Scoppia l'ennesima grana politica in seno alla coalizione di centrosinistra che sosterrà Luciano D'Alfonso alle elezioni regionali.
A sorpresa, infatti, il Centro Democratico ha candidato - in provincia di Pescara - Giorgio D'Ambrosio, potenziale macchina da voti, già sindaco di Pianella ed esponente di spicco del 'partito dell'acqua' da presidente dell'Ato 4 di Pescara, oggi fortemente indebitato e nel ciclone dello scandalo delle acque contaminate bevute per anni dai cittadini della costa. Una candidatura bocciata dal Partito Democratico che aveva inteso schivare così le polemiche sollevate dalla decisione di imbarcare D'Ambrosio nelle liste per D'Alfonso.
La scelta del Centro Democratico sta facendo molto discutere. Altri candidati in lista con il partito di Bruno Tabacci nel pescarese, infatti, minacciano di non fare campagna elettorale non potendo, oramai, ritirare la candidatura. Come già annunciato da Adelchi Sulpizio, che ha inviato un fax al tribunale di Pescara "comunicando che non sono più candidato".
Non solo. Altissima tensione anche nel Pd: "Il Partito Democratico considera il comportamento di Centro Democratico grave e scorretto per aver candidato, all’oscuro della coalizione, Giorgio D’Ambrosio la cui candidatura è stata rifiutata dal Pd per ben due volte", ha sottolineato il segretario regionale, Silvio Paolucci. "Al momento per il Pd, per la coalizione di centrosinistra e per il candidato presidente Luciano D’Alfonso, i candidati sono 239 e non 240". In molti hanno proposto di rompere l'alleanza con il Centro Democratico: non si può fare, però, perché le liste sono già state consegnate. Si starebbe pensando, addirittura, ad una espulsione di D'Ambrosio.
Che in realtà pare per nulla preoccupato: "Ora sono candidato e vado avanti perché la mia candidatura non è ‘ritirabile’", ha spiegato. "Vogliono fare uscire Centro Democratico dalla coalizione? Così perdono le elezioni. Io sono di fatto uscito dal Pd, rispetto il codice etico e nessuno si può permettere di processarmi".
Durissima la presa di posizione di Sinistra, Ecologia e Libertà che aveva ottenuto l'impegno del Partito Democratico a non candidare l'ex sindaco di Pianella: "E' una operazione vile e irresponsabile", ha sottolineato Tommaso Di Febo, coordinatore regionale. "C'è la necessità di una presa di posizione netta di tutti i partiti della coalizione e del candidato presidente per estromettere dall'alleanza il Centro Democratico".
"La vicenda è allarmante e impone scelte durissime e drastiche nei confronti di questi personaggi squallidi che hanno gestito in modo maldestro un'operazione all'insaputa della coalizione, del candidato presidente e di diversi candidati del Centro Democratico", ha incalzato. "Crediamo che una candidatura come questa, frutto di un vero e proprio atteggiamento vile e opportunistico sia controproducente e soprattutto dannosa e renda poco credibile la coalizione stessa".
Anche Alfonso Mascitelli (Italia dei Valori) è furioso: "Mettere a rischio la coesione e l’intesa di una intera coalizione per imporre agli altri alleati nomi di candidati non desiderati, è un atto di uno squallore irresponsabile. Non vi è nulla di personale e ognuno si assume le sue responsabilità individuali", ha chiarito, "ma i patti vanno rispettati. Il 19 aprile abbiamo sottoscritto, come partiti del centrosinistra, un accordo che impegnava il candidato presidente a garantire che non vi fossero candidature inopportune; consentire oggi al Centro Democratico di infrangere questa intesa, è uno schiaffo alla sensibilità di migliaia di abruzzesi, alla dignità delle altre forze politiche e alla stessa autorevolezza del candidato presidente. Non siamo disposti a accettare sveltine di questo tipo che minano alle basi un grande progetto di cambiamento messo in cantiere per le nostre comunità. Il Centro democratico", ha concluso Mascitelli, "faccia dimettere il candidato, o abbia il coraggio di dichiarare, di fatto, l’uscita dalla coalizione".
Bruno Tabacci - atteso in giornata in Abruzzo per un incontro chiarificatore con Luciano D'Alfonso - si difende: "Siamo alleati leali ma certamente non vassalli del Partito Democratico. E sulla questione morale non intendo prendere lezioni né dal Pd né, per quanto riguarda le prossime elezioni regionali in Abruzzo, dal candidato presidente".
Un bel guaio. Per gli equilibri futuri della maggioranza di centrosinistra, qualora D'Alfonso dovesse vincere le elezioni. E per gli equilibri in seno al Centro Democratico, con il candidato aquilano Giampaolo Arduini che rischia seriamente di restar fuori dai giochi. Con ogni probabilità, infatti, il partito di Tabacci non otterrà più di un seggio. Dunque, Arduini dovrà conquistare un voto in più di D'Ambrosio: non sarà per nulla semplice.
"Per me D'Ambrosio è un candidato come un altro", ha spiegato Arduini a NewsTown. "Sono convinto porterà molti consensi al partito perché politico assai navigato. Tanto che il Partito Democratico aveva pensato a lui, come possibile candidato nelle liste a sostegno di D'Alfonso". Ora, chiarisce Arduini, "se il Pd non è d'accordo con la candidatura non può far altro che tacere. D'Ambrosio, infatti, ha scelto un altro partito: da oggi, è un candidato del Centro Democratico, la sua scelta è questione che attiene al nostro partito. Sono convinto, comunque, che la vicenda verrà chiarita".
Come detto, nel pomeriggio è atteso l'arrivo di Bruno Tabacci: "Verrà per comporre, non per appesantire o aggravare la situazione". Arduini - comunque - non pare affatto preoccupato: "La mia competizione la farò in provincia dell'Aquila. Non mi interessa cosa accade nelle altre province. E poi sono politico di origini moderate e cattoliche, sono abituato alla competizione. Era all'ordine del giorno. Dunque, mi auguro che il Centro democratico si comporti bene alle elezioni per conquistare il più alto numero di seggi possibili. Se vogliamo ottenere il grande risultato di eleggere un consigliere regionale aquilano, dobbiamo combattere qui la nostra battaglia senza aggiustamenti ad personam che potrebbero piuttosto minare il nostro cammino".