"La questione delle "casette" va affrontata nel contesto più ampio della nuova pianificazione comunale, finita però nell'oblio dei cassetti nonostante il lavoro già avviato e portato avanti, priva della guida di un assessore all'urbanistica che si protrae ormai dal mese di luglio".
Ad affermarlo sono il capogruppo del Pd al consiglio comunale dell'Aquila Stefano Palumbo e il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci commentando l'impugnazione, da parte del Governo, della nuova legge urbanistica voluta dalla giunta regionale, che contiene anche una sorta di sanatoria delle cosiddette casette post-sisma.
"Che lo facciano semplicemente per mancanza di conoscenza di norme e procedure oppure più cinicamente con l’obiettivo di dare facili speranze ai cittadini e far passare per cattivo chi è chiamato per ruolo a bloccare i loro scempi normativi" osservano Palumbo e Pietrucci "è ormai consuetudine della destra al governo regionale e comunale amministrare in spregio a qualsiasi regola".
"Vale tanto in ambito sanitario per l’ordinanza del governatore Marsilio sul ritorno in zona arancione bocciata ieri dal Tar, quanto sul piano urbanistico per la legge della Regione Abruzzo n. 29 su “misure urgenti e temporanee di semplificazione in materia urbanistica ed edilizia”, impugnata dal Consiglio dei ministri a causa di gravi difformità riscontrate dagli uffici legislativi".
"L’avventurismo politico di una classe dirigente mediocre e arrogante, che sfida le regole e le leggi dello Stato di diritto, non fa altro purtroppo che produrre illusioni e generare confusione tra i cittadini".
"È esattamente il caso del traballante emendamento alla stessa legge regionale n.29 proposto dal consigliere Santangelo sul tema dei manufatti provvisori realizzati nel post sisma che, dopo avere generato un’aspettativa tra la popolazione aquilana sconta oggi anche la valutazione negativa degli organi competenti".
"Emblematico in tal senso il silenzio nelle scorse settimane del sindaco Biondi sull’argomento, un silenzio che nascondeva evidentemente la consapevolezza del rischio di quanto poi in effetti accaduto o peggio ancora una valutazione sull’inutilità dell’emendamento rispetto alla risoluzione concreta del problema".
"Perché è evidente che la questione delle "casette", più complessa di quanto Santangelo ha provato a far credere, va affrontata nel contesto più ampio della nuova pianificazione comunale, finita però nell'oblio dei cassetti nonostante il lavoro già avviato e portato avanti, priva della guida di un assessore all'urbanistica che si protrae ormai dal mese di luglio. Un settore che a dire il vero ha prodotto nel corso di questa consiliatura scarsi risultati e sonore bocciature, come quella incassata sulla variante alle Norme Tecniche Attuative per la ricostruzione dei centri storici, annullata anch’essa dal tribunale amministrativo regionale e oggi confinata in un vuoto normativo, per semplice capriccio".
"Far credere dunque in queste condizioni che si sta lavorando per risolvere il problema delle “casette post sisma” significa semplicemente prendere in giro i cittadini".
"Una questione che invece può e deve essere risolta attraverso un percorso serio che, attraverso il nuovo piano regolatore, le norme e gli strumenti urbanistici necessari e la condivisione interistituzionale tra comune e provincia come sancito nell’accordo di programma preliminare al Prg già sottoscritto e approvato, consenta solo laddove possibile e coerentemente con un’idea di un assetto urbanistico per il nostro territorio di dare risposte definitive alle aspettative di molti cittadini".
"Un processo che il comune dell’Aquila ha il dovere morale di proseguire anche guardando alle esigenze degli altri comuni del cratere, che non si limita al problema dei manufatti provvisori ma che riguarda, ad esempio, anche il superamento delle difficoltà all’accesso in fase di ricostruzione all’eco-sisma bonus. A tal riguardo annunciamo sin d’ora che formuleremo nelle prossime settimane le nostre proposte nella speranza che chi non si è dimostrato in grado di trovare soluzioni concrete ai problemi, abbia almeno l'umiltà di prendere in considerazione i nostri suggerimenti".
La replica di Roberto Santangelo
Il Partito Democratico aquilano - dopo 11 anni - si ricorda del problema delle "case rifugio" e annuncia delle proposte per risolvere l'annosa questione.
Fanno sorridere le esternazioni di un Consigliere Regionale del PD cittadino, che - dopo essere stato capo di Gabinetto dell’amministrazione Cialente e poi Presidente della Commissione Territorio nella “X Consiliatura Regionale” - solo oggi si attiva con pomposi comunicati stampa e annuncia proposte per una eventuale risoluzione.
Una semplice domanda a questo Consigliere: perché non ha agito prima?
Perché non ha presentato proposte quando era in maggioranza e presiedeva proprio la Commissione territorio? Poteva e doveva affrontare il problema avendo avuto ruoli di rilievo, ma solo dopo il mio emendamento alla legge urbanistica n° 29/2020, ha ritrovato vigore e annuncia proposte risolutive.
Con la mia iniziativa – come riconosciuto da Stefano Palumbo - la problematica è tornata centrale nel dibattito politico non solo aquilano ma regionale e per la prima volta si è a un passo dal dare una risposta concreta ai tanti cittadini che vivono una situazione di precarietà che persiste da oltre un decennio.
Ricordo che la Pubblica amministrazione parla per atti e non per annunci quindi alle chiacchiere rispondiamo con i fatti e con serie proposte normative.
Abbiamo già presentato un progetto di legge di “leale collaborazione” finalizzato a modificare il testo attuale dando doveroso seguito alle osservazioni fatte dal Consiglio dei Ministri per rendere coerente la norma con quanto indicato dall'Esecutivo nazionale.
Ricordo al Consigliere regionale in questione che l’unica beffa amministrativa per la Città dell’Aquila è stata la sua proposta di legge per “L’Aquila Capoluogo”, bocciata dalla Corte Costituzionale.
L’auspicio è che le opposizioni si mostrino responsabili, proprio in un momento come quello che stiamo vivendo, e collaborino con noi per risolvere una problematica che non ha colore politico e che dopo 11 anni si provi a dare risposta a tante famiglie, ancora in attesa di comprendere quale sarà la loro sorte.