"C'é una selettiva selezione della coalizione. Io ho l'impegno di confrontarmi con i partiti e due di questi hanno sollevato il problema della grandezza della coalizione".
Parole di Luciano D'Alfonso, candidato alla presidenza della Regione Abruzzo per il centro sinistra, che nel corso di una conferenza stampa convocata in mattinata ha inteso far luce sulle candidature di alcuni transfughi del centro destra che molto stanno facendo discutere.
In particolare, si è parlato dell'ex assessore della Giunta Chiodi Angelo Di Paolo e di Giorgio D'Ambrosio, personalità ritenute 'inopportune' dagli alleati. D'Alfonso ha spiegato che c'é una "riflessione in corso su entrambi i candidati". In particolare, relativamente a D'Ambrosio, ha detto che "la candidatura è in istruttoria presso il Pd".
Nessun accenno, invece, a Daniela Stati, ex assessore della Giunta di centrodestra, e Andrea Gerosolimo, ex Udc. Rispondendo alle domande dei giornalisti, D'Alfonso ha elencato alcuni nomi dei candidati al consiglio regionale, tra cui ci sono diversi amministratori locali e professionisti. Si tratta di Licio Di Biase nel pescarese e Donato Di Fonzo nel chietino, di Giuseppe D'Alonzo, Valeria Franceschini, Ivano Capriotti, Nausicaa Cameli e Cinzia Iannone nel teramano, e di Enrico Verini e Lucia Pandolfi nell'aquilano.
Inoltre, ha annunciato che ottanta garanti avranno il compito di verificare l'attuazione del programma e potranno anche attivare l'istituto del 'recall'. Tra loro, personalità del mondo della cultura, dell'economia e della giustizia, come Luciano D'Amico, Piergiorgio Landini, Daniele Becci, Daniele Sebastiani e Tommaso Navarra.
"Determineremo inoltre una rivoluzione nel processo di effettuazione delle nomine negli enti pubblici di competenza regionale - ha sottolineato D'Alfonso -. Nomine che non si baseranno più sul rapporto di fiducia, ma piuttosto su una piattaforma programmatica da portare avanti. Lavoreremo poi - ha concluso - sulle incompiute d'Abruzzo, facendo in modo che vengano quantificate e portate a termine, perché non è possibile che nella regione ce ne siano così tante. I consorzi industriali, inoltre, sono privi di collegamenti ferroviari; tutte le aree in cui ricadono i consorzi dovranno essere dotate di connessione ferroviaria".