Mercoledì, 23 Aprile 2014 19:27

Comunità Montane, il campanello d’allarme della CGIL alla Regione

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La CGIL si mobilita a difesa dei piccoli comuni dopo l’abolizione delle Comunità Montane. Il sindacato chiede che la Regione faccia fronte alle debolezze dei Comuni trovando una soluzione transitoria che non interrompa i servizi essenziali.

Una razionale organizzazione del territorio e non uno smembramento, con l'obiettivo di rafforzare l'insieme delle istituzioni locali, centrando gli obiettivi al fine di colmare le esigenze dei cittadini.

Per ovviare a questi disagi la CGIL chiede che la Regione Abruzzo assuma subito il governo e la guida per il passaggio delle consegne dalle ex-Comunità Montane alle istituzioni locali.

“Chiediamo di nuovo che la Regione apra un confronto rapido e stringente tra organizzazioni sindacali e istituzioni per garantire i livelli essenziali delle prestazioni nei Comuni montani”. Hanno dichiarato le segreterie regionali della CGIL nel comunicato stampa di oggi.

Ciò che resta delle Comunità montane è ora abbandonato a se stesso. Dopo l’approvazione della legge regionale n. 1 del 2013, che prevedeva lo scioglimento delle Enti Comunità Montane, nessun provvedimento è stato adottato al fine di colmare l’assenza di servizi che queste organizzazioni locali offrivano.

Tutto ciò ovviamente a discapito dei piccoli centri montani che, già demograficamente svantaggiati, sono stati abbandonati dalla Regione. Una lascività che non è solo d’intervento, ma soprattutto gestionale e direzionale.

Nel comunincato stampa la CGIL ha elencato anche esempi specifici di questa situazione. Ad esempio nella Comunità Majella-Morrone, dove a giorni scade il contratto per la fornitura di servizi sociali essenziali. Nessuno, in Regione, indica come assicurare il servizio ai cittadini, che rischia di essere semplicemente interrotto.

“Per ora – continua il comunicato - l'unico risultato prodotto dalla giunta regionale è proprio questo: un impoverimento delle piccole comunità di cittadini che abitano la montagna, nei centri già molto fragili a causa della dimensione demografica, della collocazione geografica, del progressivo invecchiamento della popolazione. Sinora non è accaduto che l'ennesimo pasticcio, affidando l'associazione tra Comuni alla volontà dei singoli amministratori, quando c'è stata, senza che la Regione abbia individuato gli ambiti territoriali entro cui gestire i servizi.”

Ultima modifica il Mercoledì, 23 Aprile 2014 20:24

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