Giovedì, 10 Dicembre 2020 21:50

Governo impugna la legge urbanistica approvata dalla Regione

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Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, ha deciso di impugnare la legge della Regione Abruzzo n. 29 del 13/10/2020, recante “Modifiche alla legge regionale 12 aprile 1983 n. 18 (Norme per la conservazione, tutela, trasformazione del territorio della Regione Abruzzo), misure urgenti e temporanee di semplificazione e ulteriori disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”, in quanto le disposizioni contenute negli articoli 5, 7, 10, 18, 19, 23 e 25, violano previsioni statali che costituiscono norme interposte e risultano così invasive della potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di tutela dei beni culturali e del paesaggio di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, abbassando altresì il livello della tutela dei predetti interessi determinando la violazione dell’articolo 9 della Costituzione, oltre a contrastare con norme di principio in materia di governo del territorio, in violazione dell’articolo 117, terzo comma della Costituzione.

In particolare, l'articolo 23 della Legge urbanisica approvata dalla maggioranza di centrodestra è quello proposto dal vice presidente del Consiglio regionale Roberto Santangelo e che introduce un atto d'indirizzo, in particolare, sulle così dette 'casette' provvisorie realizzate nel post terremoto.

La norma recita: “I comuni abruzzesi delle aree dei crateri sismici 2009 e 2016, nell’ambito della propria potestà pianificatoria e regolamentare in materia, possono adeguare i rispettivi strumenti urbanistici, anche in deroga al limite di dimensionamento dei piani, al fine di ricomprendere in aree edificabili, i lotti interessati da strutture a manufatti temporanei realizzati a seguito degli eventi sismici, a condizione che gli stessi siano conformi a titoli autorizzativi e/o comunicazioni previsti ovvero alla normativa emergenziale emanata a seguito degli eventi sismici. L’adeguamento in deroga è limitato alle volumetrie effettivamente realizzate”.

“Finalmente - aveva spiegato Roberto Santangelo a margine dell'approvazione - i Comuni delle aree dei crateri sismici 2009 e 2016, nella propria podestà pianificatoria e regolamentare potranno adeguare i rispettivi strumenti urbanistici, anche in deroga al limite di dimensionamento dei piani, al fine di ricomprendere in aree edificabili i lotti interessati da strutture e manufatti temporanei realizzati a seguito degli eventi sismici a condizione che gli stessi siano conformi ai titoli autorizzativi e/o comunicazioni previsti dalla normativa emergenziale emanata a seguito degli eventi sismici". Aveva aggiunto il vice presidente del Consiglio regionale: "Abbiamo fornito un primo atto d’indirizzo che mette un punto fermo per disciplinare una questione che si trascina ormai da troppo tempo e che premia chi ha scelto di continuare a vivere in questi territori profondamente colpiti senza abbandonarli, ma è rimasto caparbiamente attaccato alle propri radici".

Si erano mostrati critici, invece, i consiglieri d'opposizione Pierpaolo Pietrucci (Pd) e Americo Di Benedetto (Legnini presidente), che in sede di votazione dell’emendamento si erano astenuti sottolineando come la norma introducesse una sorta di sanatoria mascherata delle famose casette costruite a migliaia dopo il terremoto sfruttando una delibera del consiglio comunale, la numero 58.

"La norma - aveva attaccato Pietrucci - introduce una surrettizia sanatoria edilizia attraverso procedure urbanistiche. Contrasta con la normativa statale in materia di titolo abilitativo ed introduce una inammissibile sanatoria regionale ex lege. Eccede dunque dalle competenze regionali poiché la norma di previsione del titolo abilitativo in sanatoria è di competenza esclusivamente statale", le parole del consigliere regionale dem. "Eccede la competenza regionale in materia di territorio di cui all'art. 117, comma 3, della Costituzione. La mancata rimozione delle casette post terremoto dopo il ripristino dell'agibilità dell'edificio del titolare, assume anche rilievo penale, la cui sanatoria non è materia concorrente. La sanzionabilità penale, surrettiziamente aggirata dalla norma regionale, è di esclusiva competenza statale".

La stessa posizione è stata assunta dal Governo che, come detto, ha deciso di impugnare l'articolo 23 e altri della legge della Regione Abruzzo n. 29 del 13/10/2020.

Centrosinistra: “Avevamo annunciato la palese incostituzionalità della legge"

“Impugnata dal Consiglio dei Ministri la legge regionale n. 29/2020 avente ad oggetto “Norme per la conservazione, tutela, trasformazione del territorio della Regione Abruzzo”. Dalla nota diffusa dal Governo dopo la seduta si legge che la scelta deriva dal fatto che: le disposizioni contenute negli articoli 5, 7, 10, 18, 19, 23 e 25, violano previsioni statali che costituiscono norme interposte e risultano così invasive della potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di tutela dei beni culturali e del paesaggio di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, abbassando altresì il livello della tutela dei predetti interessi determinando la  violazione dell’articolo 9 della Costituzione, oltre a contrastare con norme di principio in materia di governo del territorio, in violazione dell’articolo 117, terzo comma della Costituzione. Il centrosinistra già durante i lavori in aula aveva lanciato un circostanziato allarme sulla palese illegittimità di quanto le nuove norme disponevano. Torna così al mittente il tentativo di eludere con una legge la necessaria riforma della disciplina urbanistica regionale, che attende da 37 anni di divenire realtà”.

Così i gruppi di centrosinistra in Consiglio regionale.

Le motivazioni addotte dal Consiglio dei Ministri sono serissime, perché le norme approvate causano una diminuzione della tutela dei beni culturali e del paesaggio che vengono tutelati con legge statale: “Un aspetto che avevano spesso sottolineato e previsto – rimarcano i consiglieri dei gruppi Pd, Abruzzo in Comune, Legnini Presidente e Gruppo misto – e che abbiamo cercato di evitare, ottenendo il ritiro di previsioni pregiudizievoli contenute proprio negli articoli censurati, perché era chiarissimo il vero scopo del progetto di legge, cioè approfittare della congiuntura post-pandemica per cementificare ancora di più il nostro già oberato territorio e realizzare un tentativo di “testo unico”, che però si occupa solo di sistematizzare alcune precise questioni senza condividerle col settore e senza approdare a una visione strategica e complessiva. Tant’è che la riforma, quella sì necessaria e richiesta da più parti, della legge urbanistica regionale, promessa a margine dell’approvazione di questa legge, non è affatto arrivata in aula, a conferma della cattiva fede dei proponenti e della maggioranza. Il Consiglio dei ministri ha dato voce all’allarme che avevamo rilevato insieme agli addetti ai lavori associazioni, ordini, Inu, Upi, associazione di tecnici comunali e soprintendenza che non sono state né coinvolte per la stesura di un testo unico e che a percorso legislativo iniziato avevano già sottolineato questi aspetti lesivi nel corso delle audizioni".

"Attendiamo di leggere l’impugnativa, che arriverà nelle prossime ore, ma dalla nota si desumono già le impugnazioni più rilevanti tra cui il contestatissimo art. 10: che è quello che amplia le procedure che non saranno più oggetto di variante intervenendo sull’Art.33 della LR 18/1983 che sdogana, fra l’altro. Cambi di destinazioni d’uso, occupazioni di suolo pubblico, permessi di costruire. Degno di nota anche L’art. 25: sull’installazione di manufatti leggeri su aree private, pensiline, pergolati, gazebo, dehors che a causa del covid venivano consentite anche in deroga ai vigenti regolamenti edilizi e strumenti urbanistici comunali, per un periodo non superiore a due anni a partire dalla comunicazione di inizio lavori mentre ricordiamo che solo per il nostro lavoro è stata eliminata una norma che prevedeva gli stessi manufatti perfino su aree pubbliche".

"In attesa di capire bene l’argomento dei rilievi e preparare i nostri contributi per i lavori consiliari ci aspettiamo che il Governo regionale torni in aula per recepire le doglianze del Consiglio dei Ministri, evitando anche in questa materia un conflitto costituzionale, rivedendo i propri propositi, e soprattutto elaborando una vera riforma della legge urbanistica per l’Abruzzo, ormai ineludibile e necessaria a 37 anni di distanza dalla L.R. 18/1983 e su cui auspichiamo la massima partecipazione possibile”.

Santangelo: "Normativa del 2009 diversa da quella del 2016"

"Apprendiamo che il Consiglio dei Ministri nella giornata di ieri ha impugnato la L.R. n.29 del 13.10.2020, facendo una serie di osservazioni, in particolare sull’articolo 23 riguardante le cosiddette case rifugio del sisma 2009 e 2016. L’impugnativa del governo si basa su considerazioni fatte dagli uffici del Mibact, nelle quali si contesta una volontà del legislatore regionale di aggirare i vincoli paesaggistici e idrogeologici. In realtà, il problema di queste osservazioni si trova nelle differenze normative tra il sisma 2009 e quello 2016".

A osservarlo è uno dei promotori della legge, il consigliere regionale di centrodestra Roberto Santangelo.

"Infatti  sulla questione casette sisma 2016 lo Stato, con legge propria, aveva autorizzato la realizzazione di manufatti temporanei su terreni con qualsiasi destinazione d’uso, unica condizione per la costruzione era la completa disponibilità e proprietà del bene; per quanto riguarda invece le casette del sisma 2009, grazie alla delibera 58 del comune di L’Aquila, la costruzione di questi manufatti veniva limitata soltanto su aree prive di vincoli paesaggistici ed idrogeologici. Stiamo lavorando per modificare la normativa e renderla coerente con le osservazioni pervenuteci dell’impugnativa del governo e da quanto già segnalato dal Mibact. Ciò premesso sono convinto che la materia andava e va affrontata. Dopo 11 anni la politica deve assumersi la responsabilità di dare risposte ai cittadini".

Forum H2O: "La regione ci ripensi e cancelli da sola la legge, serve consumo di suolo zero e reale sostenibilità"

Il Forum H2O aveva per primo lanciato l'allarme contestando pesantemente la nuova legge edilizia della Regione Abruzzo, ribattezzata "legge città arlecchino", evidenziandone non solo i profili di anticostituzionalità che oggi vengono riconosciuti anche dal Governo che l'ha impugnata nel consiglio dei ministri di ieri, ma soprattutto i danni che la sua applicazione arrecherebbe al territorio favorendo piani di lottizzazione e varianti urbanistiche senza gli adeguati controlli.

Inoltre, spiegano gli attivisti, "l'applicazione di quelle norme porterebbe ad aumentare il rischio concreto per i cittadini nei territori interessati da rischi idrogeologici, in quanto senza alcuna cautela si potrebbero costruire manufatti poi utilizzati anche da persone ignare in aree a rischio frana o alluvione elevato o molto elevato.

"La maggioranza ha portato avanti questo provvedimento gravissimo alla chetichella, tanto che l'allarme pubblico è stato lanciato dopo che mi ero accorto per caso dell'esistenza in commissione di questo provvedimento, durante l'audizione per l'altra norma devastante sul taglio del Parco Sirente-Velino", spiega Augusto De Sanctis del Forum. "Immediatamente, lì per lì, avevo sollevato la questione con i consiglieri di opposizione. Anche il processo di approvazione dovrebbe quindi far riflettere, visto che poi sono rimaste ampiamente inascoltate le richieste di numerose audizioni fortemente critiche sul provvedimento. Noi sia pubblicamente che in consiglio regionale avevamo fatto un intervento durissimo parlando di città arlecchino, chiarendo i profili di anticostituzionali ma soprattutto le conseguenze devastanti del caos che sarebbe determinato nelle città e in ogni territorio dall'applicazione di queste norme. Possibilità di costruire manufatti ovunque, dalle aree protette ai luoghi sottoposti a rischio alluvione e frana, facilitazioni per le varianti urbanistiche e per i piani di lottizzazione e tanto altro. Ora la Corte costituzionale dovrà dare il suo responso ma auspico che la maggioranza regionale cancelli da sola questa norma che non va certo nella direzione della sostenibilità ambientale e sociale e del consumo di suolo zero".

WWF: "Un provvedimento spot senza capo né coda"

"Com’era prevedibile, il Governo ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge n. 29 dello scorso ottobre con la quale la Regione aveva modificato, peggiorandola, la legge urbanistica. Che il provvedimento fosse impugnabile era stato segnalato in tutti i modi alla maggioranza regionale da più parti, compresi le rappresentanze di categoria. Come WWF Abruzzo facemmo notare, in una lettera inviata a tutti i consiglieri regionali, quanto la legge di riforma fosse sbagliata nel metodo, nei contenuti e nei tempi. Soprattutto era sbagliato intervenire in una materia così delicata come la pianificazione urbanistica attraverso provvedimenti spot: su questa materia sono necessari confronto e condivisione per giungere a riforme di settore serie che tengano conto degli effetti di quanto si intende autorizzare".

Così il WWF Abruzzo che ribadisce come ipotizzare soluzioni temporanee – che poi temporanee sono solo all’apparenza – in un settore che trasforma lo spazio fisico è di per sé una contraddizione.

"La 'penosa' scusa dell’emergenza COVID per autorizzare le ennesime deroghe alla tutela dell’ambiente rappresentava un vero controsenso, quasi offensivo per chi ha pagato un prezzo altissimo in questa fase. La Regione ora avrebbe la possibilità di rivedere questo modo di agire, aprendosi al confronto e impostando una giusta riforma del settore, attesa da anni, ma che non è possibile garantire con interventi del genere. La maggioranza che siede in consiglio regionale fino ad oggi è stata sorda a queste richieste. Lo sarà anche ora?".

Ultima modifica il Venerdì, 11 Dicembre 2020 21:12

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