Giovedì, 25 Aprile 2013 01:32

La Resistenza nell'Aquilano. La banda Di Vincenzo e la battaglia del Vasto

di 

Qualche giorno fa vi avevamo mostrato l'abbandono in cui versa casale Cappelli e la chiesa di S. Maria del Vasto, uno dei luoghi più belli del versante aquilano del Gran Sasso.

Oggi, giorno della festa di Liberazione, vogliamo raccontarvi, attraverso le parole dello storico David Adacher, dell'Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza, un episodio della guerra partigiana aquilana che ebbe, come teatro, proprio la masseria Cappelli e la valle del Vasto. E' la storia della banda Di Vincenzo.

Come ha scritto Walter Cavalieri nel libro Il lago della memoria “forse per paura o per quieto vivere, la città dell’Aquila (città di per sé conservatrice e ampiamente beneficiata dal fascismo) preferì chinare il capo dinanzi all’occupazione tedesca. Episodi di ribellione come quello dei Nove Martiri rappresentano infatti un’eccezione ed è fuor di dubbio che i partigiani e coloro che li aiutarono furono una sparuta minoranza. Fu soprattutto per iniziativa di ex-militari che, all’inizio del 1944, si costituì una modesta formazione di partigiani (la banda "Giovanni Di Vincenzo"), composta da una trentina di elementi nascosti sui monti circostanti ed operante, con sporadiche iniziative, su un territorio pedemontano molto ampio che va da Arischia fino a Barisciano”.

Al comandante Di Vincenzo è dedicata l'omonima via dell'Aquila.

                                                     IMG 0015

 

 

LA BANDA DI VINCENZO

di David Adacher

Tra le bande partigiane formatesi dopo l’8 settembre 1943, vi era il gruppo “Campo Imperatore” comandato da Alfredo Vivio (il noto pugile), che operava nell’area Capannelle-Vasto-Gran Sasso.

Il 1° maggio 1944 una squadra aveva catturato presso Camarda due spie fasciste, in seguito uccise vicino alla Piana di Fugno. Per evitare rappresaglie, un gruppo (in cui erano presenti fra gli altri Vivio, Luigi Bruno, Gilberto Fioredonati) decise di spostarsi dal casale Cappelli presso la Genca, usuale luogo di sosta, verso il bosco di Chiarino.
Rimasero attardati sei partigiani, guidati da Giovanni Ricottilli, scesi ad Assergi per rifornimento,che decisero di pernottare nel casale. Oltre a Ricottili, vi erano Dante Carosi, Aurelio Mascaretti,Giovanni Vicenzo di Sepino (CB) e due slavi, Basekic e Badonic.
Poco dopo la mezzanotte il luogo vene circondato da un centinaio di repubblichini e tedeschi, che presero d’assalto il casale servendosi di corde e scale. Venne aggredito per primo Vicenzo che era di guardia. Egli fece in tempo a dare l’allarme, al quale per primo reagì uno slavo che sparò con il mitra: si scatenò un furibondo scontro a fuoco nel quale rimase ucciso il Vicenzo, colpito da una bomba a mano.

Verso le tre i cinque tentarono di uscire, ma vi riuscì il solo Ricottilli, che scese verso il torrente sottostante e si dette alla macchia. Quelli rimasti nel casale vennero catturati e condotti nel carcere di San Domenico. Tutti furono condannati a morte: i due slavi vennero impiccati, mentre gli altri sarebbero riusciti ad evadere il 10 giugno.
In onore del caduto, la banda (che arrivò a comprendere circa 150 uomini, prevalentemente comunisti e socialisti) assunse il nome di “Banda Patrioti Giovanni Di Vincenzo” storpiando il cognome del compagno; essa era formata dai due gruppi tra loro autonomi denominati “Campo Imperatore”e “Arischia” ed operò fino a Caporciano, arricchita di numero da russi, slavi, un inglese.
Nel gruppo “Arischia” combattè anche il folignate Mario Tradardi, sostituto procuratore dell’Aquila, in seguito comandante della 2a Compagnia del Gruppo Patrioti della Maiella, morto a Brisighella (RA) nel dicembre successivo.

Nello stesso maggio 1944 nella “Di Vincenzo” giunse dal CLN di Roma il monarchico e badogliano Aldo Rasero, maggiore degli alpini, incaricato di coordinare le bande aquilane, migliorare l’organizzazione e le capacità di rifornimento ed operative.
Il bilancio di perdite, oltre a Vicenzo, fu di un caduto in combattimento (Giovanni Antonelli), nove fucilati e sei feriti

 

Per saperne di più:
WALTER CAVALIERI, L’Aquila - Dall’armistizio alla Repubblica 1943-1946, edizioni Studio 7
L’Aquila, 1994
COSTANTINO FELICE, Guerra Resistenza Dopoguerra in Abruzzo, I.N.S.M.L.I.- I.A.S.I.F.R., Franco Angeli, 1993

Articoli correlati (da tag)

Chiudi