All'indomani della sentenza del Tar che ha accolto il ricorso della famiglia che abita all'Aquila ma non residente in città, esclusa dal bando per i buoni alimentari a favore delle persone in difficoltà economiche a causa della pandemia [ qui ], i consiglieri comunali del Passo Possibile, Emanuele Iorio, Elia Serpetti, Antonio Nardantonio, Americo Di Benedetto, con una nota congiunta, tornano sulla vicenda.
"Sulla ben nota vicenda delle disfunzioni legate al bando per l’erogazione dei buoni spesa che ha visto in una prima fase esclusi dalla possibilità di essere beneficiari i non residenti e gli stranieri pur in possesso di un permesso di soggiorno valido - si legge nella nota - si era creata una differente linea di vedute fra quanto dettato dal TAR e quanto deciso dall’Amministrazione comunale; quest’ultima infatti aveva agito sospendendo l’erogazione a tutti i beneficiari in graduatoria con l’esplicita volontà di definirla solo all’esito del giudizio di merito relativo al ricorso della famiglia pugliese".
"Nella giornata di ieri la pronuncia del Tar ha diradato anche il benché minimo dubbio sulle ragioni che avallassero l’iniziale decisione del Comune, riammettendo definitivamente la famiglia ricorrente nella relativa graduatoria per ottenere finalmente la misura assistenziale fin qui negata". I consiglieri sottolineano come già a seguito della decisione cautelare del TAR, avesseroo messo in guardia il primo cittadino "sulla necessità di riaprire il bando già in essere, prevedendo altresì un ulteriore stanziamento di somme con l’obiettivo di avere la certezza di un’unica graduatoria e la possibilità di veder finanziate il maggior numero di richieste, il tutto nel necessario breve tempo, elemento indispensabile per non sterilizzare il vantaggio dei buoni spesa. L’amministrazione comunale, sebbene abbia recuperato ulteriori fondi pari a circa 200.000 euro, ha però agito attraverso l’apertura di un nuovo bando".
"Ma questo secondo bando - sottolineano i consiglieri - in realtà duplica le graduatorie, generando risultati di diritto differenti: infatti, da un lato potrebbe tener fuori famiglie che, se avessero risposto al primo bando con i requisiti originari non viziati dalla residenza, avrebbero senz’altro preso il beneficio; dall’altro, il secondo bando, potrebbe finanziarne alcune che, in realtà, se avessero partecipato al primo, sarebbero potute risultare in graduatoria dopo altre, e quindi non avrebbero avuto diritto al beneficio".
"Ecco perché - prosegue la nota - l’unica strada percorribile era di riaprire il bando iniziale e rifinanziarlo (come peraltro è stato fatto) rivisitando l’intera graduatoria, proprio per evitare incongruenze e disparità di trattamento tra i beneficiari. Chiediamo, quindi, che, laddove le due linee di finanziamento dovessero avere fondi residui, l’amministrazione utilizzi le somme rimanenti per lo scorrimento dell’altra graduatoria; e se anche dopo il recupero dei residui non dovessero essere finanziati tutti i nuclei, di fare uno sforzo aggiuntivo da parte del Comune per soddisfare tutti i legittimi richiedenti, in quanto solo questa azione eviterebbe davvero le ormai certe disfunzioni derivanti dalle graduatorie incrociate".
"Tutto ciò, in ossequio ai principi cardine dell’imparzialità e del buon andamento della Pubblica Amministrazione, al fine di evitare anomalie e disparità di trattamento derivanti dal più volte menzionato peccato originale, ma, soprattutto, al fine di certificare quella dovuta linearità comportamentale delle istituzioni ora più che mai necessaria".