Mercoledì, 21 Agosto 2019 00:55

Conte si è dimesso: Mattarella avvierà le consultazioni oggi alle 16

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"Se amiamo le istituzioni abbiamo il dovere della trasparenza; non possiamo affidarci ad espedienti, tatticismi, giravolte verbali che faccio fatica a comprendere. Sono molto lineare. Se c'è mancanza di coraggio me l'assumo io dinanzi al Paese che ci guarda e prendo atto che il leader della Lega, che ha stentato nella leale collaborazione, manca nel coraggio di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti. Se gli manca il coraggio dal punto di vista politico, me lo assumo io". 

Sono le ultime parole di Giuseppe Conte da Presidente del Consiglio dei Ministri, al termine di una lunghissima giornata in Senato culminata con la paradossale giravolta, l'ennesima, di Matteo Salvini che, dopo aver rivendicato le ragioni della crisi - "rifarei tutto quello che ho fatto", aveva chiarito nella replica alle comunicazioni rese da Conte poco dopo le 15, in apertura dei lavori - ha deciso in serata di ritirare la mozione di sfiducia. 

Una mossa che non è servita a convincere il premier al passo indietro: Conte - dopo aver assistito alla discussione ed essere intervenuto di nuovo in Aula - è salito al Quirinale per rimettere il suo mandato nella mani del presidente della Repubblica che, alle 16, avvierà le consultazioni per sondare la possibilità di una maggioranza alternativa a quella gialloverde.

D'altra parte, il discorso di Giuseppe Conte a Palazzo Madama era stato durissimo, come se ne ricordano pochi: un intervento di circa un'ora, più che da premier dimissionario, da 'aspirante' leader politico che, evidentemente, pensa ad un reincarico. "Dissi che sarei stato l'avvocato del popolo, per questo l'azione di governo finisce qui, andrò dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni da presidente del Consiglio", ha chiarito sin dal primo pomeriggio.

Conte, di fatto l'uomo forte del Movimento 5 Stelle - l'unico capace di contrapporsi in termini dialettici, in seno alla coalizione gialloverde andata in frantumi, al ministro dell'Interno Matteo Salvini - nelle sue comunicazioni ha usato parole forti nei confronti del leader della Lega, seduto accanto a lui, sui banchi del Governo. "Caro ministro, caro Matteo, se vuoi la crisi ritira i ministri", il primo affondo. Poi, l'attacco sul piano personale: "Evita di accostare slogan politici a simboli religiosi, l'incoscienza religiosa rischia di offendere credenti e oscurare il principio di laicità". E ancora: "Amici della Lega, avete tentato di comunicare l'idea del governo dei No e, così, avete macchiato 14 mesi di intensa attività di governo pur di alimentare questa grancassa mediatica. Così, avete offeso non solo il mio impegno personale, e passi, ma anche la costante dedizione dei ministri".

"La verità - ha proseguito - è che all'indomani delle Europee, forte del suo risultato, Salvini ha messo in atto una operazione di progressivo distacco dalla compagine governativa, al fine di trovare un pretesto per arrivare alla crisi e andare alle urne. Con le interferenze sui ministri ha minato l'azione di governo. In coincidenza dei più importanti Consigli europei, non è riuscito a contenere la foga comunicativa creando un controcanto politico che ha generato confusione".

Dunque, il secondo affondo rivolto a Salvini: "Hai invocato le piazze e chiesto pieni poteri, la tua concezione preoccupa. Non abbiamo bisogno di uomini con pieni poteri, ma con senso delle istituzioni. Matteo, non hai dimostrato cultura delle regole". Non è mandato un riferimento al così detto 'russiagate': "La vicenda russa meritava di essere chiarita anche per i risvolti sul piano internazionale, dovevi venire in Senato", ha detto Conte rivolto a Salvini; "ti sei rifiutato di condividere la informazioni".

Quindi, Conte ha evocato il rischio dell'esercizio provvisorio, "è altamente probabile", sottolineando come sia "irresponsabile far votare ogni anno. Il nuovo governo avrebbe difficoltà nel contrastare l'aumento dell'Iva e sarebbe esposto agli sbalzi dello spread".

Debole, e piuttosto confusa, la replica di Matteo Salvini che è parso davvero un pugile suonato: "Rifarei tutto quello che ho fatto, con la grande forza di essere un uomo libero. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero"; poi, rivolto al premier: "Mi spiace che lei mi abbia dovuto mal sopportare per un anno. Pericoloso, autoritario, irresponsabile, incosciente? Bastava il Saviano di turno a raccogliere tutta questa sequela di insulti, bastava un Travaglio, un Renzi, non il presidente del Consiglio".

Non ha spiegato però, il Ministro dell'Interno, i motivi della crisi. Si è limitato ad evocare simboli religiosi, reiterando concetti piuttosto scontati e già 'ascoltati' in questi giorni. Aprendo dunque, ed è stato il primo segnale del tentativo - fallito - di passo indietro, alla possibilità di "completare l'azione di governo, approvando la legge sul taglio dei parlamentari e lavorando ad una manovra economica coraggiosa, per poi tornare alle urne" che, a quel punto, sarebbero slittate di parecchi mesi. L'ultimo salto carpiato di una crisi spericolata. 

Un invito che, evidentemente, è stato rispedito al mittente.

Le parole di Conte, infatti, sono state assolutamente chiare e lineari. Piuttosto, verrebbe da chiedersi dov'era, fino ad oggi, il Presidente del Consiglio che, va ricordato, per mesi ha abdicato al suo ruolo andando dietro alle scelte del Ministro dell'Interno, arrivando a sostenere il 'Decreto sicurezza bis'. 

E se Matteo Renzi, nel suo intervento, ha aperto ad un possibile ribaltone, ad una rinnovata maggioranza, cioé, con M5S, PD e LeU, pur sottolineando il completo fallimento del governo populista - "sarebbe facile assistere allo spettacolo sorridendo ma la situazione impone un surplus di responsabilità. Lei oggi presidente del consiglio si dimette ed il governo che lei ha definito populista ha fallito e tutta l'Ue ci dice che l'esperimento populista funziona in campagna elettorale ma meno bene quando si tratta di governare" - il segretario dem Nicola Zingaretti ha voluto lanciare un messaggio piuttosto chiaro: "Tutto quanto detto sul ministro Matteo Salvini dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte non può che essere condiviso. Ma attenzione anche ai rischi di auto-assoluzione", le sue parole. "In questi 15 mesi è stato il presidente del Consiglio, anche del Ministro Salvini, e se tante cose denunciate sono vere perché ha atteso la sfiducia per denunciarle? E all'elenco delle cose fatte non può non seguire l'elenco dei disastri prodotti in economia, sul lavoro, sulla crescita, sullo sviluppo. Questo è il vero motivo del pantano nel quale l'Italia è finita. Per questo qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi".

A dire che il PD è disponibile a sostenere un governo di 'salute pubblica', a patto che sia d'orizzonte temporale lungo, fino alla fine della legislatura, e che rappresenti una vera rottura, sui temi e nei nomi, rispetto all'esecutivo gialloverde; è chiaro come il profilo di Conte, ed in particolare dopo la giornata di oggi, stia assumendo un profilo fortemente politico - M5S vorrebbe scommettere ancora sul premier dimissionario - che mal si concilia con l'idea di una figura d'alto profilo istituzionale su cui i dem potrebbero convergere. Un concetto ribadito, in un qualche modo, anche dal leader di LeU Pietro Grasso.

Qui sta il nodo: la strada verso una nuova maggioranza è davvero impervia. Ora, la crisi è nelle mani di Sergio Mattarella.

Ultima modifica il Mercoledì, 21 Agosto 2019 10:28

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