Venerdì, 23 Maggio 2014 14:45

Gran Sasso, Perilli: "Puntare tutto su impiantistica, errore culturale"

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"Non voglio fare battaglie contro i mulini a vento. Se hanno intenzione di portare avanti questo Piano d'area che a me non piace, perché fa male alla montagna, lo facciano. Però, dei sei milioni stanziati investiamone almeno due anche su altri progetti legati ad un turismo senza impiantistica pesante attrattivo tutto l'anno, e vedrete che nel tempo quei due milioni frutteranno dieci volte di più".

Questa, in estrema sintesi, la richiesta di Enrico Perilli, consigliere di Rifondazione Comunista e Presidente della Commissione territorio del Comune dell'Aquila che, insieme al cartello di associazioni regionali 'Emergenza Abruzzo', si sta opponendo alla realizzazione delle nuove Fontari, il vecchio impianto di risalita da sostituire a Campo Imperatore. "Ma la mia posizione è molto più composita di un 'no' categorico al progetto", insiste Perilli che in questi giorni ha trovato su questo terreno anche un altro alleato, il consigliere d'opposizione Angelo Mancini.

Resta lo scontro con il sindaco della sua stessa maggioranza, Massimo Cialente, alla guida della "folle corsa" per realizzare il nuovo impianto di risalita in vista della prossima stagione. Il bando europeo è stato già pubblicato e la procedura di valutazione d'impatto ambientale (anche se con un certo ritardo) avviata. Mancano ancora tuttavia, come comunicato dallo stesso Cialente, "il nulla osta del parco, quello dei beni ambientali (regione Abruzzo), il vincolo idrogeologico (corpo Forestale), il parere regionale del settore trasporti e la valutazione di incidenza (Comune dell'Aquila)".

"Per l'anno prossimo non si riuscirà a far funzionare le Fontari, non per colpa degli ambientalisti ma perché l'iter burocratico, se tutto va bene, finirà a settembre e poi ci vorranno altri otto mesi per i lavori", sottolinea Perilli, che insieme a Giovanni Lolli sta comunque conducendo una mediazione politica tra l'approccio più rigidamente culturale degli ambientalisti di 'Emergenza Abruzzo' e quello di chi oramai dava per scontata la necessità di aumentare - entro certi limiti - l'impatto degli impianti per puntare in questo modo allo sviluppo del comprensorio.

Il Piano dell'amministrazione Cialente, al di là delle Fontari infatti, è più articolato e prevede la privatizzazione della gestione degli impianti e il ripristino del secondo arroccamento di Monte Cristo come previsto dal Piano d'Area approvato anche dall'ente Parco. Con 9milioni di euro, già arrivati dal 5% dei fondi per la ricostruzione destinati alle attività produttive, e altri che potrebbero presto essere stanziati.

Ma il primo intoppo è arrivato proprio sulle Fontari. Perché consigliere Perilli?

"Perché ognuno fa le scelte in base alla propria sensibilità, bisogna dire le cose per come stanno realmente però: lì ci saranno delle opere molto impattanti. Prima di tutto, per le Fontari è previsto uno spostamento di circa 150metri ed un allungamento dell'impianto. La stazione di monte non sarà affatto piccola ma costituita da un pilone di 12 metri e una struttura area lunga 20 e larga 8metri. La seggiovia sarà a sei posti. Adesso ho tutte le planimetrie ma per ottenerle ho dovuto combattere nonostante sia il Presidente della Commissione territorio.
Bisogna considerare che i piloni lungo il tracciato andranno dai 4 ai 12metri a seconda delle pendenze. Sul tracciato andranno fatti alcuni significativi sbancamenti profondi anche 8metri e larghi 4.
Dopodiché, bisognerà battere la pista e diserbarla, mettere le paratie e fare un sistema di frangi valanghe che comporterà altri sbancamenti e altre costruzioni anche in cemento".

La zona però è già antropizzata, e l'impatto che ci sarà va anche considerato in relazione a questo. In più, l'area delle vecchie Fontari col tempo si potrà recuperare. Forse la questione di fondo dello scontro è quanto puntare sul turismo invernale...

"Lo scontro c'è su diversi fronti e dal punto di vista economico anche su questo. Noi diciamo che se tutti quei soldi li investiamo anche sul resto ne ricaveremo un turismo per tutto l'anno e potremo raggiungere una situazione come quella di altri posti dell'Appennino, Pescasseroli ad esempio. Lì lo sci arriva fino al 10%; ci sono 2mila abitanti e 120 strutture piene tutto l'anno. Dal 15 giugno al 15 settembre ti portano a sentire il lupo e le cooperative vivono anche di questo d'estate. Pensiamo alla rassegna ovina a Fonte Vetica del 5 agosto, fa più persone in un giorno di quanta ne fa la stagione sciistica. Si potrebbe fare una fiera internazionale di tre giorni del cavallo a Campo imperatore, verrebbero 30mila persone. Ho proposto anche di puntare di più sui rifugi del Gran Sasso dato che attualmente la situazione è che al Chiarino se non sei una comitiva di più cinque persone non te lo aprono, il Garibaldi è chiuso e per andare al Franchetti o al Duca degli Abruzzi devi prenotare un anno prima. Ma il Sindaco non ci sente su questo, tant'è vero che non hanno messo neanche 50euro su questi progetti, neanche per un nolo di mountain bike...".

Non avete pensato a presentare un progetto organico dettagliato, mettendolo nero su bianco? Forse in questo modo sarebbe più difficile che l'amministrazione - di cui tra l'altro fa parte anche lei - resti indifferente, e si potrebbero fare proposte e progetti per migliorare le iniziative messe in campo fino ad ora.

"Purtroppo è culturale l'idea che bisogna puntare sull'impiantistica. Anche il progetto di Gran Sasso Anno Zero pur andando oltre la concezione del Comune, per il 90%, riguarda sempre l'impiantistica pesante".

Gran Sasso Anno Zero propone un progetto di 200mila euro. Ci sono molti altri soldi, perché non si può fare altro?

"Perché c'è sempre l'urgenza, 'altrimenti si chiude'. Poi, le associazioni ambientaliste che lunedì si sono sedute al tavolo con me insieme a Lolli, hanno un punto di vista che si scosta un po' dal mio, che è più politico. Il loro è esclusivamente culturale. Bisogna capire che nell'incontro di lunedì c'erano a confronto due visioni del mondo diametralmente opposte: da una parte, i costruttori e gli ingegneri che vogliono spremere la montagna per fare più soldi possibili, dall'altra i naturalisti che sostegono che la montagna non va oltraggiata".

Anche in virtù del suo lavoro politico, pensa si riuscirà a trovare una sintesi tra le varie istanze (dall'ambiente allo sviluppo, fino al lavoro) che si confrontano intorno al Gran Sasso?

"Non credo, perché ci si pone dicendo che o si fa questo o niente, e poi è chiaro che ci si irrigidisce. In più, siamo solo all'inizio, quando sulle Fontari inizieranno a fare gli sbancamenti ci sarà il putiferio, perché anche chi oggi crede nello sviluppo invernale poi si accorgerà che quello che si sta facendo forse è esagerato. E allora le petizioni non saranno solo da Montesilvano ma verranno firmate dalla Patagonia all'Himalaya. Non credo che a decidere sul Gran Sasso possano essere solo gli aquilani".

Forse è mancato il dialogo nel territorio. Benissimo firmare dalla Patagonia, ma magari la discussione poteva iniziare preliminarmente tra chi quella montagna la vive tutti i giorni. Invece, il primo momento di confronto su certi temi c'è stato solo il 3 maggio.

"Se acceleri l'iter, è difficile praticare realmente la partecipazione".

Si conoscevano da un pezzo i Piani del Comune, questo giornale ne scrive da più di una anno, ad esempio.

"Non si conoscevano i dettagli del Progetto delle Fontari, e non è poco".

E per quanto riguarda l'arroccamento di Monte Cristo - Fossa di Paganica, lei resta contrario nonostante si tratti di smantellare i vetusti impianti per sostituirli con dei nuovi e funzionati?

"Ci sono dei dati che dimostrano - in tutto il mondo - l'abbassamento dello zero termico, per cui si prescrive di non costruire impianti di sci sotto i 1500 metri e Monte Cristo è a 1400. Il sindaco Cialente sostiene che negli ultimi anni c'è sempre stato innevamento, tra vent'anni però sarà sempre minore. Investire cinque milioni così, rovinando la montagna, non ha senso. Così come non trovo del senso in quello che dice il direttore Cordeschi, di utilizzare gli impianti anche per l'estate, perché chi va a passeggio vuole far trekking in luoghi incontaminati non sotto i piloni della funivia".

Si ma tra 1500 e 1400 metri non c'è grande differenza e comunque c'è il lato di Fossa di Paganica che è tradizionalmente più innevato di Monte Cristo.

"Le indicazioni in prospettiva però sono queste. Lo zero termico si alzerà sempre di più: a sostenerlo, autorevoli commissioni scientifiche."

Un'altra cosa Consigliere. Lei dichiara spesso che ci sono quaranta giorni sciabili l'anno sul Gran Sasso, ma almeno negli ultimi cinque anni questa cosa non sembra vera.

"Bisogna fare una media almeno in dieci anni però, contando solo i giorni di apertura".

Però è vero che abbassandosi su Monte Cristo e Fossa di Paganica, i giorni di apertura potrebbero aumentare, perché ci sono condizioni meteo migliori rispetto alle bufere e al forte vento presenti spesso a Campo Imperatore.

"Sì, si potrebbe arrivare anche a cinquanta, che non sono pochi... ma resta secondo me non conveniente perché costa un sacco di soldi ed è impattante. Da 15mila persone attuali, dal mio punto di vista si potrà arrivare a 25mila, mai a 60mila come dicono".

Insomma, il suo lavoro politico da una parte e quello di Giovanni Lolli dall'altra, dove potranno arrivare?

"A me piacerebbe ci fosse maggiore cultura su queste cose, perché siamo tutti di sinistra e su alcuni punti non possiamo discutere: come quello ad esempio che i Parchi siano un progresso, una questione di civiltà. Invece, qualcuno continua a ripetere la fesseria che i parchi hanno causato lo spopolamento, quando gli unici paesi che non hanno perso, o hanno perso meno, sono quelli che insistono nelle zone protette. Non si può paragonare neanche lontanamente Lucoli, che ha investito nello sci invernale, a Santo Stefano, Calascio o Castel del Monte. Ripeto, c'è un arretramento culturale: dire, come fa il Sindaco, che la montagna va antropizzata è sbagliato perché quando si dice che prima c'erano le persone in montagna e questa era viva, bisogna anche considerare che dall' '800 ad oggi abbiamo fatto quasi estinguere molti animali, dall'orso al lupo perché l'uomo non si è posto nessun confine nel rapporto con la natura. Allora, i parchi hanno fatto la zonizzazione: zona di sviluppo rurale, zona di sviluppo turistico, riserva e riserva integrale. Questo è il modello migliore".

"Il Gran Sasso è solo per lo sci alpinisto", dicono alcune associazioni ambientaliste. "Poter sciare sul Gran Sasso è una questione sociale", hanno invece affermato alcuni movimenti cittadini che pensano alla democraticizzazione di una parte della montagna così che anche all'abitante medio aquilano - al giovane, allo studente - anche a chi non è pieno di soldi, sia permesso di usufruire di questa risorsa straordinaria della città. Perché non si può concepire una quantità minima d'impatto in una zona, ripeto, già antropizzata? L'impatto, d'altronde, lo ha anche la fiera a Fonte Vetica.

"Su questa cosa mi sono rassegnato. Sulla nuova Scindarella infatti non ho fatto opposizione. Se le nuove Fontari le avessero fatte più corte come previsto in un primo momento, mi sarebbero andate bene".

Cosa ne pensa di mettere la tecnologia gasex nella Zona dei Valloni per la sicurezza e scongiurare altri incidenti?

"Sono d'accordo, oramai i valloni sono antropizzati, non è questo il problema".

 

Ultima modifica il Venerdì, 23 Maggio 2014 16:20

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