Lunedì, 03 Marzo 2014 23:43

Governo Renzi, il primo inciampo: si dimette il sottosegretario Gentile

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"La nomina a sottosegretario alle infrastrutture di Antonio Gentile ci ha riempito di tristezza. Caro Renzi, se vuoi veramente il rinnovamento, torna indietro".

A lanciare l'appello era stato Luciano Regolo, direttore del quotidiano L'ora della Calabria. Il giornale non uscì in edicola il 19 febbraio scorso per un presunto guasto alla rotativa. Ma la procura di Cosenza ha aperto un'inchiesta per le pressioni che il senatore Gentile, nominato nel frattempo sottosegretario, avrebbe esercitato per non far uscire il giornale, dato che pubblicava un articolo su suo figlio, Andrea, indagato a Cosenza per appalti della sanità.

In serata l'esponente del Nuovo Centrodestra - scelto da Renzi per garantire le larghe intese che sostengono il suo esecutivo - ha annunciato le dimissioni. "Torno a fare politica nelle istituzioni - ha scritto Gentile in una lettera al presidente del Consiglio, al segretario Ncd Angelino Alfano e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - come segretario di Presidenza, e nella mia regione, come coordinatore regionale, aspettando che la magistratura, con i suoi tempi che mi auguro siano più brevi possibile, smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima".

L'ormai ex sottosegretario era stato travolto dalle critiche della stampa, dell'opinione pubblica e di alcuni gruppi parlamentari tra cui parte del Pd e tutto il Cinquestelle, che aveva anche annunciato una mozione di sfiducia. E' il primo inciampo per il nuovo Governo, a qualche ora dal giuramento dei viceministri e dei sottosegretari.

 

Cosa è accaduto?

Un passo indietro. Prime ore del mattino del 19 febbraio. L'Ora della Calabria non è in edicola. In poche righe, il direttore Luciano Regolo racconta: "Ieri notte si è consumato un fatto gravissimo per la libertà di stampa, la violazione delle più elementari regole della democrazia e del vivere civile".

E spiega: "Ultimata la lavorazione del giornale, a tarda ora, l'editore mi ha chiesto se non fosse possibile ritirare dalla pubblicazione l'articolo relativo all'indagine in corso sul figlio del senatore Tonino Gentile, Andrea, al quale sono contestati i reati di abuso d'ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere nell'ambito del caso Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Di fronte alla mia insistenza, nella difesa del diritto di cronaca, ho minacciato all'editore stesso le mie dimissioni qualora fossi stato costretto a modificare il giornale, vanificando il mio lavoro e quello dei miei colleghi".

"Mentre discutevamo di questo, in mia presenza - prosegue - e in viva voce, l'editore ha ricevuto la telefonata del nostro stampatore Umberto De Rose, il quale, ponendosi come 'mediatore' della famiglia Gentile, faceva ulteriori pressioni per convincerlo a non pubblicare la notizia, ricordandogli che 'il cinghiale, quando viene ferito, ammazza tutti'. Avendo ribadito all'editore che non intendevo in alcun modo censurare ciò che era stato scritto, ci siamo salutati. Così De Rose, dopo avere chiamato insistentemente la redazione, soltanto alle due di notte ha fatto sapere che il giornale non poteva andare in stampa per un guasto alle rotative".

Secondo il direttore dell'Ora della Calabria: "È evidente che si è trattata di un'azione intollerabile e ingiusta, e aspetto serenamente che la Procura di Cosenza mi convochi per produrre la documentazione in mio possesso riguardo alle pressioni che Gentile, per interposta persona, ha effettuato per evitare che fosse divulgata l'indagine sul conto di suo figlio".

 

Chi sono i protagonisti della vicenda?

Antonio Gentile, senatore alfaniano e poi sottosegretario, uomo di primissimo piano nella vita politica calabrese. Andrea Gentile, figlio di Antonio, coinvolto in una inchiesta della procura sugli incarichi d'oro all'azienda sanitaria. Umberto De Rose, lo stampatore, politicamente legatissimo a Gentile (e al fratello Pino, almeno altrettanto potente assessore regionale ai Lavori Pubblici), presidente della finanziaria regionale Fincalabra, ex capo della Confidustria locale ed ex candidato sindaco per il centrodestra a Cosenza, dove quel candidato non è tale senza l’appoggio e l’avvallo della famiglia Gentile. Infine Alfredo Citrigno, editore de L'Ora della Calabria: è figlio di Piero che è stato condannato a 4 anni e 8 mesi per usura, ora ai domiciliari, oggetto - nei mesi scorsi - di una confisca di 100 milioni da parte della Direzione Investigativa Antimafia.

 

La telefonata

Nel video che vi proponiamo, la registrazione della lunga telefonata che racconta delle pressioni di De Rose sull'editore Alfredo Citrigno per censurare la notizia: «Alfrè, chi te lo fa fare», «non devi andare a cercarti nemici», e via spiegando e avvertendo. Poi la frase: «Sai come sono i cinghiali quando sono feriti, quelli menano per ammazzare».

Alfrè (Citrigno) abbozza: la notizia è già uscita su una testata online. De Rose niente: e allora se non la metti si capisce che proprio non l’hai voluta mettere, «queste sono persone influenti». In Calabria funziona così: e De Rose continua imperterrito a parlare anche se è evidente che Alfredo la tira lunga per fargli dire che lo mandano i Gentile. De Rose lo dice pure, poi ci mette una pezza la rotativa: bloccandosi.

 

La guerra tra famiglie

Sullo sfondo, una presunta guerra di potere tra la famiglia Citrigno e i Gentile. I primi si sentono vittima di una persecuzione giudiziaria che sospettano sia incoraggiata dai secondi. Un tempo Piero Citrigno e Antonio Gentile erano amici e alleati: poi s’è rotto qualcosa, e poi s’è rotta anche la rotativa. Con il giornale che non è andato in stampa.

 

Uomini di poco onore

A leggere meglio lo scandalo Gentile ci aiuta Giuliano Santoro sulle colonne di Dinamopress. Sfogliando un libro, scritto a quattro mani da Claudio Dionesalvi e Silvio Messinetti, "Al di là della mala" (Coessenza, 144 pagine, 10 euro), che racconta della relazione tra corruzione ed affari nella Calabria globale.

"Adesso qualcuno verrà a dirci – lo stanno già facendo - che bisogna restaurare merito e competizione, pilastri della concorrenza del mercato", scrive Santoro. "Che la politica deve restare fuori dal sacro recinto dell'impresa, che la criminalità sta frenando lo sviluppo e sabotando il dipanarsi delle progressive sorti del mercato. Che Tonino Gentile, con la sua famiglia incistata da oltre tre decenni nel potere clientelare calabrese, è la quintessenza della Casta che opprime la cosiddetta 'economia reale'. Che il sottosegretario alle infrastrutture del rottamatore Renzi costituisce il piombo nelle ali della crescita. Un fronte trasversale che va dai berlusconiani ai grillini si indigna e chiede la revoca della nomina del censore affarista. Come non essere d'accordo?".

Santoro, però, sottolinea che le rotative ad orologeria della stamperia de L'Ora della Calabria sono parte di un ingranaggio più esteso di quanto ci raccontano. "È impossibile decifrare il linguaggio che muove questi dispositivi limitandosi ad utilizzare il manicheo codice binario legale/illegale o la contrapposizione tra 'impresa' e 'corruzione'. Lo spiegano bene Claudio Dionesalvi e Silvio Messinetti. I due autori non appartengono alla comoda schiera di quelli che si uniscono al coro: da più di venti anni raccontano e combattono il sistema di potere che ruota attorno ai tanti Gentile che infestano la Calabria. In "Al di là della mala" rimettono in fila le inchieste che hanno scritto in questi anni per il quotidiano Il Manifesto. Quegli articoli si riconoscono come diversi capitoli di uno stesso libro: il grande business dei rifiuti e delle centrali energetiche, la privatizzazione dell'acqua e lo sfruttamento selvaggio dei beni comuni in nome di qualche posto di lavoro precario, le condizioni degli schiavi migranti".

Puntate di un romanzo criminale d'appendice che rimette in ordine diversi tasselli del malaffare e dello sfruttamento selvaggio della Calabria e dei calabresi. "Ne viene fuori - continua Santoro - che spesso la 'criminalità organizzata' è un complemento, un semplice acceleratore di processi più ampi: business perfetti, redditizi, perfettamente legali ma non legittimi, come denunciano comitati e movimenti locali. Il fatto è che le mafie non si sostituiscono al mercato, vi si alleano e si fanno impresa legale e illegale al tempo stesso. Si insinuano soprattutto dove c’è qualche traffico da regolare o qualche meccanismo da velocizzare; allora sono un succedaneo dell’autorità statale in crisi, una stampella della politica moderna sfinita".

Parole che suonano terribilmente attuali nel cratere sismico dove - più che altrove - oggi c'è traffico di denari e meccanismi da velocizzare. "La Calabria ha una posizione di centralità strategica, non di marginalità e arretratezza. È una regione che è parte di un paese che figura tra gli otto 'grandi' del pianeta, e che contiene al suo interno zone ricche di risorse e piene di bocche da sfamare. È l'estrema punta della ricca Europa sul Mediterraneo e porta dell'Occidente verso il Sud del mondo. Come vediamo in questi giorni, l'azione multilivello di politica corrotta, grande capitale, borghesia delle professioni e imprenditoria locale spregiudicata si svolge dentro questi binari. Che non escludono, nelle fasi di transizione e mutamento, lotte di potere, faide e manovre di smarcamento, rottura di alleanze".

"Quando i due autori definiscono la 'ndrangheta 'cane da guardia' e 'fenomeno di complemento', non ne sminuiscono il ruolo: al contrario svolgono un'intelligente opera di decostruzione del mito delle 'ndrine. Demistificano la narrazione fatta di onore e fedeltà della 'ndrangheta e della mafie in generale, ne denunciano la collusione coi poteri. Se è vero che la criminalità organizzata controlla il territorio - sembrano dire i due autori – allora dove stanno questi 'uomini d'onore' quando le multinazionali seppelliscono rifiuti tossici sotto le case di quelli dei quali controllano i voti? Chi stanno proteggendo quando le carrette del mare provenienti dal nord Europa avvelenano i mari nei quali i nipoti dei boss ancora oggi fanno il bagno? Dove volgono lo sguardo mentre i signori dell'acqua privata svuotano i laghi della Sila dove furbissimi lorsignori portano le loro amanti a mangiare la domenica?".

Ultima modifica il Martedì, 04 Marzo 2014 12:24

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