Tanto tuonò che “non” piovve!
E' così che i consiglieri comunali e il presidente de 'Il Passo Possibile' - Elia Serpetti, Emanuela Iorio, Antonio Nardantonio, Americo Di Benedetto e Fabrizio Ciccarelli - commentano la soluzione della crisi tra le forze di maggioranza in Comune, risoltasi col reintegro dei tre assessori leghisti.
"Ad oggi non è più possibile galleggiare e portare avanti la città con pressappochismo e scarsa sensibilità - sottolineano gli esponenti del movimento civico politico - motivo per cui ribadiamo una forte disapprovazione dell’attività e del modus operandi dell’attuale amministrazione comunale che, rincorrendo unicamente la soluzione politica delle beghe interne, di fatto paralizza da mesi l’attività amministrativa".
L’inquietante analisi del percorso sin qui fatto, assolutamente lontano dai, sia pur generici, impegni elettorali assunti con le linee programmatiche di mandato nell’ormai lontano 2017, "non può che porre ancora una volta allarmanti interrogativi sul futuro dei cittadini e del nostro Comune. Un lungo periodo di frizioni, culminato col ritiro da parte del Sindaco delle deleghe ai tre assessori della Lega che, solo ieri e dopo mesi di esternazioni pubbliche l’una contro l’altra fra le forze della maggioranza stessa, sembra essersi risolto con il reintegro di quelli che già c’erano, come se nulla fosse accaduto".
D'altra parte, ospite di 20:30 su laQtv, Americo Di Benedetto aveva già spiegato, giorni fa, di considerare impossibile la fine anticipata della legislatura. "Non credo ci sia qualcuno che veramente pensa che la maggioranza possa estinguersi per una questione che attiene alla ripartizione degli assessorati, l’argomento prevalente in questi tre anni e mezzo di mandato; è pane quotidiano, per loro, sono abituati a questo tipo di attività e continueranno a porla in essere fino alla fine". Così Di Benedetto aveva spiegato il senso della nota diffusa dal movimento civico politico qualche settimana fa, con cui 'invitava' l'amministrazione ad assumere la responsabilità di governo fino a fine legislatura: "C’è una amministrazione in carica, ha responsabilità di governo e deve portarla avanti fino in fondo. Inserirsi in queste spaccature non credo possa legittimare il rilancio di una coalizione avversa a quella che governa" aveva chiarito Di Benedetto.
Che aveva aggiunto: "Non c’è nulla di amministrativo in questa crisi; non c’è una presa di posizione sugli strumenti strategici, non c’è una idea per il rilancio delle aree interne, e chi dovrebbe metterla in campo se non la città capoluogo di regione? Anche sui fondi europei, non c’è dibattito né sul tema sanitario né su quello del recupero delle carenze di collegamento, in particolare con Roma capitale. Non si sta sfruttando il vantaggio competitivo che la nostra città ha acquisito grazie al sisma e che si sta affievolendo, al contrario. La città sconta una carenza di prospettiva di lavoro per i giovani. E poi, c’è l’esigenza di cominciare a mettere mano ad alcuni problemi, penso alla voragine che la gestione del progetto Case ha aperto nel bilancio. Mi sembra di tornare a 3 anni e mezzo fa, gli argomenti sono gli stessi".
La nascita di questo governo cittadino - aveva tenuto a ribadire Di Benedetto - "è stata sotto l’egida di un’occasione; non erano pronti, d’altra parte c’era quasi una certezza matematica sul risultato, in particolare dopo il primo turno. Non c’era alcuna impostazione per misurarsi col governo cittadino. Allorquando in Consiglio comunale si è ritrovata una organizzazione profondamente rinnovata, con tanta innovazione, il primo capitolo che si è andato a studiare è stato quello della occupazione degli spazi amministrativi, che sono diventati poi politici – a livello comunale, regionale e nazionale – Di qui discende la crisi di maggioranza che, più che risolversi, sarebbe dovuta andare in pensione: c’è una finestra però, di qui ad un anno e mezzo. In questo tempo, ci sarà da lavorare - ognuno per le proprie idee e per la propria volontà - per proporre non un’idea di città ma una base progettuale e una cognizione amministrativa che attiene alle conoscenze delle persone, che non è solo amministrativa o politica ma è culturale e di formazione professionale".
In questo senso, 'Il Passo Possibile' ha sottolineato che "l’unica nota degna di considerazione, anche se da interpretare tra le righe (non si sa mai...), vista la tortuosità dell’argomentato, è il paradosso della ricandidatura di Biondi: prima lo si sfiducia e, a distanza di un anno, nulla essendo cambiato da allora, né nel merito e men che meno nelle persone artefici di quel de-merito, lo si ricandida (o almeno così si vuol fare apparire). Surreale, davvero!".
Dal canto nostro "continueremo a lavorare per costruire una proposta di buon governo per la città - ha assicurato 'Il Passo Possibile' - semplicemente alle condizioni che stiamo portando avanti da anni, quindi conciliative, di rispetto, di grande attenzione ai problemi amministrativi piuttosto che a quelle, evidentemente più marginali, di natura politica, in ciò dimostrando grande apertura verso chi ha piacere a mettere insieme a noi le proprie capacità e competenze, realmente e non di pura facciata, al servizio dei cittadini. Questa sarà la vera sfida che non può che consumarsi tra un anno e mezzo alle elezioni e non certo nelle continue schermaglie fra le parti a cui sono rimasti a credere veramente in pochi".
Aveva già chiarito Di Benedetto in 20:30: "Una ragione di buon governo è quella che ci muove, non di parte. Sicuramente ci sarà una grande azione di apertura e di verifica, e ci sarà una grande azione di condivisione. La regola fondamentale è quella di essere in linea con un pensiero prospettico di governo della città: se non c’è, non ci si può mettere insieme soltanto per affrontare la competizione elettorale, altrimenti si da vita ad un’armata brancaleone; siccome già abbiamo avuto un’esperienza di questo genere, credo che si debba lavorare ad un progetto totalmente differente".
Di Benedetto, insomma, non chiude le porte al confronto ma spiega di aspettarsi "riflessioni anche dagli altri: ricordo una costituente di sinistra, è stata in qualche modo rivista. Ma è da lì che partono i confronti, da posizioni definite, ognuno per lo spazio che occupa e per la presenza e consistenza elettorale: si deve trasmettere alla città ciò che si vuole fare non quello che è più utile fare. L’utilità della sintesi può vivere una vivacità nel momento in cui si cerca di battere l’avversario ma deve trovare una base consistente nella capacità di avere una stessa idea di governo della città che non è di secondaria importanza".
'Dribblata' la domanda su una sua possibile candidatura a sindaco - "non si mette davanti una persona per costruirgli intorno una aggregazione, ci si deve trovare sulla qualità della proposta che si è in grado di proporre; e sia chiaro, non si aggira la proposta per l’esigenza di andare ad una competizione elettorale: va trovata una sintonia sulla proposta di governo" - Di Benedetto ha dunque tracciato alcune priorità programmatiche su cui confrontarsi: "bisogna lavorare sulla qualità della vita, bisogna mettere in campo una grande operatività sugli investimenti pubblici, praticando sensibilità, educazione, rispetto dei cittadini, elementi sui quali ricostruire una idea di città. C’è l’esigenza di concentrarsi, tutti, su quello che ognuno di noi può fare e non su quello che non vuol far fare ad altre persone, e non parlo solo degli avversari politici".