Domenica, 27 Aprile 2014 19:32

Regionali: redenti, pentiti ed evergreen, la coalizione di D'Alfonso

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Di Marco Signori - Quale fosse l’aria che tirava, dalle parti del centrosinistra, lo si era intuito dall’indifferenza di Roma al “caso abruzzese” e dal doppiopesismo col quale il Pd di Matteo Renzi mentre in Sardegna per un avviso di garanzia sostituiva il candidato governatore incoronato dalle primarie - salvo poi ripescarlo per un sottosegretariato - ignorava il fatto che in Abruzzo si stesse costruendo una coalizione attorno ad un uomo che con la giustizia ha dei conti aperti che vanno ben oltre una semplice iscrizione nel registro degli indagati.

La presentazione delle liste, ben otto, a sostegno di Luciano D’Alfonso hanno fugato ogni dubbio. La corsa a governatore dell’ex sindaco di Pescara - il cui arresto nel 2008 lo destituì dalla poltrona di primo cittadino - sembra tutta in discesa: ha il doppio delle liste che sostengono l’uscente di centrodestra, elemento che col sistema delle preferenze matematicamente avvantaggia.

E c’è un po’ di tutto, tra i duecentotrenta aspiranti consiglieri regionali che sostengono D'Alfonso. Destra, sinistra e centro. Redenti, pentiti, evergreen. Liste forti, insomma, che fanno realisticamente prevedere una corsa all’ultimo voto che non può che sfociare in un tritacarne destinato a mietere vittime anche eccellenti, il 25 maggio.

Basti pensare che la nuova legislatura avrà un ridotto numero di consiglieri, che il Movimento Cinque Stelle incombe, che gli uscenti difendono lo scranno con le unghie e con i denti, che il caravanserraglio del centrosinistra ripropone persino i mentori che alle ultime elezioni si fecero da parte a beneficio di giovani prescelti. È il caso del collegio pescarese, dove a Marinella Sclocco tocca vedersela proprio col campione di preferenze Donato Di Matteo, che nel 2008 gliene girò a sufficienza da essere eletta all’Emiciclo.

Escluso Angelo Di Paolo, agnello sacrificale scelto dagli ultimi moralisti della coalizione come emblema di trasformismo da lasciare fuori la porta, restano però dentro gli ex forzisti Daniela Stati e Donato Di Fonzo, assessori in diverse stagioni sempre col centrodestra, gli (ex?) Udc Andrea Gerosolimo e Licio Di Biase, Enrico Verini, che tiene a puntualizzare che lo fa “solo per Luciano” ma resta all’opposizione di Cialente, il sempreverde Gianni Teodoro, dotato di ottimo fiuto. Solo per citare i più popolari.

Se, poi, per molti neofiti della politica basterà una manciata di preferenze e non troppi sforzi per ritrovarsi consiglieri regionali - è il caso dei grillini che dovranno tutto al solo voto di lista al Movimento cinque stelle - , molti conoscitori del palazzo il 25 maggio dovranno fare le valigie. O, peggio, abbandonare un sogno magari coltivato da una vita.

E se nel centrodestra sarà guerra all’ultimo sangue, come a Pescara dove inevitabilmente resteranno fuori pezzi da novanta della coalizione - in Forza Italia sono candidati tra gli altri Nazario Pagano, Alfredo Castiglione, Riccardo Chiavaroli e Lorenzo Sospiri, e il partito se va benissimo ne elegge tre - nel centrosinistra si è già ben organizzata l’esclusione del comprensorio aquilano dall’assise regionale.

Se infatti il Pd ha deciso dopo tre lustri di convergere su un’unica candidatura, a disfare il ben fatto ci ha pensato lo stesso Luciano D’Alfonso che, più interessato alla propria vittoria che ad una logica rappresentanza territoriale, ha schierato nelle tre liste civiche candidati che godono di un testato consenso personale in grado di insidiare l’elezione di ciascuno dei concorrenti.

Così le potenzialità di elezione sembrano avercele più candidati di liste e listarelle che esponenti di punta dei grandi partiti. Il superamento della soglia di sbarramento del 4%, nel caso in cui i risultati migliori si registrassero nel collegio provinciale dell’Aquila, potrebbe consentire l’ingresso all’Emiciclo di candidati su cui si nutrono meno aspettative e che hanno, in termini assoluti, minori consensi.

 

Ultima modifica il Martedì, 29 Aprile 2014 12:03

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