Martedì, 23 Luglio 2019 02:50

Autonomia differenziata, il dibattito si accende. Marsilio: "Sì solo se rispetta unità nazionale". Il Pd lo attacca: "Sei prigioniero della Lega"

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“Sull’autonomia differenziata stiamo vedendo un Marsilio imbarazzante e prigioniero della Lega".

Il Pd abruzzese alza il livello dello scontro e dell’opposizione politica contro la riforma del federalismo fiscale targata Lega e annuncia una serie di iniziative che “coinvolgeranno tutti i comuni abruzzesi e anche il consiglio regionale”.

A parlarne sono stati ieri in conferenza stampa, oltre a Camillo D’Alessandro, anche la deputata Stefania Pezzopane, Stefano Albano e Francesco Piacente, rispettivamente segretario comunale e provinciale del Pd dell’Aquila, e Stefano Palumbo, capogruppo dei democratici in consiglio comunale, sempre all’Aquila.

La “mobilitazione istituzionale” inizierà proprio dal capoluogo, con una mozione a firma Albano e Palumbo che, se approvata, impegnerebbe “il sindaco a scrivere al presidente del Consiglio, ai presidenti di Camera e Senato, ai gruppi parlamentari “per esprimere contrarietà a ogni proposta di autonomia che non preveda la contestuale applicazione dei fabbisogni e dei costi standard ai fini della definizione dei livelli essenziali di prestazioni come sancito dalla normativa vigente”.

“L’autonomia differenziata è una secessione mascherata” ha detto Stefania Pezzopane. Una riforma che, se passasse nell’architettura disegnata da Lombardia e Veneto, sarebbe destinata ad aggravare il divario, già critico, tra Nord e Sud, sottraendo a quest’ultimo risorse per miliardi di euro.

L’Abruzzo, secondo varie proiezioni fatte da diversi economisti, finirebbe perdere nella migliore delle ipotesi 65 milioni di euro di trasferimenti e nella peggiore oltre 400.

"Ci sarebbero tagli a servizi di assistenza e a servizi sociali, ma una serie di servizi come la sanità e l'istruzione vanno garantiti e a maggior ragione nelle aree interne" ha osservato Palumbo.

"Togliete la parola autonomia, è un falso d'autore” ha attaccato D’Alessandro “La Lega sta mettendo in campo ora ciò che aveva immaginato alla sua fondazione. Laddove venissero approvate le proposte di Lombardia e Veneto, ci sarebbe una divisione del Paese, sia dal punto di vista finanziario (mettono in discussione la perequazione, ovvero che le tasse di tutti gli italiani finanziano i servizi in tutta Italia) che dei diritti, come l'unità scolastica. La Costituzione nel prevedere le autonomie rafforzate stabilisce che avvengano dentro un quadro".

L’opposizione del Pd si giocherà su due fronti: a livello territoriale, nei consigli comunali, con mozioni simili a quella che depositeranno Palumbo e Albano -  “C'è una contraddizione evidente tra chi ha vinto elezioni al grido di viva gli abruzzesi ma oggi balbetta perché c'è deve sottostare alla trazione leghista. Lo stesso accade con la Giunta dell'Aquila, per questo è importante che si parta da qui" ha detto Albano -;  e poi anche in consiglio regionale, dove approderà, come ha annunciato D’Alessandro, una proposta di autonomia organica, che sarà presentata da Silvio Paolucci.

Il Pd, infatti, non è pregiudizialmente contrario alle autonomie regionali, tant’è che oltre a Veneto e Lombardia, l’altra regione che sta spingendo affinché la riforma, sebbene in forme più soft, venga attuata, è la rossa Emilia Romagna, governata dal centrosinistra.

I pilastri su cui si basa la proposta dell’autonomia differenziata sono due: l’aumento delle funzioni e delle materie di competenza legislativa regionale e il mantenimento sul territorio del cosiddetto “residuo fiscale” ovvero la differenza tra le entrate e le spese complessive delle amministrazioni pubbliche a livello regionale.

Semplificando, oggi accade che i residui fiscali delle regioni in attivo - praticamente tutte quelle del Nord – viene “prelevato” dallo Stato per andare ad alimentare il fondo perequativo, destinato alle regioni più povere (quasi tutte quelle del Sud). Lombardia e Veneto vorrebbero trattenere questo surplus.

E’ questo secondo punto che il Pd contesta fortemente e ora vuole stanare il centrodestra per far emergere tutte le contraddizioni interne alla coalizione, sia nei comuni dove questa governa sia in Regione, dove tra l’altro non sono stati ancora elaborati sintesi, proposte o documenti programmatici. Un immobilismo che sta tenendo l’Abruzzo, insieme al Molise, l'altra regione rimasta finora silente, fuori dalle trattative con il governo.

Non è un mistero che le posizioni di Fratelli d’Italia e Forza Italia su questo tema siano molto diverse da quelle della Lega.

Domenica scorsa, Marsilio, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto di non essere contrario a priori ma ha definito “inaccettabile” qualsiasi ipotesi di azzeramento del fondo perequativo e di essere a favore del mantenimento della funzione statale per l’assunzione dei professori (che invece la Lega vorrebbe trasferire in capo alle regioni).

"Se l'autonomia punta a un dimagrimento delle funzioni dello Stato allora sono a favore ma questo non può avvenire a vantaggio di alcuni e a svantaggio di altri" ha detto Marsilio al Corriere, aggiungendo: "Questo processo deve necessariamente coinvolgere tutti i i soggetti istituzionali", comprese dunque le Regioni. Non solo il governo e il parlamento. "I paletti ci sono, basta rispettarli, nel solco del principio solidaristico e dell'unità nazionale" ha affermato Marsilio.

Il presidente della Camera, il Cinque Stelle Roberto Fico, un mese fa, durante la sua visita all'Aquila, aveva detto "E' importante, fondamentale che le Camere, il Parlamento su questa questione siano assolutamente centrali".

Ma la Lega vuole accelerare, con la scusa che è già passato troppo tempo, e ora su questa vicenda minaccia di staccare la spina al governo.

Ultima modifica il Martedì, 23 Luglio 2019 08:28

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