"Biondi ritira le deleghe agli assessori della Lega, ma nel frattempo li blandisce con zuccherini di vario tipo nelle dichiarazioni rilasciate, ben consapevole di non potersi permettere un lungo braccio di ferro, né tantomeno una crisi vera. Se davvero ritiene che questi abbiano operato bene, allora avrebbe dovuto evitare il ritiro delle deleghe e aprire una crisi politica di chiarimento con il robusto alleato che non ha mancato di suonargliele in piena seduta consiliare".
Ad affermarlo, in una nota, è l'ex assessore comunale e presidente del Pd della provincia dell'Aquila Pietro di Stefano.
"Invece" afferma Di Stefano "Biondi si addentra persino a valutare il PRG ma confonde la passata amministrazione di centrosinistra con quella ancora prima poiché noi davvero non trovammo atti in proposito, ma solo un affollato ufficio del piano fatto di consulenti esterni e di un coordinatore che abbiamo prima dovuto liquidare nelle loro spettanze contrattuali per procedere con il nostro piano regolatore. Le nostre azioni sono state state sugellate con una delibera approvata dal consiglio comunale N. 38 del 30/03/2017 nella quale è in maniera trasparente riassunto il percorso seguito, elencati gli atti allegati e richiamate le azioni da mettere in campo sin dal giorno dopo la tornata elettorale del 2017. Se l’onore di amministrare L’Aquila fosse toccato ancora a noi, nel giro di sei mesi il nuovo PRG sarebbe giunto al Consiglio Comunale per la sua adozione e approvazione. È accaduto invece che al governo della città sia arrivata un’aggregazione casuale di uomini e donne con poche idee e nessuna capacità che invece di far volare L’Aquila ci ha fatto assistere a un continuo prendere il volo verso nidi più comodi e remunerativi".
"Noi lasciammo un procedura in itinere a cui mancavano solo due passaggi meno che formali, riguardanti le modifiche alle norme tecniche sui centri storici delle frazioni; gli assessori che in seguito si sono succeduti in quegli uffici, cioè Biondi, D’Eramo e Ferella hanno o vegetato o prodotto atti censurati pesantemente dal Tar. Si pensi cosa sarebbe successo se avessimo lasciato loro un PRG in prima adozione con la normativa di salvaguardia che scattava per legge (le norme più restrittive tra il vecchio e il nuovo piano): avrebbero congelato la vita di questo Comune per anni".
"Ormai Biondi quando parla del PRG usa l’abecedario di nonna Papera: qualcuno prima o poi chiederà di vedere gli esiti di questa "gigantesca attività ricognitiva" che vaticina da tre anni! Questo sindaco ha solo smantellato l’ufficio pianificazione, faticosamente messo in piedi da 16 tecnici giovani e volenterosi che stavano lavorando intorno al nuovo piano regolatore: alcuni sono spostati ad altre mansioni e chi ha potuto è fuggito a gambe levate verso altre amministrazioni".
"La giunta Biondi avrebbe solo dovuto avviare un giro di informazione nelle frazioni e con la città - con le associazioni lo avevamo fatto noi in due sedute all’Auditorium del Parco - e nel contempo chiudere la relazione geologica. Dico queste cose sapendo bene di parlare arabo alle orecchie dell’attuale governo cittadino che non le ha capite né mai le capirà".