"Ci appelliamo alla vostra funzione, alla vostra condizione di delegati del nostro territorio e alle azioni che potrete adottare in occasione del dibattito parlamentare relativo alle norme di sostegno economico per affrontare l'emergenza in corso, conseguente all'epidemia da Covid-19".
Inizia così la lettera che i sindaci dei quattro capoluoghi abruzzesi, Pierluigi Biondi (L'Aquila), Umberto Di Primio (Chieti), Carlo Masci (Pescara) e Gianguido D'Alberto (Teramo), hanno inviato ai parlamentari eletti in regione per chiedere interventi urgenti e concreti a sostegno del comparto produttivo e misure speciali per l'abbattimento dei tributi.
L'appello è rivolto anche a tutelare i Comuni, affinché i costi dell'emergenza non ricadano sugli enti locali in termini di minori entrate e, conseguentemente, di ripercussioni su servizi e capacità di spesa. "Vi chiediamo in particolare - prosegue la lettera - di porre attenzione al nostro sistema imprenditoriale, che si trova a vivere un blocco totale delle attività, andando incontro al rischio fallimento. Il riferimento è soprattutto alle strutture ricettive alberghiere, di somministrazione di bevande e alimenti, al settore del turismo, ai centri sportivi, alle istituzioni culturali e a tutti i soggetti principalmente colpiti dalla crisi in corso che non hanno la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. Gli esercenti, i titolari di attività sportive e ricettive, gli operatori culturali e gli ambulanti sono senz'altro i più esposti alle conseguenze che, inevitabilmente, saranno determinate dal forzato invito o addirittura dall'obbligo a restare a casa rivolto ai cittadini, unitamente alle chiusure o alle limitazioni negli orari e nei giorni di apertura. È tuttavia, in maniera assolutamente generalizzata, tutto il tessuto economico della regione ad essere esposto a rischi pesantissimi e a conseguenze che potrebbero essere fatali per l'intero settore produttivo. Quello che dobbiamo impedire è che, a catena, le nostre famiglie e i nostri lavoratori, paghino nella maniera più drammatica le conseguenze di questa epidemia, restando senza reddito e senza sostegni".
Il pericolo, concreto e reale, è quello di un collasso del sistema produttivo e di una vera e propria emergenza sociale. "L'Abruzzo ha già vissuto le pesanti conseguenze, in termini economici e occupazionali, del terremoto del 2009 e degli eventi sismici 2016-17. Da quelle terribili esperienze abbiamo tirato fuori una consapevolezza. Non è sufficiente sospendere i pagamenti ma bisogna procedere con abbattimenti ed esenzioni. Quest'ultima soluzione, dunque, va prevista fin da subito. Vi chiediamo con forza, inoltre, di rappresentare nel dibattito parlamentare le difficoltà dei Comuni, affinché non ricada sugli enti locali il costo di questa epidemia. Sospendere il pagamento dei tributi, infatti, vorrebbe dire strozzare le municipalità ed azzerarne le capacità di programmazione e di dare risposte ai cittadini. A venire compromessi, di fatto, sarebbero servizi primari e presidi sociali, quali scuole, asili, attività socio-assistenziali, trasporti pubblici, igiene urbana".
Concludono i sindaci: "Vi rivolgiamo, pertanto, un accorato appello a non lasciarci soli e a tutelare il territorio regionale rispetto alle conseguenze di un'emergenza sanitaria che potrebbe falciare la nostra economia, azzerare il turismo e provocare il collasso dell'intero sistema produttivo e occupazionale".