Potere al Popolo! scende in piazza in tutta Italia, anche in Abruzzo, "contro lo sblocco dei licenziamenti che minaccia di buttare per strada fino a 6000mila persone. Ed è solo l’inizio! Un paese devastato dalla crisi ha bisogno di ripartire dal lavoro stabile, sicuro e dignitoso per tutte e tutti. Lo capirebbe anche un bambino. Gli unici a fare finta di non capire sono quelli sempre pronti a inginocchiarsi dinanzi ai desiderata della Confindustria: 'tecnici', politici di maggioranza e opposizione, sedicenti esperti e media complici", l'affondo di PaP.
Da Draghi in giù sono tutti 'rassegnati' all’idea che si debba licenziare, perché il dogma neoliberista – "quello che ci ha portato alla situazione catastrofica in cui siamo – vede nella crisi un’opportunità di ristrutturazione del sistema produttivo: via i piccoli, i meno competitivi, largo ai grandi. Peccato che la 'competitività' dei medi e grandi imprenditori di questo Paese si regga, da sempre, su elusione, evasione, sfruttamento".
Lo dicono le inchieste sui salari vergognosi offerti nel turismo. Lo dicono gli scioperi della logistica. Lo dice l’assassinio di Adil Belakhdim.
"Far ripartire i licenziamenti significa costruire un’autostrada per il lavoro grigio e nero, per i salari da fame, per gli omicidi bianchi. Perché è questo che fa 'grande' l’economia del nostro Paese: lo sfruttamento senza scrupoli. Di fronte agli interessi di imprenditori e 'prenditori' si tolgono tutti il cappello, dal pluriacclamato Mario Draghi fino ai ringhiosi Salvini e Meloni, tanto bravi a dare addosso ai migranti che 'rubano il lavoro' quanto silenziosi e obbedienti di fronte ai vari Bonomi e compagnia, che rubano lavoro, salute, salari e vita. Dall’altra parte dell’emiciclo balbettii, distinguo, ma nessuna proposta concreta, perché nessuno osa pestare i piedi agli industrialotti tricolore".
"Noi invece - ribadisce Potere al Popolo! - abbiamo ben chiaro da che parte stare e che cosa fare! Nessun licenziamento senza:
- estensione e rafforzamento del reddito di cittadinanza e del sussidio di disoccupazione;
- riforma degli ammortizzatori sociali;
- nazionalizzazione delle imprese in finta crisi (quelle che vogliono licenziare per salvare i profitti ma che mantengono fette di mercato);
- lotta ai contratti pirata e introduzione di un salario minimo mensile.
Le nostre priorità sono la vita, il lavoro, il salario, la dignità del nostro popolo. Chi persegue altri interessi va mandato a casa".
Dunque, l'invito a scendere in piazza il 30 giugno: "licenziamo gli sfruttatori".