Poco prima delle 21, con 321 voti favorevoli, 259 contrari e 27 astenuti, la Camera dei Deputati ha votato la fiducia a Giuseppe Conte.
Il presidente del Consiglio ha quindi ottenuto 6 voti in più della maggioranza assoluta, fissata a 315.
"È un fatto politico molto importante", ha commentato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti; dal fronte 5 Stelle, Vito Crimi ha parlato di una "giusta risposta ai cittadini" esortando a "voltare pagina".
"Il dato politico è che Conte ha una maggioranza autosufficiente", le parole giunte dalla compagine parlamentare di Liberi e Uguali. Ma il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ha replicato che la maggioranza è "risicata": "Vedremo al Senato. Con un voto in più hai la fiducia, ma difficoltà in commissioni".
I giochi si faranno domattina, a Palazzo Madama; stante l'astensione annunciata dai renziani, il Governo non avrà problemi ad ottenere la fiducia: bisognerà capire, però, se e quanti voti mancheranno alla soglia dei 161 che significano maggioranza assoluta.
Sta di fatto che, seppur scontata, la fiducia a Conte è arrivata alla Camera con un margine più ampio del previsto con i voti a sorpresa di alcuni deputati ex M5s del Misto: Benedetti, Aiello, Aprile, Fioramonti, De Giorgi - che già in altre occasioni, a dire il vero, aveva votato a favore del governo - Ermellino, Lo Monte e Trano. Si sono aggiunti la renziana Michela Rostan e, soprattutto, Renata Polverini che ha aperto un fronte in Forza Italia votando in dissenso al gruppo: l'ex governatrice del Lazio si candida a guidare la pattuglia dei responsabili alla Camera; al termine delle operazioni di voto, si è detta fuori da Forza Italia prima che Antonio Tajani - visibilmente infastidito - annunciasse che l'ex sindacalista sarebbe stata 'cacciata'.
La lunga giornata di Montecitorio era iniziata alle 12:13, quando il premier è intervenuto in Aula: poco meno di un'ora di discorso per rilanciare l'alleanza di governo aprendola ai "volenterosi" che hanno "a cuore il destino dell'Italia"; Conte ha rotto definitivamente con Renzi, perché questa crisi aperta in piena pandemia - ha detto - è "senza un plausibile fondamento": lo strappo del leader di Italia viva è "incancellabile", quindi adesso "si volta pagina" ha assicurato il premier, promettendo una legge elettorale proporzionale, mettendo sul tavolo della trattativa il ministero dell'Agricoltura e annunciando la volontà di rinunciare alla delega ai servizi.
"Questa crisi ha provocato profondo sgomento nel Paese - ha aggiunto Conte - rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha fatto salire lo spread ma ancor più perché ha attirato l'attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere. Diciamolo con franchezza, non si può cancellare quello che è accaduto".
Dunque, l'appello ai responsabili: "Dalle vostre scelte dipende il futuro del Paese; il mio progetto, a forte vocazione europeista, è chiaro e nitido per un Paese moderno".
Vedremo se farà breccia, domattina, in Senato.