Lunedì, 27 Gennaio 2020 14:24

L'Aquila, in Consiglio la mozione per la cittadinanza onoraria a Liliana Segre. All'ordine del giorno anche il bando per l'affidamento di Verdeaqua e l'acquisizione dei terreni di Piazza Italia

di 

Si riunisce stamane il consiglio comunale che, all'indomani della Giornata della memoria, discuterà la mozione - primo firmatario Paolo Romano, capogruppo del Passo Possibile - per il "riconoscimento della cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre e l'istituzione di una commissione speciale per vigilare su fenomeni di odio e intolleranza". 

L'auspicio è che l'assise converga, in modo unanime, sul conferimento del simbolico tributo a Liliana Segre, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, attiva testimone della Shoah italiana.

Il consiglio dovrà pronunciarsi su un'altra mozione, presentata da Lelio De Santis (Cambiare insieme) e sottoscritta da altri consiglieri, ad oggetto la "tutela dei cittadini aquilani beffati dalle multe di autovelox installati presso il Comune di Bussi sul Tirino".

Dunque, l'assise dovrà dare il via libera alla delibera di giunta di recepimento della legge regionale n. 49 del 15 ottobre 2012, con particolare riguardo all'integrazione del provvedimento di consiglio comunale n. 86 del 12 agosto 2013. In sostanza, l'esecutivo intende aggirare i problemi causati dall’impugnativa della variante alle norme tecniche d’attuazione istruita dalla Soprintendenza innanzi al Tar che, di fatto, ha precluso la possibilità dei cambi di destinazione d’uso verso il commerciale e l’artigianale nei centri storici dell’Aquila e delle frazioni.

“Così come recepita dal consiglio comunale nel 2013, la legge regionale 49 consentiva, in funzione di determinati parametri ed in alcune zone indicate, di variare le destinazioni d’uso soltanto fuori dai centri storici, oltre a consentire aumenti di cubatura ovviamente fuori dai centri storici e modifiche delle sagome in alcuni casi specifici, per eliminare le barriere architettoniche ad esempio, o per adeguare sismicamente un edificio”, ha spiegato a newstown l’assessore all’urbanistica Daniele Ferella. “Se l’integrazione già approvata dalla Commissione avrà il definitivo via libera dal consiglio comunale, si potrà chiedere il cambio di destinazione d’uso anche di immobili ricompresi nei centri storici: in attesa del pronunciamento del Tar sulla impugnativa della Soprintendenza alla variante alle norme tecniche d’attuazione, intendiamo comunque offrire questa possibilità ai cittadini, convinti che sia una opportunità importante per rilanciare i nostri centri storici”. Tra l’altro, con il provvedimento istruito dalla Giunta comunale sarà data l’opportunità di fruire della legge 49 anche ai nuclei industriali. “Rispetto alla variante alle Norme tecniche che avevamo approvato – ha chiarito Ferella – cambia poco o nulla: l’unica differenza starà nei tempi di approvazione delle richieste, considerato che la legge 49 prevede il passaggio dei provvedimenti in consiglio comunale. Un iter un poco più lungo, insomma. Per il resto, gli effetti saranno identici”, ha tenuto a ribadire l'assessore; “se è vero che la legge parla di complementarità delle destinazioni e di omogeneità, è vero anche che la stessa non è riferita soltanto ad una destinazione: ad essere chiari, non accadrà che possa essere preclusa la variante verso una destinazione d’artigianato di vicinato di un immobile a destinazione commerciale essendo le stesse, appunto, omogenee”.

All'attenzione dei consiglieri arriverà, poi, la delibera d'acquisizione al patrimonio dell'Ente dei terreni occupati con il parco del Beato Vincenzo e piazza Italia. Con l'approvazione del provvedimento, il Comune s'impegnerà a sborsare una somma pari a 440mila euro per sanare una vertenza che è emblematica del lassismo della pubblica amministrazione a scapito dei cittadini.

Un passo indietro. Nel dicembre 1991, la società 'Prosperina srl' aveva acquisito i terreni per realizzarvi un centro polifunzionale per servizi pubblici. Con delibera 47 del 1992, però, il Consiglio comunale decise di destinare a verde pubblico attrezzato l'area, inserendo una variante al Prg per conseguire il cambio di destinazione. Dunque, con delibera del 24 giugno 1994, l'amministrazione comunale dell'epoca approvò il progetto esecutivo per la realizzazione del 'Parco del Beato Vincenzo' e di 'Piazza Italia' nonché il relativo piano particellare di esproprio con l'assise che disponeva, contestualmente, di procedere all'occupazione d'urgenza dei terreni, avvenuta in effetti l'8 agosto di quell'anno, fissando il termine limite all'espropriazione decorsi tre anni dalla approvazione del provvedimento. Ed invece, l'iter espropriativo non si è mai concluso ed il decreto di esproprio non è stato mai emesso, sebbene l'amministrazione comunale abbia provveduto, nel frattempo, a realizzare il verde pubblico attrezzato. Di fatto, la proprietà dei terreni non si è mai trasferita in favore del Comune dell'Aquila proprio per la mancata emissione del decreto d'esproprio entro la scadenza della dichiarazione di pubblica utilità.

Per questo, la società proprietaria dei terreni ha avviato un lungo braccio di ferro giudiziario. Vent'anni dopo, con sentenza 436 del 30 aprile 2014, il Tribunale amministrativo regionale, accogliendo il ricorso della 'Prosperina srl' ha condannato il Comune dell'Aquila a restituire i terreni illegittimamente detenuti e a risarcire il danno patito dalla società per gli anni di occupazione. Due anni dopo, con sentenza del 25 maggio 2016, il Tar ha condannato di nuovo l'Ente per non aver ottemperato, ordinando di restituire i terreni e nominando un consulente tecnico per la determinazione del danno subito dalla società proprietaria. Non solo. Il Tribunale amministrativo regionale ha ordinato che la sentenza fosse eseguita dall'autorità amministrativa.

Soltanto a quel punto il Comune dell'Aquila si è finalmente attivato chiedendo una valutazione dei terreni all'Agenzia delle Entrate, stimata ad oggi in circa 150mila 673 euro, cui vanno aggiunti un 10% per la cessione volontaria delle aree (poco più di 15mila euro), oltre 60mila per la rivalutazione e gli interessi sul valore dei predii, e poco meno di 192mila euro come risarcimento danni al proprietario con cui, infine, si è giunti all'accordo per evitare, così, che il Comune si ritrovasse a pagare i danni per l'illegittima occupazione dei terreni e, come non bastasse, a doverli restituire, ripristinando lo stato dei luoghi al momento dell'indebita acquisizione con la perdita del valore patrimoniale e delle opere realizzate.

Infine, il Consiglio discuterà la delibera per l'affidamento in concessione del servizio di gestione del complesso sportivo comunale "Santa Barbara", con oneri di riqualificazione a carico del concessionario, in relazione all'approvazione del capitolato di gestione, del piano economico finanziario e dello schema di contratto.

Il nuovo bando prevede una gestione ventennale dell’intero centro sportivo – non solo, dunque, della piscina ma anche dei campi da calcetto, del bar e della pista di pattinaggio - a un canone concessorio di 18 mila euro annui. Il soggetto subentrante, però, dovrà pagare di tasca propria i lavori di riqualificazione del complesso, quantificati in 598 mila euro (ma con Iva e oneri di sicurezza si arriva a 658 mila). In più dovrà corrispondere al Comune altri 100 mila euro annui “per oneri sostenuti dall’amministrazione”. Si tratta della famosa fideiussione che il Comune firmò a beneficio della Verdeaqua Smile (il vecchio gestore) a garanzia del mutuo stipulato da quest’ultima con il Credito sportivo. Quando la piscina, due anni fa, venne chiusa, di quel mutuo rimanevano ancora da pagare circa 1,7 milioni. A seguito di una diffida inviata dall’istituto creditizio, il Comune ha dovuto estinguere il debito ma ora vuole rientrare dell’esborso. Di qui l'inserimento della quota annua aggiuntiva di 100 mila euro.

Il bando contiene anche la clausola sociale che i sindacati avevano chiesto a tutela dei livelli occupazionali per la riassunzione di tutti e 18 gli ex dipendenti della Verdeaqua Smile, sotto Naspi da marzo 2019.

Lavoratori e Cgil, però, da tempo paventano il rischio che la gara possa andare deserta, a causa delle condizioni di gestione troppo onerose. Perplessità condivise anche da molti consiglieri, di opposizione ma anche di maggioranza. Altra cosa che preoccupa sono i tempi: la delibera, una volta approvata dal consiglio comunale, dovrà essere trasmessa alla Cuc per la pubblicazione. Una volta pubblicato il bando, per l’espletamento della gara ci vorranno tra i 60 e i 90 giorni, che sono i tempi previsti dalla legge per le gare di tipo europeo. Ammesso che tutto fili liscio (se non ci saranno, cioè, ricorsi e altri intoppi), i lavori difficilmente potranno partire prima della fine dell’estate. Il rischio, insomma, che Verdeaqua possa rimanere chiusa anche per tutto il 2020 è molto concreto.

Articoli correlati (da tag)

Chiudi