I dati sull’attribuzione della Pensione di cittadinanza in Provincia dell’Aquila evidenziano una condizione particolarmente preoccupante: l’età media della popolazione locale aumenta assieme alla povertà e alla marginalità sociale.
A lanciare l'allarme, l'ennesimo, è la Cgil della provincia dell'Aquila. "Siamo abituati a leggere le storie dietro ai numeri e sappiamo che, dietro alla maggior parte dei casi, ci sono storie di lavoro precario e povero o addirittura di non lavoro. In molti casi si contano i danni della lunga fase di crisi economica, che tanto ha pesato nella marginalizzazione di ampie fasce della popolazione attiva" scrivono il segretario provinciale Francesco Marrelli e il direttore del Patronato Inca-Cgil Dario Angelucci.
Il dato che sembra più preoccupante è che la Pensione di cittadinanza per la Provincia dell’Aquila ha un indicatore di rilevanza nella variazione percentuale maggio-settembre 2020 di due punti sopra la media regionale, con un incremento che si attesta al 13%. "Equivale a dire che c’è una grande povertà fra i soggetti e le famiglie deboli, la cui tenuta sociale è messa in discussione dalle difficoltà di accesso ai servizi pubblici, a fronte di un progressivo spopolamento delle zone interne".
Il 4,89% della popolazione provinciale vive grazie al sostegno del Reddito di cittadinanza, con un incremento in quattro mesi, maggio-settembre 2020, dello 0,66% che, in termini assoluti, rappresenta quasi 2000 persone in più. "In questa fase di pandemia, le fragilità economiche hanno pesato in maniera importante nell’esistenza di molte delle persone che abbiamo incontrato" sottolinea la Cgil. "La preoccupazione per il futuro è aumentata soprattutto per i più giovani: abbiamo di fronte un’intera generazione spesso costretta a ricorrere al Reddito di cittadinanza per cercare di superare una condizione di crisi personale, attraverso la ricerca di un lavoro".
A volte i giovani non hanno un’occupazione e finiti gli studi perdono anche quel tipo di impegno che definisce un’identità e, spesso non resta loro che emigrare verso altre regioni o addirittura all’estero. "I dati in nostro possesso evidenziano che da gennaio 2019 ad agosto 2020, la Provincia dell’Aquila ha perso 3653 residenti, su cui hanno inciso negativamente sia il saldo naturale che il saldo migratorio. Sono molti le ragazze e i ragazzi che decidono di lasciare la nostra terra e trasferirsi altrove in cerca di occupazione. In molti casi si tratta di giovani laureati o di tecnici specializzati. Per molti altri e molte altre c’è lo spettro del precariato o della sottoccupazione, che mina nel profondo le aspettative e i desideri dei giovani, costretti oggi giorno a confrontarsi con condizioni umilianti, le uniche che permettono di far fronte ai bisogni materiali".
I dati sulla cassa integrazione guadagni che vedono nel 2020 un aumento di ore pari al 2024% in valore assoluto rispetto allo stesso periodo del 2019 (gennaio-agosto) indicano che siamo in una fase di grande complessità e che "lo sblocco dei licenziamenti potrebbe determinare un disastro economico e sociale, di cui già si colgono i primi segni. C’è una grande sofferenza nel mondo dei servizi e del terziario, come nelle aziende di produzione, mentre sta crescendo vistosamente il numero di chi non studia e non lavora e quindi non figura neanche fra i disoccupati perché ha rinunciato da tempo alla ricerca di un posto di lavoro".
La pandemia del COVID 19 ci consegna un’Italia più ingiusta e più iniqua, ribadiscono Marrelli e Angelucci. "Ora serve un grande sforzo comune per rimettere al centro le questioni materiali che sono politiche e i bisogni delle persone, magari rinunciando per un giorno alla visibilità mediatica e tornando presto nelle piazze a discutere, manifestare e lottare per un cambiamento radicale della società".