La giunta comunale dell’Aquila ha approvato, il 26 aprile scorso, lo schema d'accordo con l’Ater per l'acquisto del complesso di edilizia residenziale pubblica situato nei pressi di Porta Leoni, 50 unità immobiliari più 5 non residenziali; se il Consiglio comunale darà il via libera al provvedimento, le abitazioni non verranno ricostruite e, al loro posto, verrà realizzato un parcheggio a raso. L'accordo prevede, inoltre, che l'Ente acquisisca formalmente l'edificio Ater di via dei Verzieri a Preturo, laddove è stata trasferita, a seguito dei lavori d'adeguamento, la scuola primaria della frazione.
Costo dell'operazione 17 milioni di euro: il complesso di Porta Leoni è stato valutato poco meno di 11 milioni di euro, l'edificio di via dei Verzieri ben 6 milioni, e la spesa appare piuttosto ingente, considerato che l'indice di vulnerabilità della struttura è pari a 0.6 e sarebbe auspicabile, in una città in ricostruzione, avere scuole nuove con indici pari a 1, così come previsto dalle normative.
Sta di fatto che l'operazione sarà condotta con l'istituto della permuta: la Municipalità attribuirà all'Ater fabbricati di sua proprietà per un importo uguale; si tratta di 51 abitazioni tra quelle cedute dai proprietari delle case distrutte dal terremoto in seguito alla loro richiesta di contributo per il riacquisto di alloggio equivalente. Di queste, 20 fanno parte del 'complesso 201' di Pettino; ce ne sono altre localizzate in via Amiternum, in via San Sisto, in via Martiri di Filetto, in via Maestri del Lavoro e in via Fontesecco.
E' un'operazione che, nelle intenzioni dell'amministrazione, serve a dare una risposta all'esigenza di parcheggi a servizio del centro storico valorizzando, d'altra parte, il patrimonio comunale; si tratta di una scelta politica che, tuttavia, lascia diversi dubbi.
Da anni si discute del progetto strategico di riqualificazione di Porta Leoni; già alla metà di giugno del 2017, la passata amministrazione guidata da Massimo Cialente aveva sottoscritto un protocollo d'intesa con l'Ater finalizzato alla permuta del complesso di Porta Leoni con le abitazioni dell'acquisto equivalente. Il progetto urbano unitario prevedeva la realizzazione di un parcheggio interrato multipiano, con la valorizzazione delle mura urbiche e la realizzazione di un'area verde e di un belvedere affacciato sul Gran Sasso. Per l'opera, il Cipe aveva stanziato 4 milioni di euro, con un anticipo di 400 mila euro per la progettazione.
Qui sorge la prima domanda: a che progetto saranno destinati i 4 milioni di euro, considerato che si sta pensando, semplicemente, di abbattere il complesso e realizzare parcheggi a raso? Il dubbio, legittimo, è che avendo perso quattro anni, l'amministrazione intenda realizzare, prima della fine della legislatura, gli stalli a raso così da dare una risposta immediata, e si spera elettoralmente premiante, a cittadini residenti e commercianti, lasciando nel cassetto, in attesa di tempi migliori, il progetto urbano unitario. Ma è accettabile governare dando risposte alle contingenze immediate e non progettando, compiutamente, il futuro del centro storico?
Tra l'altro, bisognerebbe chiedersi come il parcheggio di Porta Leoni si inserisca nel più ampio dibattito sulle funzioni che il 'cuore' della città dovrà assumere nei prossimi anni: se si immagina un centro storico pedonalizzato, è chiaro che andrebbero evitati stalli a raso dentro le mura; piuttosto, andrebbe progettato un sistema di parcheggi tutt'intorno alla cinta muraria, a meno di non voler ricorrere, appunto, a parcheggi interrati, con ingressi 'esterni', come si potrebbero realizzare a Porta Leoni. Opere costose, certo, per cui si potrebbe ricorrere, in questo caso più che in altri, ai così detti project financing, progetti di finanza, con la compartecipazione di soggetti privati che, per la natura stessa dell'intervento, avrebbero un ritorno certo.
E' la proposta avanzata dal capogruppo di Italia viva Paolo Romano.
"È ora che la città parli. Io parlo alla città che ha raccolto più di 11mila firme per non far ricostruire una proprietà privata a ridosso di una porta murata - porta Barete - in virtù di un vincolo di interesse culturale apposto sull’area dal Ministero. In virtù della bellezza, si diceva. Possono quegli stessi cittadini voler oggi vedere trasformato, con la costruzione di un parcheggio a raso - e non interrato - il volto di porta Leoni, a ridosso della basilica di San Bernardino e del Teatro comunale?", si è chiesto Romano. Che ha aggiunto: "Il progetto strategico di Porta Leoni è giustissimo ma anche fortemente in ritardo. Dal 2017 si sono talmente dilatati i tempi da portarlo a realizzare un parcheggio a raso e a spina di pesce piuttosto che un parcheggio interrato con belvedere e valorizzazione delle mura. Come al solito si poteva fare di più e ci chiedono di accontentarci per incapacità politica e amministrativa".
Ad un'altra domanda, formulata nelle settimane scorse dal capogruppo di Italia Viva, si attende ancora venga data risposta; a farla breve, l'intesa sottoscritta a giugno 2017 prevedeva una valutazione del complesso di Porta Leoni pari a 7 milioni e 400 mila euro circa, a valle del contraddotorio tra la passata amministrazione e l'Ater: come si è arrivati, quattro anni dopo, ad una valutazione di quasi 11 milioni, 3 milioni e mezzo in più?
C'è poi un altro tema che andrebbe compiutamente affrontato, con una ampia discussione: in nome della riqualificazione, più che legittima sia chiaro, è giusto sostituire delle abitazioni con dei parcheggi, che siano a raso o interrati? Non è forse la residenzialità che garantisce un 'futuro vivo' al centro storico? La domanda è ancor più pertinente considerato che parliamo di abitazioni di edilizia popolare. "Una città dove è bello vivere e che vale lo sforzo di essere ricostruita, come nel caso dell’Aquila, è quella nei cui centri storici convivono tutte le classi sociali, una città che tutti si possono permettere economicamente, che ha la qualità della serendipity, che significa trovare una cosa mentre se ne sta cercando un’altra, che offre esperienze casuali e sorprendenti, non preconfezionate e artificiose. È l’opposto di una città museo, di una città Disneyland a misura dei turisti, di una smart city per pochi abbienti, estremamente fragile nella sua economia, come la pandemia ha reso evidente", ha spiegato Giovanni Semi, docente al Dipartimento di Culture, politica e società dell'Università di Torino, in una bella intervista realizzata da Filippo Tronca per Abruzzoweb.
Parole su cui bisognerebbe riflettere con estrema attenzione.