto 12.106 preferenze con le diverse liste civiche a supporto; alle politiche del marzo 2018, sommando alle liste collegate al Pd anche i 773 voti di Potere al Popolo e i 1.868 di LeU che correvano da soli, le forze d'area erano arrivate invece a 10.108 voti. Siamo lontanissimi, evidentemente, dai 19.498 voti che la coalizione a supporto di Americo Di Benedetto raccolse alle comunali del 2017.
Dai dati ognuno può trarre le sue considerazioni anche guardando al prossimo futuro, tenendo bene a mente, e lo ribadiamo, che ogni elezione è diversa dall'altra e che non è così scontato rapportare i voti delle elezioni comunali con le europee, quelli delle regionali con le politiche e così via.
Qualche tendenza, però, si può trarre.
Un'ultima riflessione sull'affluenza alle urne, che pure è un dato assai significativo e da tenere in debita considerazione: alle comunali del giugno 2017 votarono al primo turno 40.641 aquilani, il 67,78% degli aventi diritto; alle politiche del marzo 2018, invece, 42.128 elettori, il 76,48%. Alle regionali di febbraio si sono recati alle urne il 58,29% degli aventi diritto, 34.373 concittadini; alle recenti europee hanno votato ancora meno aquilani, 34.373, il 58,29%.