La Conferenza delle Democratiche abruzzesi esprime in una nota "vicinanza e solidarietà ad Emanuela Di Giovambattista, segretaria del Partito Democratico dell’Aquila, per il grave attacco sessista di cui è stata vittima. Attacco di una gravità inaudita", viene spiegato, "perché proviene dal presidente del Consiglio comunale dell’Aquila, Roberto Tinari, figura istituzionale che dovrebbe tutelare e promuovere, attraverso i propri comportamenti, il rispetto nei confronti delle donne, e invece approva e incoraggia, sui social network, attacchi e insulti rivolti a Di Giovambattista non in quanto esponente politico, ma in quanto donna che esprime le proprie opinioni e ingaggia la battaglia politica, ledendo la maestà dell’uomo avversario".
Ma che cosa è accaduto?
Roberto Tinari ha denunciato in una nota come l'azienda Accord Phoenix non avesse rinnovato il contratto, in scadenza al 1° maggio, ad un lavoratore, chiedendo che le aziende aquilane facessero la loro parte in questo particolare momento storico: “In punto di diritto - aveva messo nero su bianco Tinari - un contratto scaduto potrebbe non essere rinnovato. Ma, mi chiedo, è questo il modo di essere al fianco dei cittadini in un momento così grave di pandemia e di ristrettezze?". E aveva aggiunto: "Sarà perché il dipendente in questione è uno stretto parente del presidente del consiglio comunale, ossia di chi scrive?".
L'operaio cui non era stato rinnovato il contratto, in effetti, è il fratello del presidente del Consiglio comunale. A stretto giro la risposta della segretaria del Pd Di Giovambattista: "È giusto intervenire a difesa del diritto al lavoro. Questo, però, va fatto sempre e per tutte le situazioni in cui esistono persone che rischiano di perderlo, non solo quando si tratta di un familiare. Ma questo comportamento non ci stupisce. Gli esponenti del centrodestra, alla guida delle principali istituzioni di città e regione, hanno dato spesso prova di mobilitarsi solo quando si tratta di difendere o sistemare propri congiunti".
Un affondo che ha scatenato la replica piccata di Tinari, in un post facebook che ha raccolto, però, alcuni commenti assolutamente censurabili, con pesantissime offese sessiste e violente alla segretaria dem. E qui sta il punto: il presidente del Consiglio, invece di rimuovere immediatamente i commenti, ha mostrato di apprezzare, mettendo un like ai post.
Di qui, la presa di posizione della Conferenza delle Democratiche e del Pd abruzzese, con il segretario regionale Michele Fina che ha duramente censurato l'atteggiamento del presidente del Consiglio comunale: "Tinari, personaggio del tutto inadeguato non solo rispetto al ruolo che ricopre, ma anche rispetto a numerosi ipotetici altri che richiederebbero sensibilità non tanto e non solo istituzionale, ma anche aderente e coerente con il vivere civile - le parole delle Democratiche abruzzesi - dovrebbe dignitosamente, silenziosamente, rassegnare le dimissioni. La questione politica investe chiaramente il partito di cui fa parte, Forza Italia: saremmo curiose di sapere cosa ne pensano delle gesta di Tinari Mara Carfagna, già ministro delle Pari Opportunità, vicepresidente della Camera, e Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, che hanno fatto da sempre della battaglia a favore dei diritti delle donne un segno distintivo del loro impegno politico. Tinari è uno di voi?".
In questi minuti, i post sono spariti e il presidente del Consiglio comunale ha pubblicato una nota su facebook: "Accade anche quando pensi che sia una cosa irreale e pensi non possa mai accadere: a volte accade. E purtroppo bisogna accettare farsi forza e tornare a lottare. La vita è una lunga lotta. Una sfida. Una sfida con sé stessi che si vince sempre perché oltre la notte c'è sempre il giorno che ti fa affrontare e superare ogni problema. Sono stato da sempre vicino a chi soffre, ai lavoratori, da sempre, dai tempi dell'Italtel. Ho visto cose inenarrabili e ho sempre cercato di superarle: ho anche perso, tante volte invece ho avuto ragione. Mi sono sempre battuto, però. Ieri con ancor più forza e determinazione perché si trattava di mio fratello. Non lo meritava. Gli era dovuto come lavoratore, come padre, come fratello, come amico di tutti, come persona. Sì l'ho difeso, e sì lo rifarei con lo stesso slancio e la stessa determinazione. Ho compreso qual è la forza che occorre per affrontare le ingiustizie. Ringrazio chi ha espresso parole di vicinanza. Sono dispiaciuto e comprendo benissimo lo stato d'animo di chi è stato raggiunto/a da censurabili commenti o si possa essere sentito offeso dalle mie parole, ma sono certo e sicuro che con loro già domani si potrà essere insieme per affrontare, con ancor più forza e determinazione, i problemi di questa nostra città. Iniziando da chi più ne ha bisogno. Tutti possono sbagliare. Soprattutto io".
La nota del Pd L'Aquila: "Disgustoso atteggiamento di Tinari, si dimetta"
"Esprimiamo piena solidarietà a Emanuela Di Giovambattista, orgogliosamente nostra segretaria e medico. Gli insulti e le frasi vergognose che le hanno rivolto dimostrano che circolano ancora nella nostra società virus culturali pericolosi che è nostro preciso dovere politico, etico e morale combattere. Il modo migliore è proprio quello di attingere dall'esempio di donne come Emanuela, che con competenza ed entusiasmo svolgono il proprio lavoro. Noi siamo al suo fianco".
"Resta disgustoso l'atteggiamento del Presidente del Consiglio comunale il quale, chiamato in causa rispetto a dichiarazioni e azioni messe in atto nel suo ruolo istituzionale, reagisce prima con una risposta rabbiosa beandosi oltretutto dei commenti grondanti insulti che suoi tifosi hanno rivolto a Emanuela, salvo poi cancellare vigliaccamente il post dopo aver compreso di aver commesso un errore che un esponente di garanzia istituzionale non dovrebbe mai commettere".
"Questo, a fianco di una conduzione ingiustificabilmente di parte dei lavori del consiglio comunale, i quali hanno contribuito soltanto ad ostacolare una discussione trasparente in città riguardo l'emergenza Covid19, ci induce a chiederne immediatamente le dimissioni. Inoltre presenteremo un ordine del giorno in Consiglio Comunale di condanna di ogni violenza sulle donne e di impegno di ogni esponente istituzionale a contrastare e rimuovere ogni espressione o atto ascrivibile a tale violenza sul web o sui social media".
Articolo 1 L'Aquila: "Frasi volgari figlie di una cultura dell'odio e della violenza"
"Le frasi volgari e sessiste nei confronti di Emanuela Di Giovambattista, segretaria cittadina del Pd, sono figlie di una cultura dell’odio e della violenza a cui certa destra strizza l’occhio senza pudore".
Si legge in una nota di Articolo 1 L'Aquila.
"Il fatto che quelle frasi siano state scritte sul profilo fb del Presidente del Consiglio Comunale dell’Aquila, e che lo stesso Presidente abbia pubblicamente sottolineato il proprio apprezzamento e la propria condivisione per il loro contenuto, è una vergogna ancora più inaccettabile e che getta discredito sull’intera istituzione che Tinari dovrebbe rappresentare. Se fosse in grado di rendersene conto dovrebbe trarne le conseguenze opportune. Ad Emanuela il nostro sostegno e la nostra solidarietà, anche se siamo convinti che questo triste episodio non avrà altro effetto che moltiplicare il suo impegno e la sua passione politica".
La solidarietà del Passo Possibile
“La macchina dell'insulto sessista sui social si è rimessa in moto, come purtroppo accade sempre più frequentemente, ed ha partorito l'ennesimo esempio di odio e rancore gratuiti: le offese personali, pesanti e volgari, gli insulti più sguaiati e beceri hanno di nuovo colpito una donna, Emanuela di Giovambattista, segretario del PD cittadino, alla quale esprimiamo la nostra massima solidarietà e vicinanza”.
“Ancor più grave è che queste deprecabili esternazioni maschiliste, riportate dagli autori a commento proprio di un suo post sui social network, non solo non siano state fermamente condannate da chi riveste un ruolo politico di primo piano in città, com’è quello istituzionale di garanzia rappresentato dal nostro Presidente del Consiglio Comunale, ma addirittura compiacentemente apprezzate dallo stesso, di fatto giustificandole nel contenuto e nei toni”.
“La rabbia e l'intolleranza di queste persone mostra odio e disprezzo che non possono essere legittimate da una differente visione politica: è necessario che ognuno si prenda le proprie responsabilità stigmatizzando sempre, indipendentemente da chi e in che modo vengano formulate, qualsiasi tipo di offesa e discriminazione che manchi di rispetto alla dignità di una donna”.