Paletti più rigidi per l’apertura di centri commerciali della grande e media distribuzione; valorizzazione dei negozi di vicinato del centro storico attraverso la formula del “centro commerciale naturale”; incentivi per le botteghe storiche e soluzioni come quella del plurinegozio per contenere l’incidenza degli affitti sui bilanci delle piccole attività, specie artigianali.
Sono alcuni dei punti qualificanti il nuovo Piano comunale del commercio, redatto dall’assessore competente e vice sindaco Raffaele Daniele e pronto per iniziare l’iter di discussione in commissione, passaggio propedeutico all’approvazione in consiglio comunale.
Il documento, a lungo atteso (l’ultimo piano risale al lontano 2002), non è stato ancora reso noto e illustrato nella sua totalità ma Daniele ne ha fornito un’anticipazione nel consiglio comunale straordinario dedicato al rilancio delle attività commerciali colpite dalla serrata dovuta alla pandemia.
La seduta – la prima a svolgersi in presenza dall’inizio dell’emergenza Covid - doveva focalizzarsi sui problemi che sta vivendo la categoria ma, come è accaduto già altre volte, è ben presto deragliata diventando uno sfogatoio dove si è parlato un po’ di tutto e alla fine a fare notizia è soprattutto l’attacco alla giunta sferrato dalla Lega per bocca del capogruppo Francesco De Santis.
Per quanto riguarda il piano del commercio, Daniele ha detto che è frutto di un lavoro condiviso svolto con le associazioni di categoria e che poggia, fondamentalmente, su un principio cardine: lo stop ai centri commerciali in periferia e il potenziamento dei negozi del centro storico.
Per quanto riguarda il primo punto, Daniele ha detto in sostanza che il Comune non può, tramite il piano del commercio, vietare, con moratorie o simili, la costruzione di nuovi centri commerciali ma può in qualche modo disicentivarne la nascita obbligando per esempio gli imprenditori che presenteranno eventuali progetti “a depositare piani traffico e altri studi che giustifichino la presenza di un centro commerciale in un determinato punto della città. Abbiamo già dato mandato al Cresa” ha spiegato Daniele “di lavorare a una mappatura delle attività commerciali esistenti per capire quante e quali sono in rapporto alla popolazione e al territorio. Il dossier sarà lo strumento che avremo a disposizione per giustificare lo stop a media e grande distribuzione”.
Per il centro storico, invece, Daniele ha anticipato che il modello sarà quello del “centro commerciale naturale”, costituito da una pluralità di piccoli negozi e attività artigianali, proprio come in passato.
Il piano, ha detto Daniele, prevede tutta una serie di agevolazioni e vantaggi per i negozi del centro: “L’installazione di segnaletica adeguata, l’armonizzazione delle insegne, la cura degli spazi pubblici e degli arredi urbani, l’abbattimento delle barriere architettoniche, il potenziamento di infrastrutture e la creazione di servizi personalizzati. Sono previste, inoltre” ha dichiarato Daniele “forme di semplificazione amministrativa, piattaforme uniche per le vendite online, l’incremento di attività di intrattenimento e animazione, mentre, ai fini di abbattere il problema del caro affitti, sarà codificato l’istituto del plurinegozio, dove piccole attività potranno condividere uno stesso spazio e dividersi le spede dell’affitto. Recependo una proposta dell’opposizione consiliare, inoltre, abbiamo previsto incentivi e valorizzazione delle botteghe storiche, sulle quali è in corso di approvazione anche una legge regionale, che stanzierà ulteriori risorse”.
Sarà, aggiunge Daniele, anche un piano etico: sarà infatti vietata l'apertura di sale slot e negozi di compro oro.
Le associazioni di categoria plaudono alle misure finalizzate ad arginare la proliferazione dei centri commerciali ma chiedono anche interventi immediati per fronteggiare la fase post Covid.
Vanno bene i 6,5 milioni di euro messi a disposizione tramite i residui dei fondi Restart per L’Aquila e il Cratere, dicono i commercianti, ma è una misura che serve al massimo a tamponare l’emorragia, anche perché, osserva Angelo Liberati della Fida Confcommercio, “i soldi sono pochi rispetto al numero di attività colpite. Bisogna prorogare le sospensioni dei tributi locali e pensare a degli eventi per animare il centro nel week end, senza dimenticare i negozianti che si trovano in periferia”.
Ugo Mastropietro, presidente dell'associazione che riunisce i commercianti del centro storico, sollecita il Comune a fare un piano parcheggi, a revocare l’isola pedonale su via Verdi e a convocare un tavolo con l’Ance per trovare una soluzione al problema della sosta delle auto e dei mezzi delle ditte e degli opera durante le ore diurne. “Se ne parla da tempo ma il problema non è ancora stato risolto” osserva Mastropietro “Bisogna, inoltre, dare piena attuazione al documento approvato un anno fa all’unanimità in consiglio comunale”.
Carlo Rossi di Confesercenti chiede invece che la pubblica amministrazione e anche i privati ritornino, per quanto possibile e nel rispetto delle regole, a modalità di lavoro in presenza, limitando il più possibile lo smart working, il cui perdurare, anche dopo la fase acuta dell’emergenza, sta spopolando di nuovo il centro, mettendo a rischio la sopravvivenza di molte attività, specie quelle del settore della somministrazione.