"Non amo i soprassalti. Sono sotto pressione, Nichi, una pressione crescente. Ma io non ci penso proprio, tanto per essere chiaro, ma proprio proprio!".
Parole di Fabrizio Barca, economista, esponente di spicco del Partito Democratico, già ministro alla Coesione territoriale - con delega alla ricostruzione del cratere - nel governo guidato da Mario Monti. Barca crede di essere al telefono con il leader di Sel, Nichi Vendola. E' vittima, invece, di uno scherzo orchestrato dalla trasmissione radiofonica 'La Zanzara', in onda su Radio24. In studio, Giuseppe Cruciani.
Al di là delle valutazioni di merito sul modo giornalistico de 'La Zanzara', al di là delle valutazioni sulla opportunità di lasciarsi andare ad uno sfogo così clamoroso al telefono, tra un taxi e l'altro, le parole di Fabrizio Barca non possono che lasciare interdetti. Perché raccontano di quanto sta accadendo. A chi ha voglia di ascoltarle, ovviamente.
Barca non gradisce le pressioni, insistenti, perché assuma la responsabilità del dicastero dell'Economia. Un nodo spinoso, per l'esecutivo Renzi. "Pensavo 48 ore fa di averle stoppate - racconta - con una telefonata a Graziano (Del Rio, ndr) molto precisa. Gli ho spiegato il mio ruolo: sono un dirigente dello Stato. Penso che per quello che hanno combinato, per il modo in cui hanno combinato questa cosa... paradossalmente se fallisce anche questa è un disastro. Non possono pretendere, però, che le persone facciano violenza ai propri metodi, ai propri pensieri, alla propria cultura. Ho confermato che avrei dato il massimo contributo dal mestiere che faccio. Sono stato chiarissimo: evitiamo che nasca una cosa a cui vengo forzato. Anzi, più forzate...".
L'ex ministro è conscio del rischio che corre il Partito Democratico, "se fallisce anche questa è un disastro". Dimostra, però, di non aver affatto gradito la scelte del segretario: "penso che per quello che hanno combinato, per il modo in cui hanno combinato questa cosa...".
"C'è una cosa che si chiama umanità. Io penso che in tutta questa vicenda oltre alla irresponsabilità politica, ci sia anche un elemento disumanizzante. Cioè, il metodo è contenuto, tutto questo è avvenuto con irresponsabilità e dei modi, con un livello di personalismo, con un passaggio all'io".
Parla di irresponsabilità politica. "Nichi è una cosa che è priva, priva, priva, non c'è un'idea, c'è un livello di avventurismo. Non c'è un'idea. Non essendoci un'idea, siamo agli slogan. Salvare la patria, da un lato. Cambiare la patria, dall'altro. Questo mi rattrista, sto male, sono preoccupatissimo perché vedo uno sfarinamento veramente impressionante, Nichi".
Parole durissime. Che svelano, poi, aspetti ancora più oscuri. Con la denuncia di pressioni ricevute dall'imprenditore Carlo De Benedetti, proprietario del gruppo Espresso. "É iniziata la sarabanda del paron della Repubblica. Lui non si rende conto che io più vedo un imprenditore dietro un'operazione politica più ho conferma di tutte le mie preoccupazioni".
Come mai De Benedetti si sarebbe preoccupato di convincere Barca ad accettare la proposta di Renzi? Quali poteri si nascondono dietro la scalata del segretario Pd? De Benedetti replica subito dopo: "Da molti anni conosco e stimo Fabrizio Barca e rimango sbalordito. Non lo vedo, non lo sento e non scambiamo messaggi da diverso tempo. Non capisco pertanto da chi abbia ricevuto queste presunte pressioni a fare il ministro dell'Economia, certamente non da me. Non mi occupo di nomine politiche perché non è il mio mestiere. Ho sempre rispettato l'autonomia della politica".
"Renzi ti ha chiesto qualcosa in particolare?", chiede ancora il finto Vendola: "No, lui no. Tutto questo non capendo, Nichi, neanche le persone. Se mi chiami, vengo, ci vediamo mezz'ora, ti spiego in cinque minuti e ti do anche qualche consiglio perché io sono fatto così. No, invece tutto questo attraverso terzi, quarti, quinti, un imprenditore...".
E i diversamente berlusconiani? Barca non ha sospetti e risponde: "Certo, certo, cosa è cambiato? E poi non si ha idea, entrando dentro, cosa fai".
In serata, con un tweet, l'ex ministro alla Coesione territoriale si dice amareggiato per la violazione. Non si può far finta, però, di non aver sentito.