Giovedì, 16 Gennaio 2020 19:25

Corte Costituzionale, no a referendum su legge elettorale. Critiche a Marsilio

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Inammissibile.

Dopo otto ore di camera di consiglio la Corte costituzionale ha deciso di bocciare il quesito referendario sulla legge elettorale promosso, su impulso della Lega, da otto Regioni guidate dal centrodestra, e tra queste l'Abruzzo.

L'intento era di trasformare in un maggioritario puro l'attuale sistema con l'abrogazione delle norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi.

Preventivamente la corte ha anche bocciato il conflitto di attribuzione che 7 regioni su otto avevano presentato il 7 gennaio.

La ragione della bocciatura sta essenzialmente nel fatto che il quesito leghista avrebbe lasciato sul campo una legge con cui non sarebbe stato possibile votare subito, di fatto inapplicabile. Una decisione, secondo indiscrezioni, presa non all'unanimità ma con una maggioranza molto "solida e ampia".

Furioso il leader della Lega Matteo Salvini che dice: "È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e 5stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica".

"Dopo il pronunciamento della corte - ha detto il ministro delle riforma Federico D'Incà - noi continuiamo ad andare avanti per superare il Rosatellum e dare al paese una legge elettorale proporzionale con soglia alta che garantisca un sistema politico più coeso, camere più rappresentative e governi più stabili". Sulla stessa linea il leader M5S, Luigi Di Maio: "Seguiamo la strada del proporzionale affinché tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento". E il segretario dem, Nicola Zingaretti, attacca: "Un altro bluff di Salvini è caduto. Avanti con il cambiamento". 

Le reazioni in Abruzzo

Fina e Paolucci (PD): "Marsilio deve delle scuse agli abruzzesi ai quali ha chiesto anche di pagare le spese di un referendum illegittimo"

"L'Abruzzo è rimasto inutilmente al palo per un referendum evidentemente inammissibile, la cui proposta ha bloccato i lavori del Consiglio Regionale per settimane e cambiato l'ordine delle priorità della nostra regione, che non sono i sì ai diktat politici degli alleati romani e padani".

Così il segretario PD Michele Fina e il capogruppo dem in Consiglio Regionale Silvio Paolucci.

"Marsilio deve delle scuse agli abruzzesi sui quali si prepara a far pesare anche le spese legali di una posizione politica di parte, che serve solo a Salvini e in evidente contrasto con la Carta costituzionale. L'unico risultato di quella vicenda è stato l'avvicendamento al vertice della Lega tra Bellachioma e D'Eramo, dopo che i leghisti avevano perso la battaglia politica con le opposizioni. Il centrosinistra unito ha fatto muro contro la proposta e ha fatto bene, abbiamo denunciato più e più volte che non si può continuare a governare contro le leggi di questo Paese e contro al Carta Costituzionale".

Per discutere la proposta referendaria, inserita di gran fretta nell'ordine del giorno del Consiglio Regionale perché fosse fra le prime cinque assemblee regionali ad aprirgli la strada, "questto centrodestra ha beffato ancora una volta gli studenti che ha lasciato a piedi in questi mesi, i pazienti che hanno diritto a una sanità di qualità, i settori primari della nostra economia, fermi ormai da un anno perché privi di risorse e programmazione. Una fretta che è stata inutile, perché l'Abruzzo è arrivato molto dopo, ma soprattutto perché il pronunciamento della Consulta oggi è stata l'ennesima conferma: governare la regione non significa prestarsi a chi sta cercando di o colonizzarla, senza farla crescere, o utilizzare le istituzioni pensando solo agli interessi del potente di turno e alle campagne elettorali che verranno".

Marcozzi (M5S): "Hanno voluto piegare le istituzioni alla loro becera propaganda e hanno sprecato tempo e denaro degli abruzzesi. Leghisti chiedano scusa"

"La pronuncia della Consulta arrivata quest'oggi conferma quanto avevamo ampiamente pronosticato: il quesito referendario proposto dalla Lega per modificare la legge elettorale nazionale è irricevibile e viene definito 'eccessivamente manipolativo'. Ciò significa che i rappresentanti leghisti di otto consigli regionali, tra cui anche quello dell'Abruzzo, non solo hanno piegato le istituzioni in nome della propaganda di Salvini, ma lo hanno anche fatto senza essere in grado di scrivere un documento accettabile. Siamo davanti al trionfo del pressapochismo e dell'incapacità istituzionale".

Ad affermarlo è il Capogruppo M5S in Regione Abruzzo Sara Marcozzi.

"Abbiamo ripetuto per giorni, sia in Commissione che in Consiglio regionale, che quanto proposto dai leghisti, cioè l'abrogazione della parte proporzionale della legge elettorale nazionale, fosse irricevibile. I Consiglieri regionali della Lega, in particolar modo i delegati del Consiglio per la presentazione del quesito referendario Montepara e Angelosante, non sono mai stati in grado di fornire risposte concrete, basate su sentenze o precedenti giuridici, alle nostre domande, evidenziando un profondo imbarazzo per l'intera durata della discussione. Evidentemente si sono trovati costretti a obbedire ai diktat arrivati da Roma e da Pontida, difendendo l'indifendibile".

Ora che è arrivata la pronuncia ed è stata ufficializzata l'inammissibilità del quesito – conclude Marcozzi – "invito gli esponenti della Lega ad assumersi le proprie responsabilità, mettendo da parte la propaganda ed evitando di trovare nemici o di additare la Corte Costituzionale di colpe che, evidentemente, non ha. Non siamo di fronte a nessun tipo di complotto, ma a un pronunciamento, basato sulla nostra Carta Costituzionale, che deve essere rispettato. Le uniche persone che devono rispondere agli italiani e agli abruzzesi del loro comportamento irresponsabile, sono gli stessi esponenti politici della Lega che hanno prima scritto e poi difeso un testo palesemente sbagliato, causando gravi danni economici alle casse anche della nostra Regione, costretta a perdere giorni di lavoro per affrontare la questione. Ricordo alla maggioranza di centro destra che gli abruzzesi chiedono alla Giunta non di intervenire sulla legge elettorale nazionale, ma sulla sanità, sul trasporto pubblico, sul lavoro, su una visione di sviluppo economico per i prossimi decenni del nostro territorio. Tutte cose che, in questo fallimentare primo anno di governo regionale targato Marsilio, non si sono viste".

D'Eramo (Lega): "PD e 5stelle interessati solo alle poltrone"

"Non stupisce che i due partiti di palazzo, Pd e Movimento Cinque Stelle, anche in Abruzzo esultino per il verdetto della Corte Costituzionale sul referendum. D'altronde hanno dimostrato a tutti i livelli possibili, compreso quello di una assurda alleanza di governo, che l'unica cosa a cui tengono è la poltrona, piuttosto che dare voce e libertà ai cittadini".

Lo dichiara Luigi D'Eramo, coordinatore regionale Lega Abruzzo.

"Si invocano addirittura delle scuse - incalza D'Eramo - come se bisognasse redimersi della volontà di far scegliere ai cittadini i propri rappresentanti. Festeggiare di non poter votare appartiene a una logica vecchia di spartizione del potere con giochi di palazzo che la Lega contrasterà sempre. Pd e Cinque Stelle hanno dimostrato anche in Abruzzo quale è, per loro, il vero senso della politica: ostacolare persino la richiesta di un referendum popolare, il massimo dell'espressione di una democrazia".

Acerbo (Rifondazione comunista): "Grave l'attacco di Salvini alla Corte Costituzionale e che i consigli regionali si siano prestati"

"La Corte Costituzionale ha bocciato il referendum sul maggioritario della Lega. Non è un pronunciamento inaspettato visto che autorevolissimi costituzionalisti l'avevano anticipato sulla base dei giudizi precedenti della Corte. E' molto grave che il leader dell'estrema destra italiana attacchi in maniera sguaiata la Corte come se si trattasse di un avversario politico. Piuttosto sono da criticare i Presidenti, le giunte e i consiglieri regionali della destra che hanno messo le istituzioni che rappresentano al servizio di un'operazione politica decisa da una capo politico per fini che esulano dalla tutela dei territori e dell'interesse delle singole regioni. Usare le Regioni - e il denaro pubblico - per ottenere la legge elettorale che conviene di più al proprio schieramento dà l'idea di come la destra da Berlusconi a Salvini continui a mantenere una propensione partitocratica. Dopo la bocciatura di Salvini è ora di procedere sulla strada della democrazia costituzionale tornando a una legge veramente proporzionale, non quella taroccata che propogono PD e M5S. E nel referendum sul taglio dei parlamentari facciamo presente che sarebbe meglio dimezzare retribuzioni complessive dei parlamentari invece che ridurre rappresentatività del parlamento. W la Costituzione!".

Parole di Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista - Sinistra Europea.

Ultima modifica il Venerdì, 17 Gennaio 2020 09:58

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