Mercoledì, 16 Settembre 2020 11:50

Verso le amministrative, centrodestra abruzzese sull'orlo di una crisi di nervi

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Clima incandescente nel centrodestra regionale alla vigilia del voto per le amministrative del 20 e 21 settembre.

D'altra parte, le spaccature che sono maturate a Chieti ed Avezzano lasciavano presagire smottamenti tra le forze d'area che, lo scriviamo da tempo, potrebbero avere ripercussioni sulla tenuta della maggioranza di centrodestra all'Emiciclo. Evidentemente, dipenderà dai risultati che usciranno dalle urne: tuttavia, la tensione è palpabile e lo scontro, in particolare, si sta incancrenendo tra Lega e Forza Italia. 

In queste ore, l'assessore regionale Mauro Febbo, autosospesosi da Forza Italia per sostenere la candidatura a sindaco di Chieti del civico Bruno Di Iorio, ha lanciato una stoccata al leader della Lega Matteo Salvini: commentando un comunicato stampa diffuso dagli ex forzisti candidati al Consiglio sotto il simbolo di Forza Chieti, che avevano dichiarato di aspettarsi "altri argomenti, altre tematiche, altre soluzioni ai problemi reali dei cittadini" dall'ex ministro dell'Interno, Febbo ha inteso ribadire che "non c'è bisogno di passerelle ma di soluzioni per riaprire le scuole e a Chieti: con la Giunta uscente (quella guidata da Umberto Di Primio, ndr) siamo nel caos più totale". 

Parole che non sono piaciute affatto al coordinatore regionale della Lega Luigi D'Eramo. "Tradire la coalizione di centrodestra è un atto di vigliaccheria politica. Attaccare il leader del maggior partito italiano alleato al tuo denota confusione e rabbia" il messaggio rivolto a Febbo. "A Chieti vincerà Fabrizio Di Stefano e tu sarai relegato all’opposizione dell’opposizione. Ti ricordo come uomo coerente e la coerenza in politica è tutto: dimettiti", l'affondo di D'Eramo. 

Un bel guaio per il governatore Marco Marsilio, se è vero che la Lega esprime 10 consiglieri regionali e 4 assessori; d'altra parte, Febbo è uomo forte di Forza Italia, vicinissimo al presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri e al sottosegretario Umberto D'Annuntiis, uomini di fiducia di Marsilio. 

E' chiaro che se Di Iorio dovesse portare al ballottaggio Fabrizio Di Stefano, la campagna elettorale si infiammerebbe con riverberi pericolosi per la maggioranza di centrodestra all'Emiciclo. 

Clima teso anche ad Avezzano, dove Forza Italia, stavolta addirittura col simbolo e l'appoggio della segreteria regionale, presenta un proprio candidato sindaco, Anna Maria Taccone, in contrapposizione al giovane imprenditore leghista Tiziano Genovesi, sostenuto dalle altre forze del centrodestra.

Ieri si è tenuto il comizio finale, presenti tra gli altri il governatore Marco Marsilio, il senatore Gaetano Quagliariello e, sebbene in collegamento video, Matteo Salvini. Caustico il commento dell'ex sindaco Gabriele De Angelis, coordinatore provinciale di Forza Italia: "Ieri sera ad Avezzano mancavano solo i mangiatori di fuoco. Tre maxi schermi, mega palco da concerto rock, strade chiuse e imponente dispiegamento di forze dell’ordine. Completava l’allestimento circense una passerella di urlatori aquilani, romani e napoletani che nulla hanno a che fare e nulla conoscono di Avezzano. Ma i 'marsicanesi' (il riferimento è allo strafalcione linguistico di Marsilio, ndr) non si sono fatti ingannare. A questo punto è chiaro a tutti dove sia il vero centrodestra moderato", l'affondo.

Ancor più duro il coordinatore regionale degli azzurri, Nazario Pagano, che ha lanciato un vero e proprio affondo a Marsilio: "Non posso, dopo aver osservato questa campagna elettorale, non sottolineare l’ingiustificabile atteggiamento del presidente della Regione che ignorando ogni obbligo di rimanere super partes perché eletto da tutte le forze del centrodestra, continua a fare campagne elettorali in giro per l’Abruzzo per il partito a cui appartiene. Dopo l’inspiegabile imposizione della Lega ad Avezzano, il rappresentante del Governo regionale avrebbe dovuto evitare di schierarsi, invece non solo non lo ha fatto, ma sta facendo campagna in prima persona. Il presidente della Regione dovrebbe fare il presidente della Regione e non farsi guidare da logiche di partito".

Di nuovo, bisognerà attendere il responso delle urne: certo è che se i voti alla Taccone dovessero azzoppare la corsa di Genovesi, con un ballottaggio tra Di Pangrazio - sostenuto da 'pezzi' importanti del centrodestra - e l'esponente dei progressisti Mauro Babbo, la resa dei conti sarebbe non più rinviabile. Per non parlare di cosa potrebbe accadere se fosse Taccone a strappare il pass per il ballottaggio, lasciando fuori Genovesi.

Ultima modifica il Giovedì, 17 Settembre 2020 10:27

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