Lunedì, 14 Giugno 2021 15:26

Unico Gran Sasso: ecco la rete di 22 comuni del cratere sismico 2016/2017

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Unico Gran Sasso nasce con numeri importanti: 22 Comuni del cratere sismico abruzzese 2016/2017, 3 Province, quasi 1.500 km² e una popolazione di oltre 90.000 abitanti; ma ancor di più nasce con una visione progettuale condivisa e di lungo periodo sinora mai adottata.

La rete Unico Gran Sasso risponde alle esigenze delle aree interne attraverso l'Associazione Temporanea di Scopo come nuovo modello organizzativo a scala intercomunale. Uno spazio di confronto, conoscenza e valorizzazione che, attraverso l'assemblea dei sindaci, la cabina di regia, e il coordinamento di area vasta, migliora la governance del territorio e la sua visibilità.

I Comuni che costituiscono la Rete sono: Teramo, Barete, Crognaleto, Cagnano Amiterno, Campli, Campotosto, Capitignano, Castel Castagna, Castelli, Civitella del Tronto, Colledara, Cortino, Fano Adriano, Farindola, Isola del Gran Sasso, Montereale, Pietracamela, Pizzoli, Tossicia, Torricella Sicura, Rocca Santa Maria, e Valle Castellana. Il Comune di Crognaleto ha il ruolo di capofila. Il Comune di Teramo è il coordinatore di area vasta.

Organo decisionale di Unico è la cabina di regia presieduta dal Sindaco del Comune Capofila e costituita da cinque Sindaci in rappresentanza delle cinque Aree territoriali dell’ATS: l’Area Alto Vomano, l’Area Alto Aterno, l’Area Valle Siciliana, l’Area Monti Gemelli e l’Area Città Capoluogo.

I territori di Unico Gran Sasso sono per lo più terre montane, ricche di fascino e autenticità, ma anche quelle che più di altre subiscono spopolamento e rarefazione dei servizi, localismi e frammentazione degli interventi, bassa capacità di progettazione, risorse locali sottoutilizzate, scarsa accessibilità fisica e digitale del territorio, scarsa partecipazione da parte di cittadini e imprese. Il territorio del Gran Sasso d’Italia, infatti, pur se con elevate potenzialità di sviluppo, fa segnalare un’aridità di interventi, frammentati e scarsamente efficaci soprattutto in un’ottica di lungo periodo, anche a causa di una bassa capacità di progettazione e di coesione territoriale.

L'approccio dal basso, con il coinvolgimento delle comunità locali, degli attori istituzionali e degli operatori del settore sin dalle primissime azioni di animazione territoriale, stabilisce un patto sociale che rafforza identità, consapevolezza e coesione sociale. La progettazione partecipata è un’assicurazione sull’effettiva rispondenza degli interventi ai bisogni reali dei territori perché riflette sulle esperienze (realizzate o in corso) per poi costruire visioni condivise e progettualità coerenti con le esigenze e le aspirazioni del territorio, e con il quadro di programmazione europeo/nazionale/regionale.

La visione condivisa di uno sviluppo con caratteristiche omogenee e si basa su dei paradigmi che guidano le attività della Rete e che costituiscono la base fertile su cui crescono le azioni: 

  • Abbandonare la logica dell’aggregazione finalizzata solo all’intercettazione di risorse e finanziamenti senza aver maturato progetti consapevoli e credibili;
  • Comprendere le diverse componenti della competitività territoriale (economica, ambientale e sociale) e concentrarsi su due variabili: i servizi, determinanti per la qualità della vita e per l'attrattività, e il mercato, in funzione del quale vanno effettuate le scelte strategiche e l'organizzazione dell'offerta;
  • Ottenere e meritare il sostegno delle istituzioni chiave, con alleanze a geometria variabile a seconda delle tematiche e delle azioni;
  • Evitare duplicazioni e sovrapposizioni derivanti dai diversi percorsi in atto, agendo invece per sfruttare la complementarità e generare sinergie;
  • Sviluppare una dimensione internazionale riuscendo a passare dal locale al globale e viceversa, in un continuo processo di confronto e arricchimento.

Per quanto riguarda il tema delle risorse economiche legate allo sviluppo dei territori, l'Europa offre ingenti finanziamenti (Quadro Finanziario Pluriennale 2021/2027 - fondi SIE + fondi diretti, Next Generation EU - PNRR e altri), che hanno però necessità di essere utilizzati da chi li conosce e li comprende per poter aspirare ad un riconoscimento. L’assistenza tecnica ai piccoli comuni diventa fondamentale per poter aspirare al successo attraverso progetti rilevanti, fattibili e sostenibili. Di fatto, però, proprio la progettazione diventa un ostacolo per i piccoli comuni che non possono assumersi impegni di spesa per comprare servizi di ingegneria, architettura e di europrogettazione.

La soluzione rispetto a questa impasse è la costituzione di fondi rotativi pubblici per supportare la progettazione.

Altro nodo da sciogliere è quello legato alla necessità di cofinanziamento per i programmi a gestione diretta come LIFE, Europa Creativa, Horizon Europe che di fatto impedisce la partecipazione dei piccoli comuni privi di risorse. La soluzione potrebbe essere quella di un coordinamento regionale che possa incoraggiare la partecipazione dei piccoli comuni premiando i progetti vincenti attraverso la copertura delle quote di cofinanziamento richieste.

Le reti come Unico possono e devono diventare un interlocultore importante nella gestione e implementazione dei progetti cofinanziati dai fondi europei, in particolare il PNRR. Per fare questo sarà utile anche prevedere tra i criteri dei bandi l'eleggibilità di soggetti come le ATS, non limitandosi a quelli previsti dal testo unico sugli enti locali. Questi alcuni punti cardine, e altrettante soluzioni possibili, per fare di Unico un interlocutore riconosciuto dalle istituzioni che occupi un posto nei tavoli di programmazione, segnando così il passo verso la trasformazione in realtà di quella visione di lungo periodo condivisa da territori e da generazioni.

Ultima modifica il Lunedì, 14 Giugno 2021 15:36

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