Sono stati approvati ieri, a tarda sera, il Documento unico di programmazione 2019/2021 e il Bilancio di previsione 2019 [qui]; piuttosto deludente la discussione in Consiglio: come sottolineato da alcuni esponenti delle opposizioni, infatti, la Giunta comunale ha impostato i provvedimenti su un piano puramente tecnico, incapace, con i documenti approvati, di disegnare un futuro per la città, di segnare, almeno, una rotta possibile di sviluppo sociale, economico e culturale, incapace di immaginare progetti davvero qualificanti.
E’ mancata la politica, a farla breve.
“Approviamo un atto dovuto, redatto nel rispetto della normativa dopo aver governato in dodicesimi fino ad oggi, ma che fotografa la mancanza di una prospettiva rispetto ai veri problemi della città” ha giustamente sottolineato il capogruppo del Pd Stefano Palumbo, denunciando “l’inerzia dei primi due anni di mandato, spesi per portare avanti una campagna elettorale permanente piuttosto che per amministrare la città”.
Palumbo ha richiamato la maggioranza ad un maggior senso di responsabilità: “ad oggi, L’Aquila è una città insostenibile, dal punto di vista urbanistico, dell’erogazione dei servizi, immobiliare; avremo una città capace di ospitare il doppio delle persone che vi vivono: portiamo sulle spalle un patrimonio che non siamo in grado di gestire. E’ per questo che continuo a chiedere programmazione e pianificazione. Ad oggi, il patrimonio immobiliare rappresenta un problema ed invece, più dello strumento finanziario che sappiamo avere uno spazio di manovra strettissimo, potrebbe rappresentare la vera leva da usare per immaginare politiche di sviluppo. Ma non c’è una idea”.
Si dovrebbe ripartire dallo studio dell’Ocse, che “ci restituisce una traccia da seguire per attuare le politiche necessarie, le giuste soluzioni. Penso all’economia di vicinato: L’Aquila è una città dispersa, incapace di erogare servizi di qualità da cui passa il benessere dei cittadini, l’economia e la socialità. E’ necessaria una riforma strutturale. Vale lo stesso per gli spazi pubblici, per la dovuta ricucitura e densificazione del territorio: abbiamo vissuto due anni di inerzia su un tema decisivo. La precedente amministrazione aveva lasciato un lavoro assai avviato sul nuovo Piano regolatore generale, un provvedimento urgente addirittura in tempo di pace, figuriamoci ora. E ancora, non si possono attendere due anni per partorire un Pums - piano urbano della mobilità sostenibile - che, ad oggi, non disegna neanche un'idea sul piano dei parcheggi. Senza misure correttive, ci ritroveremo a gestire due città, quella ricostruita e quella post sisma, provvisoria, di cui dobbiamo capire cosa fare. Purtroppo, si tratta di temi che non sono nell’agenda politica di questo Consiglio comunale”.
E lo certifica il dibattito, sterile, sul Documento unico di programmazione che, come ha fatto intendere Americo Di Benedetto del Passo Possibile è l’unico atto del bilancio che “determina l’ingerenza della politica, quella sana, capace di dettare l’indirizzo di un’azione di governo; è un documento ancora percepito come adempimento formale più che come strumento in grado di governare il processo di creazione del valore della nostra comunità", ha ribadito Di Benedetto. Che a due anni dal ballottaggio con Pierluigi Biondi ha inteso ‘sfidare’ il sindaco su quattro temi: l’intervento pubblico nell’economia, la gestione del progetto Case, il turismo e la pianificazione.
Stando al primo punto, “abbiamo votato contro l’indicazione di vendita dei beni del Comune – ha spiegato il consigliere comunale e regionale – determinerà, infatti, uno stress nel momento in cui dovessimo immetterli nel mercato immobiliare che, al contrario, dovrebbe essere lasciato al dominio della contrattazione privata. Non possiamo permetterci di essere ingerenti e di livellare verso il basso il valore degli immobili”. Da questa considerazione, la proposta: “abbiamo capito che cosa si rischia ad assicurare investimenti pubblici a chi insedia qui un'impresa: non sappiamo mai chi viene e come intenda investire; dobbiamo piuttosto incentivare il calmieramento della forbice tra il costo del lavoro e la retribuzione dei dipendenti e dobbiamo farlo istruendo un bando di rilevanza nazionale affinché chi venga all'Aquila ad investire risorse proprie possa avere la disponibilità di immobili per proporre assunzioni a tempo indeterminato non riconoscendo una retribuzione piena ma una retribuzione più bassa con la possibilità, però, di assicurare una abitazione. Abbiamo 500 immobili: ebbene, immagino un piano di 500 assunzioni a tempo indeterminato con i ragazzi che avrebbero la possibilità di trovare un lavoro e una abitazione; d’altra parte, con le attuali retribuzioni non avrebbero mai la possibilità di acquistare una casa. Metteremmo così in campo una inversione di tendenza per lo sviluppo economico del territorio”.
Tornando al progetto Case, invece, “l’amministrazione non può continuare a fare l’amministratore di condominio”, ha aggiunto Di Benedetto. “Lo avevo già proposto in campagna elettorale, siamo ancora in tempo: mi accingo a presentare in Consiglio regionale un disegno di legge attuativo della norma sugli usi civili, una riforma gestionale, così da offrire alle amministrazioni separate la possibilità di divenire enti esponenziali di diritto privato. Dobbiamo creare più fondazioni, con i futuri enti esponenziali, le Asbuc e l'amministrazione comunale, dedite alla gestione del progetto Case, alla disciplina del pagamento degli occupanti e al ristoro dei territori circoscritti dal perimetro nei quali insistono gli alloggi attraverso attività manutentive, di decoro, di gestione che le realtà di prossimità possono fare meglio di noi”.
Anche per ciò che attiene il turismo, e in particolare il Gran Sasso, Di Benedetto propone una riforma radicale: “il Ctgs in mano pubblica non può gestire una realtà così fatta. Dobbiamo provare a farla diventare una società a patrimonio, col patrimonio conferito dal Comune: non si può sopravvivere facendo turismo con il Tpl. Gli investimenti pubblici, così, troverebbero sfogo, e pure l’impiantistica sportiva cittadina che è in stato di degrado e che potrebbe essere affidata al Ctgs attraverso gli introiti che scaturirebbero da una gestione privata”. Ha aggiunto il consigliere del Passo Possibile: “a ridosso delle Regionali, è stata approvata una delibera di Giunta per chiedere alla Regione la modifica dei Sic. Alcune procedure, però, non sono difficili ma impossibili. Piuttosto, chiediamo al Parco di calare nel suo piano il così detto Piano d’area che il Consiglio comunale ha approvato e dichiarato urbanisticamente valido molti anni fa: il Parco sarebbe obbligato a farlo, d’altra parte il Piano d’area è stato approvato e reso definitivo prima dei Sic e delle Zps. E dunque, diffidiamo il Parco per il tramite della Regione e avviamo le attività che ci consente il Piano d’area”.
L'ultima proposta, l'ultima sfida lanciata da Di Benedetto, attiene alla pianificazione; il consigliere comunale e regionale ha richiamato l’incontro organizzato dall’Ance per la presentazione del libro ‘Riscritture urbanistiche’ del prof. Fabio Andreassi. “All’evento ha partecipato l’avvocato Paolo Scopano, colui che ha fatto sì che ci fosse una riconciliazione tra la politica e la città negli anni ’70, approvando il primo – ed unico – strumento urbanistico. Prima, un comitato di sacerdoti non religioso bensì politico che faceva riferimento agli schieramenti politici dell’epoca decideva le sorti urbanistiche della città. Ebbene, Andreassi ha detto una cosa di rara profondità: stiamo per arrivare al tempo in cui non esisterà in vita chi ricordi il nostro strumento urbanistico. Ci vuole una accelerazione: lo strumento urbanistico non è una funzione strutturale, non solo almeno, è una funzione romantica e per poterlo redigere e renderlo esecutivo c’è l’esigenza di ascoltare le pulsioni della città e, attraverso queste pulsioni, recuperare il bello che L’Aquila ha e che, purtroppo, è ancora ai margini della proposta politica”.