Lunedì, 09 Settembre 2019 16:26

FdI e Lega manifestano contro il governo: in piazza, Biondi e Marsilio

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Sia chiaro: le manifestazioni di piazza, se pacifiche, rappresentano l'essenza della democrazia; è questo uno dei motivi, non l'unico, che rende indigeribile il decreto sicurezza bis voluto dall'oramai ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini. E sia detto altrettanto chiaramente: Fratelli d'Italia e Lega avevano il pieno di diritto di convocare la manifestazione di piazza Montecitorio

Certo, fa rabbridire la presenza di alcuni gruppuscoli dichiaratamente fascisti che hanno sfoderato il braccio teso; tuttavia, i partiti di Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno radunato a Roma diverse migliaia di persone - 30mila, secondo gli organizzatori - che hanno manifestato in modo assolutamente legittimo la loro contrarietà al governo così detto "giallorosso". Ci auguriamo soltanto possano prendere le distanze da certe manifestazioni, fortunatamente assai limitate, dichiaratamente anti-costituzionali. 

Non è questo il punto, però.

A lasciare sorpresi sono le parole che hanno 'convocato' la manifestazione, "ladri di sovranità", "in nome del popolo sovrano", "no al patto della poltrona" e così via, accompagnate dallo sventolio di bandiere tricolori. Ebbene il tricolore italiano fonda la sua essenza sulla Costituzione e ciò che è accaduto dall'8 agosto ad oggi, dal giorno in cui Matteo Salvini, di fatto, ha aperto la crisi di governo sfiduciando il Presidente del Consiglio, è stato, piaccia o no, in pieno ossequio alla legge fondamentale dello Stato.

Si richiama l'articolo 1: "la sovranità appartiene al popolo"; ci si dimentica di aggiungere, però, che il popolo la esercita "nelle forme e nei limiti della Costituzione", che prevede, in caso di caduta del Governo, che il Capo dello Stato, prima di sciogliere le Camere, avvii consultazioni per individuare una maggioranza parlamentare alternativa, se ve ne siano le condizioni. E' ciò che è avvenuto.

La Costituzione sancisce che si voti ogni cinque anni, non alla caduta di un Governo: altrimenti, il Paese sarebbe in balia del partito di maggioranza relativa di turno. 

Sono le 'regole' della democrazia parlamentare, è accaduto in passato e accadrà in futuro: il popolo italiano è stato chiamato alle urne il 4 marzo 2018 e, fino a naturale scadenza della legislatura, se la maggioranza dei parlamentari eletti dai cittadini darà sostegno ad un governo, non si tornerà al voto; a meno di non pensare di votare ogni anno, ad ogni soffio di consenso. E d'altra parte, all'indomani delle elezioni di un anno e mezzo fa, il governo è nato sull'accordo tra la forza politica più votata, il Movimento 5 Stelle, e la Lega che pure si era presentata alle elezioni in coalizione con Fratelli d'Italia e Forza Italia ottenendo, bene ricordarlo, meno voti del Partito Democratico; un anno e mezzo fa, però, non si è parlato, e giustamente, di "patto delle poltrone".

Stavolta, l'anomalia - come richiamato sul palco dal senatore Gaetano Quagliariello, eletto in provincia dell'Aquila - sta in uno stesso premier alla guida di due diverse maggioranze, senza soluzione di continuità: è previsto dalla Costituzione, però, e fino a quando non sarà modificata (gli italiani l'hanno 'preservata' anche recentemente) è alle sue "forme" e ai suoi "limiti" che bisognerà richiamarsi. E' lì che sta il fondamento del nostro vivere comune. 

Così ha fatto il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il primo garante della nostra Carta.

Lo ribadiamo, però: la piazza pacifica è sempre democratica. E dovrà esserlo sempre. "È stata una giornata importante, con tanta gente che è scesa in piazza per manifestare la propria contrarietà rispetto a ciò che sta accadendo in Parlamento. Abbiamo il dovere morale di ricostruire il rapporto di fiducia tra il 'palazzo' e chi ogni giorno si alza e va a lavoro, mandando avanti il Paese: sono loro i veri patrioti di questa nazione", le parole del commissario provinciale dell'Aquila di FdI, Pierluigi Biondi, sindaco del capoluogo, che è intervenuto sul palco di Montecitorio. "Ricostruire una città, un paese, come si sta facendo all'Aquila e nelle altre zone colpite dal sisma dopo una tragedia spartiacque, quasi definitiva, è un processo complesso così come lo è rinvigorire le fondamenta della nostra democrazia, in cui è il popolo a scegliere i suoi rappresentanti. Un popolo che va coinvolto, che esprime pensiero e azione, che non subisce, che rivendica la sua forza decisionale" che ha richiamato Renan: 'La nazione è una grande solidarietà, un plebiscito che si rinnova ogni giorno'. "Noi, insieme, siamo pronti a continuare a impegnarci quotidianamente per restituire alla politica quella dignità che stanno cercando di deturpare in nome della salvaguardia delle poltrone".

Biondi è arrivato a Roma in autobus, accompagnato dall'assessore comunale Carla Mannetti; in piazza c'era anche il presidente della Giunta regionale Marco Marsilio con l'assessore Guido Quintino Liris. Erano presenti l'assessore comunale della Lega Daniele Ferella, i consiglieri comunali Ersilia Lancia (FdI), Ferdinando Colantoni e Giancarlo Della Pelle (Insieme per L'Aquila), il coordinatore regionale di FdI Etel Sigismondi, il sindaco di Navelli Paolo Federico, il segretario provinciale dei Giovani della Lega Andrea Costantini con il consigliere comunale Luigi Di Luzio e l'amministratore unico dell'Ama, Gianmarco Berardi

E qui andrebbe fatta una riflessione. 

Se è perfettamente lecito, e guai fosse il contrario, che simpatizzanti, esponenti e dirigenti di partito manifestino in piazza, è opportuno che a schierarsi apertamente avverso un governo nascente, fondato su una maggioranza parlamentare, siano il presidente di una Giunta regionale e il sindaco di una città capoluogo di Regione? Un presidente di Regione, un sindaco, assunto un ruolo istituzionale così alto, non dovrebbero, forse, rappresentare le ragioni di tutti i cittadini, e non di una parte, innanzi ad un Governo nazionale, di qualunque colore sia, con cui, da domani, bisognerà sedersi al tavolo per fare il bene del territorio? Vale ancor di più all'Aquila, alle prese con una ricostruzione che necessita, e necessiterà in futuro, di una interlocuzione continua con l'esecutivo nascente e con quelli che verranno, in un rapporto tra Istituzioni che dovrebbe trascendere le questioni di parte.

Stavolta, è andata diversamente.

Le reazioni

Quagliariello (Idea): "Si sta consumando uno sbrego istituzionale"

"Si sta consumando uno sbrego istituzionale senza precedenti: trasformismi ne avevamo visti nella storia d'Italia, ma uno stesso premier alla guida di due diverse maggioranze senza soluzione di continuità è una prima assoluta".

Lo ha detto il senatore Gaetano Quagliariello, leader di 'Idea', intervenendo dal palco alla manifestazione unitaria del centrodestra convocata in piazza Montecitorio a Roma da Giorgia Meloni, alla quale Quagliariello ha preso parte con Giovanni Toti e la delegazione di 'Cambiamo'.

"Di fronte a una situazione del genere – ha affermato Quagliariello – il centrodestra deve essere unito. La manifestazione di oggi è stata il primo atto di una opposizione seria, senza se e senza ma. Domani ne parleremo in aula al Senato. In casi come questi – ha concluso – la piazza e il Parlamento non sono antitetici ma si rafforzano a vicenda, e insieme danno senso e corpo alla politica, quella vera".

Palumbo (Pd): "Provo vergogna"

"In soli 14 mesi il precedente governo ha tentato di sottrarre all'Aquila 18 milioni assegnati dal governo Renzi a valere sul bando per la riqualificazione delle periferie, 10 milioni assegnati attraverso il masterplan Abruzzo per la realizzazione del parco della Luna a Collemaggio. È riuscito invece a toglierci 15 milioni già stanziati per la realizzazione di un centro di innovazione, 65 milioni destinati alla ricostruzione dell'Aquila per dirottarli su altre calamità. Ricordate qualche presa di posizione degli amministratori locali di centrodestra contro il governo e a difesa della città? Ve lo dico io, solo una timidissima del sindaco sui fondi della ricostruzione. Per il resto un silenzio imbarazzante".

Così il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Stefano Palumbo.

"Gli stessi personaggi, con il sindaco in testa, sono invece partiti stamattina per Roma per protestare preventivamente contro (udite, udite) il 'governo delle poltrone', quelle che da due anni si contendono, senza esclusione di colpi, prima al comune e adesso alla Regione e per ambizione delle quali, qualora si sarebbe tornati al voto, sarebbe terminata prematuramente anche l'esperienza al comune dell'Aquila. Vergogna, è quella che provo io per loro".

Pezzopane (Pd): "Marsilio e Biondi in piazza contro gli interessi dell'Abruzzo"

"Sconcerta che nel giorno in cui nasce un governo indispensabile per affrontare le tante emergenze delll'Abruzzo, il presidente della Regione e il sindaco dell'Aquila fossero in piazza a manifestare contro".

Lo dichiara Stefania Pezzopane, della presidenza del gruppo Pd alla Camera.

"La nostra – spiega – è una regione che sconta le conseguenze di ben due terremoti e ha quindi bisogno di poter contare sullo Stato per affrontarle. Eppure, invece di organizzare subito forme di collaborazione e di impulso positivo, come hanno sempre fatto i loro predecessori, Marsilio e Biondi rispondendo all'ordine del loro capo Giorgia Meloni, non hanno saputo fare di meglio che dimenticare il loro ruolo e mettersi a fare i capipopolo contro il governo che li dovrà sostenere, al fianco di gruppi fascisti con tanto di braccio teso. Lascia a maggior ragione stupiti il fatto che questa loro voglia di protesta, che si manifesta all'improvviso e preventivamente con un nuovo governo, sia rimasta del tutto sopita quando il precedente esecutivo gialloverde si accaniva contro l'Abruzzo con tagli di ogni genere: dai 15 milioni per la realizzazione di un centro di innovazione all'Aquila, ai 75 milioni per la ricostruzione dell'Aquila dirottati su altre calamità, passando per il tentativo di sottrarre al capoluogo i 18 milioni assegnati dal governo Renzi per la riqualificazione delle periferie o i 10 per il masterplan Abruzzo ed i fondi per il Maxxi ed altro ancora".

"Questo triste episodio ci rivela che per Marsilio e Biondi l'ubbidienza ai capi conta più dei bisogni e degli interessi degli abruzzesi. Nel governo che affondava l'Abruzzo e L'Aquila sedeva la Lega che tiene in pugno Marsilio e Biondi: per questo, si facevano costantemente camminare sopra. Poveri Abruzzesi, poveri aquilan".

Biondi replica a Pezzopane: "Veloce a scrivere comunicati e tweet, poco attenta a fatti e circostanze"

"L'onorevole del Pd Stefania Pezzopane è molto rapida nello scrivere comunicati stampa e tweet, peccando però di attenzione nella lettura delle carte e confondendo numeri, circostanze e fatti".

Lo dichiara il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi replicando alle affermazione dell'esponente del Partito democratico.

"Ricordo che il 26 marzo scorso è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale un decreto, per 45 milioni complessivi, contenente misure a sostegno delle iniziative legate al programma di sviluppo del 5G: il Comune dell'Aquila ha risposto, partecipando con un progetto da 7,8 milioni finalizzato alla realizzazione in città della casa delle tecnologie emergenti. È del tutto evidente che all'esponente Pd questo dato sia sfuggito, magari perché rimasta ferma allo scorso anno". "Rispetto ai fondi per la ricostruzione è altrettanto utile rinfrescare la memoria, in quanto si tratta di 65 milioni, non 75, e basta controllare quotidiani cartacei e digitali per verificare che fui il primo a sollevare la questione – sottolinea il primo cittadino – Rispetto ai 18 milioni del bando 'Periferie' ho già detto in più di un'occasione che si tratta di un differimento dei termini di erogazione delle risorse e, qualora vi fosse effettivamente un taglio, sarei il primo, come sempre, a far sentire la mia voce e a difendere la comunità aquilana".

"Non ricordo, invece, di aver udito la voce dell'esponente aquilana del Pd quando nel 2016, con Dario Franceschini alla guida del Mibact, fu firmato il decreto con cui si disponeva la sede della Soprintendenza Unica a Chieti mentre all'Aquila ne fu istituita una, di fatto provvisoria, con competenze in ambito di ricostruzione dei beni culturali danneggiati dal sisma. Quando si è paventato il taglio dei fondi per il Maxxi sono stati il sottoscritto e il presidente della Regione, Marco Marsilio, a difendere e a ottenere un ulteriore stanziamento. Gli stessi che hanno combattuto la battaglia per evitare il trasferimento del terminal bus dalla stazione di Tiburtina a quella di Anagnina".

"Dov'era l'onorevole Pezzopane quando l'allora presidente dei senatori, Luigi Zanda, prometteva fondi per il bilancio comunale a tempo ormai scaduto, condannando i cittadini aquilani all'aumento della tassa sui rifiuti del 20 per cento? Cosa disse quando veniva emanato il decreto enti locali con cui veniva stralciata la ricostruzione degli edifici di culto, sancendo il blocco della riparazione di numerose chiese, come il nostro Duomo? Cosa ha detto quando sono stati trasferiti gli uffici della sede della Direzione territoriale della Bper dall'Aquila a Lanciano? E, soprattutto, dov'era l'allora senatrice Pezzopane quando il 14 agosto del 2015 veniva notificata allo Stato Italiano la richiesta di restituzione da parte dell'Europa delle tasse sospese dopo il sisma per le imprese aquilane e del cratere sismico 2009? Ricordiamo tutti, poi, il suo voto di fiducia al governo Monti a differenza del suo collega Giovanni Lolli, che mostrò molto più coraggio e la ritirò perché consapevole dei problemi che quell'esecutivo avrebbe creato al sistema produttivo italiano e regionale".

"Da uomo libero, ho il diritto e il dovere, perché considero la politica l'esercizio di un elevato impegno civile, di partecipare alle manifestazioni, esattamente come fece lei contro Guido Bertolaso, solo qualche mese dopo,  però, averlo insignito del guerriero di Capestrano come benemerito della città. – chiosa il sindaco Biondi – Sarà divertente, nei prossimi giorni, vedere cosa dirà l'onorevole Pezzopane degli esponenti del M5S che ha schernito fino al giorno prima l'apertura delle trattative per la formazione del nuovo governo".

Paolucci (Pd): "Prima la Meloni o gli abruzzesi?"

"Per Marsilio gli appelli della Meloni e di Fratelli d'Italia di fare numero alla manifestazione di protesta contro il nuovo Governo, con il quale bisognerà dialogare, prevalgono sulle ragioni dell'Abruzzo".

L'affondo è del capogruppo dem in Consiglio regionale, Silvio Paolucci.

"Il Presidente piuttosto scenda in piazza per le vertenze occupazionali, per la sanità che è ferma, per i trasporti, per le aree interne, per mantenere una sola delle promesse elettorali fatte agli abruzzesi. Pur di restare un giorno in più a Roma, Marsilio torna ad indossare la casacca del militante di partito. Dimentica che la sua carica istituzionale merita rispetto: forse Marsilio ama più fare da amplificatore alle battaglie di retroguardia della Meloni che risolvere i problemi dell'Abruzzo. Noi lo sapevamo, ora se ne sta accorgendo anche chi l'ha votato. Nel frattempo la coalizione che sostiene la Giunta lenta che rallenta l'Abruzzo, diserta la seduta di insediamento della Commissione speciale per lo Statuto ed il regionalismo differenziato rinviandola al pomeriggio, nonostante i nostri appelli di accelerare su un tema che ci vede in colpevole ritardo e che potrebbe sottrarre alla nostra comunità decine di milioni di euro di trasferimenti. Una Commissione ostaggio dei litigi tra maggioranza e UDC ed oggi delle manifestazione romana".

La mancanza del numero legale - ha aggiunto Paolucci - "testimonia, inoltre, non solo il poco rispetto per i Commissari regolarmente presenti, ma anche l'inadeguatezza al ruolo che si ricopre. Questo clima di disimpegno e lassismo è davvero sconfortante, mentre ci sono provvedimenti tanto attesi che giacciono nei cassetti. Il mio auspicio è che il Presidente Marsilio ed i suoi possano ben presto iniziare ad occuparsi dei problemi della nostra comunità regionale".

Ultima modifica il Lunedì, 09 Settembre 2019 22:37

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