Lunedì, 25 Novembre 2019 13:39

Progetto Siproimi (ex Sprar), la vicenda degli 11 lavoratori dell'Arci L'Aquila aps senza stipendio da 6 mesi all'attenzione della V Commissione

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Undici lavoratori senza stipendio da 6 mesi; undici operatori dell’Arci L’Aquila Asp che svolgono un servizio prezioso, di riconosciuta valenza sociale, per conto del Comune dell’Aquila che ha affidato all’associazione la gestione del progetto Siproimi (ex Sprar), avviato nel 2011 e cresciuto nelle sue esperienze e competenze, costretti a mettere in campo anche risorse personali pur di non venire meno all’impegno assunto con i beneficiari assistiti.

Parliamo di una équipe giovane ma competente ed efficace, multidisciplinare: un insegnante di italiano, un operatore legale, due assistenti sociali, due operatori all'integrazione lavorativa, due operatori all'accoglienza, un operatore sanitario, un coordinatore; in questi anni, hanno rappresentato una risorsa per la nostra città che, grazie a loro, ha potuto offrire un servizio di elevata qualità.

E sia chiaro, non lo diciamo noi: lo mette nero su bianco il Comune dell’Aquila che ha sottolineato come il progetto abbia fornito, dal 2013 ad oggi, “servizi di accoglienza, integrazione e tutela in favore di 345 beneficiari provenienti da 27 paesi diversi, dei quali 120 con meno di 20 anni mentre circa 100 utenti con un’età compresa tra i 21 e i 25 anni”. Negli anni di operatività del progetto, “sul territorio sono stati attivati 116 tirocini extracurriculari, oltre a numerosi corsi di formazione; detto importante lavoro, ha fatto sì che il 27% dei beneficiari (98 persone) abbia lasciato le strutture del progetto in possesso delle condizioni minime di autonomia sul territorio (tirocinio di 6 mesi ed un contratto di locazione)”.

Non solo. Scrivono gli uffici dell'Ente: “Ad oggi il 20% dei beneficiari (54 persone) si è stabilmente inserito nel territorio di riferimento, mentre il 30% (100 persone) è tuttora presente sul territorio italiano. In tal senso, il progetto è riuscito a supportare circa il 50% dei beneficiari ai fini della relativa stabilizzazione sul territorio italiano”. E’ opportuno evidenziare, inoltre, che “nel corso del 2018 numerosi sono stati i beneficiari degli interventi integratisi sul territorio, lasciando le strutture del progetto con un’opportunità lavorativa ed iniziando così a concretizzare il rispettivo percorso di integrazione”.

Un fiore all’occhiello per la nostra città, per l’amministrazione comunale.

Tanto è vero che si è andati avanti di proroga tecnica in proroga tecnica per 32 mesi, fino alla pubblicazione della gara, lo scorso aprile, per il periodo 1 luglio-31 dicembre 2019, cui ha partecipato un solo soggetto, il Comitato territoriale Arci appunto; eppure, il Comune non solo non ha proceduto con l’assegnazione ma si è avvalso di una ulteriore proroga tecnica, la sesta sul progetto per le annualità 2017-2018-2019, fino all’affidamento provvisorio con scadenza al 31 dicembre, con possibilità di prosecuzione sino al 28 febbraio 2020 ed opzione di rinnovo per il periodo marzo-agosto 2020, stante la volontà dell’Ente di proseguire il progetto per il triennio 2020-2022, istanza che si spera possa essere ammessa dal Ministero.

Una gestione, quella del Comune dell’Aquila, bacchettata persino dall’Anac che, come svelato da newstown, con delibera del 15 maggio 2019 ha ritenuto le proroghe tecniche disposte dall’Ente successivamente al 30 giugno 2017 non "in linea con i principi di cui all’art. 2 del d.lgs. 163/2006 e con l’interpretazione della giurisprudenza e dell’Anac, ad oggi codificate dall’art. 106 comma 11 del d.lgs. 50/2016, in quanto il ritardo nell’espletamento della procedura ad evidenza pubblica deriva da cause imputabili all’amministrazione comunale".

Ritardi imputabili all’amministrazione attiva che hanno impedito una programmazione adeguata dei servizi e che si sono sommati, in questi ultimi mesi, ai ritardi nell’erogazione dei contributi; da tempo l’Arci attende un anticipo, più volte richiesto al Comune, non concesso fino ad ora per la mancata rendicontazione dell’annualità 2017 che, seppure consegnata dal soggetto gestore del progetto, non è stata ancora depositata e validata dall’Ente. Vale lo stesso per la rendicontazione 2018. Così si è creato il buco nel bilancio dell’associazione che ha portato alla drammatica situazione attuale, con gli undici lavoratori che non percepiscono lo stipendio da giugno.

Sia chiaro: stiamo parlando di fondi già stanziati e disponibili.

Sostanzialmente, il problema si annida intorno alla nomina di un Revisore indipendente, così come previsto dalla normativa vigente, che possa validare la rendicontazione e consentire, così, di sbloccare le risorse. Audito stamane in Commissione ‘Garanzia e controllo’, il dirigente del settore Fabrizio Giannangeli ha spiegato che sono in corso verifiche normative per capire come affidare l’incarico evitando di sforare il limite di spesa del personale; “all’esito dell’espletamento delle verifiche, proprio nella fase di conclusione dell’esercizio finanziario – in cui la spesa di personale quantificabile con la necessaria puntualità, consentendo le valutazioni in merito alla coerenza del sostenimento di ulteriori oneri, riferiti peraltro al 2017 e al 2018, sebbene sostenuti nell’esercizio in corso – si provvederà al definitivo perfezionamento del procedimento finalizzato al conferimento di detto incarico, con la connessa adozione dei provvedimenti di competenza” ha assicurato Giannangeli.

Ma come si sia potuti arrivare a questo punto, stante le continue sollecitazioni dell’associazione che gestisce il servizio? E’ vero che il cambio dell’amministrazione prima e il riordino della macchina comunale poi ha fatto passare il progetto di mano da un dirigente all’altro; è vero che le procedure sono piuttosto complesse ed è vero anche che il settore comunale dedito al sociale è chiaramente sottodimensionato, per una precisa scelta politica verrebbe da aggiungere. Tuttavia, a questo si è sommato – e non è accettabile – una scarsa attenzione del settore e, in particolare, dell’assessore delegato Francesco Bignotti che, stamane, si è limitato a scaricare le responsabilità sugli uffici.

Inaccettabile, se è vero che l’amministrazione non può limitarsi a dettare la linea politica, disinteressandosi, poi, di ciò che accade ad 11 lavoratori che, per conto dell’Ente, gestiscono un servizio così importante. Ora, non resta che attendere risposte: la presidente della V Commissione, Elisabetta Vicini, convocherà di nuovo un tavolo per la prossima settimana, sperando si saranno fatti passi in avanti.

Iannarelli (Sinistra Italiana): "No a soluzioni dilatorie, Comune si faccia parte diligente"

"Solo in questi giorni, e solo grazie alla lettera pubblica dei lavoratori ARCI e di chi come Sinistra Italiana si è indignata per questa situazione che ha del paradossale, il Comune dell'Aquila ha deciso di affrontare la questione. Maggioranza impalpabile, in primis l’assessore Bignotti che non ha fatto altro che scaricare la responsabilità sulla gestione tecnico amministrativa, ma anche tra i consiglieri di maggioranza intervenuti il menefreghismo era assoluto: c’era chi leggeva il giornale e poco dopo si è allontanato, chi si faceva i fatti suoi, chattando e consultando Facebook. Nessuna proposta da parte loro, solo il Dirigente ha provato a metterci una pezza, ma non è sufficiente e non offre garanzie".

A denunciarlo è il segretario cittadino di SI, Pierluigi Iannarelli che stamane era in Commissione per assistere ai lavori.

"Bel modo davvero di amministrare la città, bel modo di stare dalla parte dei propri concittadini. Nel merito - ha aggiunto Iannarelli - no a soluzioni dilatorie in attesa del pronunciamento del ministero; il comune - piuttosto - si faccia parte diligente, anticipi le somme necessarie al pagamento degli stipendi e garantisca la prosecuzione del progetto”.

Ultima modifica il Lunedì, 25 Novembre 2019 13:55

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