La crisi si è avvitata su Matteo Renzi.
Piaccia o no, è il "senatore semplice" di Rignano che, tra una conferenza e l'altra in Arabia Saudita, sta dando le carte, in queste ore; d'altra parte, Renzi ha aperto la crisi per tre motivi: il primo, liberarsi di Giuseppe Conte o, in alternativa, ridurne il peso politico; il secondo, recuperare centralità sulla scena politica in un momento in cui, con i sondaggi a picco, Italia viva stava finendo ai margini: il comizio cui abbiamo assistito nel tardo pomeriggio, a margine della consultazione con il Capo dello Stato, restituisce plasticamente il senso della spericolata manovra dell'ex presidente del Consiglio; per riuscirci davvero, però - e arriviamo così al terzo motivo - Renzi vuole mettere le mani sul 'Recovery Plan', stare nei luoghi della decisione sfruttando l'opportunità per dettare l'agenda.
Il leader di Italia viva è consapevole, da un lato, che 5 stelle, Pd, Leu e moderati di centrodestra non vogliono le elezioni anticipate - e d'altra parte, è chiaro che Sergio Mattarella farà di tutto per non portare il Paese alle urne in un momento così drammatico - e, dall'altro, ha scommesso (per ora ha avuto ragione) sul fatto che il suo partito, in Parlamento, sarebbe rimasto determinante; lo ha ribadito subito dopo l'incontro col Presidente della Repubblica: "Io non vedo altra maggioranza politica che non contempli Italia viva", le sue parole.
Più chiaro di così.
E' chiaro che se maggioranza politica dovrà essere, se fosse questa la strada indicata da Mattarella, non potrebbe che essere quella attuale, allargata ai 'responsabili': se dovesse essere Conte il punto di sintesi, come ha ribadito in serata il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti, Renzi alzerebbe la posta in palio: chiederebbe centralità per Italia viva, con incarichi ministeriali di peso su 'Recovery Plan', giustizia e istruzione (e nel mirino c'è anche il super commissario Domenico Arcuri).
Ma non è l'approdo sperato, Renzi ci arriverebbe per contrarietà.
In realtà, l'obiettivo vero del senatore di Rignano è far saltare Conte. Non è un caso che, pur non avendo posto veti durante la consultazione con Mattarella, da Italia viva, in serata, è stato fatto filtrare che Renzi ha ribadito al Capo dello Stato di non essere ancora disponibile all'incarico a Conte: "prima di tutto c'è da chiarire politicamente se c'è la maggioranza; nel caso non ci sia a noi va bene un governo del Presidente".
Renzi sta tentando di logorare il premier uscente, di indebolirlo e, per questo, sarebbe favorevole ad un incarico esplorativo al Presidente della Camera, Roberto Fico; col passare dei giorni, questo il ragionamento, potrebbe venir meno anche la convinzione - se di convinzione si tratta - di 5 stelle e Pd sulla centralità di Conte come elemento di sintesi. Non è un caso che si siano fatti girare i nomi di Paolo Gentiloni e Luigi Di Maio; nei giorni scorsi era circolata anche l'ipotesi Dario Franceschini.
A quel punto, si potrebbe ragionare di un governo di responsabilità, del Presidente appunto, con una personalità di riconosciuta valenza a Palazzo Chigi: è il fine ultmo del "senatore semplice" di Rignano che, in un colpo solo, avrebbe un peso maggiore in seno all'esecutivo, intestandosi le politiche sui fondi europei provando a ricostruirsi così un consenso, uscendo dall'ombra di Conte che, per Renzi e non soltanto per lui, stava accentrando su di sé troppo potere.