Lunedì, 11 Gennaio 2021 18:20

Abruzzo, legge su case popolari al vaglio della Corte Costituzionale

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La legge regionale n. 34 del 31 ottobre 2019, approvata dalla maggioranza di centrodestra per modificare le norme di assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, a seguito della segnalazione da parte dell’Unione Inquilini e dell’impugnativa del Consiglio dei Ministri arriverà domani al vaglio della Corte Costituzionale.

Ricorderete che il Governo ha deciso d'impugnare il provvedimento "in quanto varie norme violano i principi di ragionevolezza, di uguaglianza e non discriminazione di cui all’ articolo 3 della Costituzione, oltre a risultare invasive della competenza esclusiva statale in materia di 'ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali' e di 'ordine pubblico e sicurezza' di cui all’articolo 117 della Costituzione".

Un brutto schiaffo alla Giunta regionale di centrodestra, se è vero che la legge era stata uno dei primi provvedimenti rivendicati politicamente da Fratelli d'Italia, il partito del governatore Marco Marsilio e dell'assessore al ramo Guido Quintino Liris - si pensi che la leader Giorgia Meloni aveva dedicato alla norma abruzzese un lungo post su facebook - salutata con soddisfazione anche dalla Lega di Matteo Salvini.

In particolare, il Governo ha inteso contestare l’articolo 2 che imporrebbe ai cittadini non comunitari di produrre documentazione ulteriore, al momento di mettersi in graduatoria, rispetto a quella richiesta ai cittadini italiani e comunitari. La discriminazione fondata sulla nazionalità - ha sottolineato il Consiglio dei Ministri - viola altresì l’articolo18 del Trattato di funzionamento dell’unione europea e l’articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, così come evidenziato dalla Corte Costituzionale laddove ha censurato la discriminazione dello straniero con riferimento alle prestazioni sociali".

Più chiaro di così. 

"La legge che ho voluto portare avanti sin dall'inizio di questa consiliatura è diventata realtà" era stato il commento del presidente Marsilio a margine dell'approvazione della norma; "un provvedimento legislativo che diventerà sicuramente traccia per le altre regioni d'Italia" aveva aggiunto. "Con questo passaggio garantiamo più equità e più giustizia nell'assegnazione degli alloggi popolari e si riuscirà a far diminuire, fino all'azzeramento, gli aspetti delinquenziali che affliggono molti quartieri delle città abruzzesi".

"Vittoria!", aveva festeggiato Giorgia Meloni. "Da oggi la Regione Abruzzo ha una nuova legge sulle case popolari. Tre i principi introdotti: basta discriminazioni verso gli italiani e basta corsie preferenziali per gli stranieri; nessun alloggio popolare per chi si è macchiato di reati gravi, non manda i bambini a scuola e per chi insulta l’Italia, i suoi simboli e le Forze dell’Ordine. Grazie al Governatore Marco Marsilio e a Fratelli d’Italia", le sue parole. 

Oltre a norme più stringenti per i cittadini stranieri, la legge - composta di 6 articoli - prevede, altresì, l'ampliamento della categoria dei reati in capo ai richiedenti che non consentono di accedere all'alloggio, ricomprendendo tra le condanne definitive anche i reati di vilipendio di cui agli artt. 290 e ss. c.p. (vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate, vilipendio alla nazione italiana, vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato), tutti i reati contro la PA (dal peculato alla corruzione, passando per concussione e violenza o minaccia a pubblico ufficiale), contro l'amministrazione della giustizia (es. reati di favoreggiamento e falsa testimonianza), contro l'ordine pubblico, contro il patrimonio, fino ad arrivare ai delitti contro la persona (maltrattamenti in famiglia, lesioni, omicidio, ecc.). 

Alla notizia dell'impugnazione della legge, Marsilio aveva assicurato che avrebbe difeso il provvedimento dinanzi alla Corte Costituzionale: "Il Governo ha impugnato una legge di buon senso perché ha ritenuto discriminatorio chiedere ai cittadini stranieri di certificare la loro condizione di reddito e patrimonio prima di assegnargli una casa popolare. Il governo vuole continuare a difendere il principio contrario: gli italiani devono certificare e dimostrare carte alla mano la loro condizione e sono sottoposti ai controlli di rito, mentre per gli stranieri bisogna fidarsi delle loro dichiarazioni e della loro auto certificazione di essere poveri e di non avere proprietà in patria. Difenderemo questa legge di fronte alla Corte Costituzionale". Ebbene, il giorno del giudizio è arrivato.

"Chi scrive le leggi ha il dovere di attenersi al rispetto della Costituzione, altrimenti perde tempo prezioso. Il centrodestra fa mera propaganda sapendo che la norma non potrà che essere annullata come già accaduto in altri casi, da ultimo per la discriminazione nelle mense degli asili e delle scuole a Lodi" l'affondo di Marco Fars, segretario regionale del partito della Rifondazione comunista. "È demagogico sostenere che il problema dell'assegnazione degli alloggi popolari è la presenza di legittime richieste dei cittadini stranieri residenti in Italia da anni e che qui lavorano. Escludere dalle graduatorie i cittadini stranieri dei paesi da cui non è possibile ricevere “l’attestazione del valore del patrimonio immobiliare posseduto all’estero”, quindi impossibilitati a fornire la documentazione necessaria, è discriminazione".

Ad oggi, una Circolare interministeriale [puoi leggerla qui] ha svelato che sono solo 19 i paesi da cui è possibile ricevere tale attestazione. 

Non solo. "La Corte Costituzionale si è già espressa nel caso della Regione Lombardia e Regione Veneto sull’incostituzionalità del criterio dell’anzianità residenziale", aggiunge Fars. "Il centrodestra è per la libera circolazione delle merci, ma non per la libera circolazione delle persone neppure tra le regioni italiane. Se passasse ovunque questa logica, una giovane coppia abruzzese trasferita per lavoro in un’altra regione verrebbe penalizzata grazie al criterio introdotte da queste norme assurde. La crisi economica e la precarietà spingono migliaia di nostri concittadini a spostarsi proprio per cercare migliori condizioni di lavoro, è criminale introdurre penalizzazioni per l’accesso al bando delle case popolari sulla base dell’anzianità di residenza. In Abruzzo e in Italia serve un piano per l'edilizia popolare pubblica, manutenzione dell’esistente ed incremento degli immobili immediatamente disponibili. Servono risposte concrete, quelle che le politiche dei tagli bipartisan di centrodestra e centrosinistra impediscono da decenni". 

Ultima modifica il Lunedì, 11 Gennaio 2021 23:20

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