Martedì, 08 Ottobre 2019 21:45

Taglio parlamentari è legge: Camera approva con 553 sì. Ecco le conseguenze

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Con una votazione "bulgara" alla Camera dei Deputati, è arrivato il via libera al taglio dei parlamentari, che passeranno da 630 a 400 alla Camera dei Deputati e da 315 a 200 in Senato; per quanto riguarda la circoscrizione estero, i deputati scenderanno da 12 a 8, i senatori da 6 a 4. I sì alla riforma costituzionale, fortemente voluta dal Movimento 5 stelle, sono stati 553, i no 14 e 2 gli astenuti. Hanno votato a favore le forze di maggioranza (M5s, Pd, Italia Viva, Leu) e le forze di opposizione (Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia), anche se con alcuni distinguo personali al loro interno, più alcuni deputati del gruppo Misto. Uniche forze del Parlamento contrarie al taglio sono state +Europa (3 deputati) e Noi con l'Italia (4 deputati guidati da Maurizio Lupi).

Non ha votato il provvedimento il deputato abruzzese M5s Andrea Colletti, ufficialmente in missione, che, d'altra parte, nei giorni scorsi aveva espresso forti perplessità "da giurista e da abruzzese; attualmente i senatori a vita nominabili dal presidente della Repubblica sono 5 - aveva spiegato - Facendo un rapido calcolo sono l’1,59% rispetto ai senatori eletti. Con la riduzione dei senatori, rimanendo nel numero massimo di 5, rappresenteranno, rispetto ai senatori eletti, il 2,5%, aumentando esponenzialmente la loro incidenza. Per dire: saranno più i senatori a vita che i senatori eletti democraticamente nella Regione Abruzzo, solo 4". Per ovviare a questo problema, Colletti aveva proposto di spostare i senatori a vita alla Camera dei deputati, poiché più numerosa, o ridurli al numero massimo di 3. Ma la proposta non è passata. "La modifica peggiore invece riguarda la rappresentanza regionale - aveva aggiunto il deputato pentastellato - Non so per quale motivo sia stato inserito nel ddl costituzionale il principio che ogni Regione (tranne Molise e Valle d’Aosta) ed ogni Provincia Autonoma (e qui sta l’enormità) debba avere almeno 3 senatori. Per esempio, il Trentino Alto-Adige (Province Autonome di Bolzano e Trento) avrà ben 6 senatori con una popolazione di 1 milione circa di abitanti; l’Abruzzo, con una popolazione superiore, avrà un numero di senatori inferiore (4). Idem per la Sardegna (5), per le Marche (5) e per la Liguria (5). In Trentino Alto-Adige ci sarà un senatore ogni 171.000 abitanti, in Abruzzo ogni 326.000. Quindi, non solo le Province autonome hanno, attualmente, una potestà legislativa e di tassazione notevolmente di favore rispetto alle altre regioni italiane (a statuto ordinario) ma, d’ora in avanti, avranno anche una rappresentanza notevolmente superiore alle altre regioni. Il Trentino Alto-Adige avrà una rappresentanza del 50% superiore a quella dell’Abruzzo pur avendo una popolazione quasi un terzo minore”.

Colletti è un convinto proporzionalista, e già in prima lettura aveva ammonito i proponenti che ridurre i parlamentari con questo sistema elettorale poteva essere democraticamente pericoloso; "non per una questione di diminuzione della rappresentanza democratica, bensì per un mero problema di legge elettorale vigente. In questo sono d’accordo con chi, degli altri partiti, indicava la necessità, prima della riduzione dei parlamentari, di modificare la legge elettorale", aveva chiarito il deputato abruzzese. Che, coerentemente con l'orientamento espresso, ha votato in dissenso al suo gruppo.

Sta di fatto che, proiezioni alla mano, l'Abruzzo passerà da 14 deputati a massimo 7, da 7 senatori a massimo 4. Inoltre, la necessità di ridisegnare i collegi elettorali favorirà ancor di più le aree più popolose della regione, ovvero la costa rispetto alle aree interne.

Trattandosi di una proposta di legge di modifica della Costituzione, l'esame ha previsto quattro letture parlamentari (una doppia lettura conforme di Camera e Senato). Oggi per l'appunto c'è stato l'ultimo e definitivo passaggio del provvedimento. La "riforma Fraccaro", dal nome dal sottosegretario pentastellato alla presidenza del Consiglio, cambia il rapporto numerico di rappresentanza sia alla Camera dei deputati (1 deputato per 151.210 abitanti, mentre oggi era 1 per 96.006 abitanti) sia al Senato (1 senatore per 302.420 abitanti, mentre oggi era 1 ogni 188.424 abitanti). Questo comporterà la necessità di ridisegnare i collegi elettorali con un'altra legge.

Ora, entro 3 mesi 1/5 dei membri di una Camera o 5 Consigli regionali o 500mila elettori possono chiedere un referendum confermativo che potrebbe tenersi nella primavera del 2020. 

La riduzione dei seggi sarà effettiva dopo il primo scioglimento del Parlamento, quindi dalle prossime elezioni (ma non prima di 60 giorni da quando la riforma entra in vigore).  

Come ha ricostruito Openpolis, in un approfondimento di qualche mese fa [qui], il tema della riduzione del numero dei parlamentari non è nuovo al dibattito politico italiano. Ad esempio, la riforma costituzionale Renzi-Boschi, respinta dal referendum del 4 dicembre 2016, aveva immaginato un senato di 95 membri elettivi di secondo grado. Tuttavia, in passato le misure volte a ridurre il numero dei parlamentari sono state inserite all’interno di riforme costituzionali ampie. In questo caso, invece, si è proceduto a una riforma 'chirurgica', in cui viene affrontato solo un aspetto e non vengono considerati i rischi legati al funzionamento delle istituzioni".

È vero che la riforma porterà dei risparmi per le casse dello stato, ma sarebbe stato possibile contenere i costi anche senza ridurre la rappresentanza e senza sminuire il ruolo del parlamento, riducendo gli stipendi dei parlamentari.

Nello specifico, il Movimento 5 stelle ha chiarito che ci sarà una risparmio di mezzo miliardo di euro per ogni legislatura. "Le dichiarazioni relative ai risparmi sono verosimili", spiega Openpolis; "infatti, nel 2017 il parlamento ha speso circa 220 milioni di euro tra indennità e rimborsi ai parlamentari. A questa cifra si devono poi aggiungere i soldi spesi per i contributi ai gruppi parlamentari, che sempre nel 2017 sono stati circa 50 milioni di euro. Stiamo parlando di circa 270 milioni di euro all’anno tra indennità, rimborsi e gruppi parlamentari, oltre un miliardo a legislatura". Tuttavia, se si riteneva si spendesse troppo per mantenere il parlamento, la soluzione più ovvia sarebbe stata ridurre queste uscite.

Perché il governo ha preferito invece tagliare il numero dei parlamentari? "Per un taglio dell’entità degli stipendi, più semplice e rapido da realizzare, sarebbe stata sufficiente una delibera degli uffici di presidenza delle camere". Al contrario, l’iter per l’approvazione della modifica della costituzione è stato particolarmente complesso.

"I motivi che frenano il governo dal ridurre gli stipendi dei parlamentari possono essere diversi. Anzitutto gli importi versati come 'donazione' dagli eletti al partito sono calcolati sulla base dell’indennità parlamentare. Un’eventuale riduzione di tale indennità comporterebbe allora conseguentemente una riduzione dei finanziamenti ricevuti dai partiti", aggiunge Openpolis. "Per di più, una voce consistente di spesa è quella relativa ai rimborsi per le 'spese per l’esercizio del mandato'. Questa voce riguarda varie uscite, di cui la principale è quella per pagare i collaboratori parlamentari. Solo la metà dell’importo viene rimborsato sulla base delle spese attestate, il resto viene versato forfettariamente. C’è allora un problema di trasparenza. La questione è collegata anche a un altro tema: spesso i collaboratori parlamentari sono sottopagati, o pagati in nero. Ciò è reso possibile anche dal fatto che i parlamentari ricevono parte dei fondi a loro destinati anche se non dimostrano di aver speso quei soldi per l’esercizio del mandato".

Va aggiunta un'altra considerazione, sfogliando il rapporto di Openpolis. Osservando i dati relativi alle camere basse, con 630 deputati l'Italia è attualmente il terzo paese in Unione europea per numero di rappresentanti, dopo Germania (709) e Regno Unito (650). Tuttavia, è necessario considerare il dato rispetto alla popolazione. Attualmente abbiamo un deputato ogni 96.000 abitanti circa: dalla prossima legislatura, ci sarà solo un deputato ogni 151.200 persone e scenderemo all’ultimo posto per numero di rappresentanti in proporzione alla popolazione. Questo significa che saremmo il paese con più abitanti per deputato. Poiché in Italia vige il bicameralismo perfetto, si dovrebbero considerare anche i senatori. Tuttavia paragonare le camere alte a livello comparato sarebbe poco utile, poiché le modalità di composizione e le funzioni delle seconde camere (quando ci sono) sono tra loro molto diverse.

Non solo.

Si creeranno dei problemi di rappresentanza, in particolar modo per quanto concerne le regioni più piccole, come l'Abruzzo. "I parlamentari saranno infatti eletti da un numero maggiore di cittadini rispetto ad oggi, in collegi eccessivamente vasti, e questo aumenterà - talvolta in maniera esponenziale - il distacco tra eletti ed elettori", chiarisce Openpolis. 

 

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Ottobre 2019 12:38

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